Il 26 settembre i tedeschi andranno a votare per il rinnovo del parlamento. Tra i temi più caldi della campagna elettorale c’è la data del phase out del carbone
Un accordo negoziato per anni tra governo e industria aveva fissato la data di scadenza del carbone al 2038
(Rinnovabili.it) – Tenere il phase out del carbone al 2038 oppure anticiparlo per dare più slancio alla politica climatica nazionale? Questo dibattito sta diventando uno dei temi principali su cui si accapigliano i partiti tedeschi in vista delle elezioni politiche che si terranno il prossimo 26 settembre.
E sul carbone la grande coalizione forgiata negli ultimi 15 anni dalla cancelliera Merkel sta iniziando a mostrare sempre più crepe. I cristianodemocratici della CDU non sentono ragioni. L’addio al carbone è stato fissato al 2038 e non c’è nessuna ragione per anticiparlo. Il partito guidato dal candidato cancelliere Armin Laschet è vicino agli interessi dell’industria estrattiva e usa l’argomento del “non siamo ancora pronti”: per abbandonare il carbone bisogna prima assicurarsi una capacità installata sufficiente, senza mettere a repentaglio la sicurezza energetica nazionale.
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I socialdemocratici della SPD sono in una posizione molto più delicata. Erano al governo insieme a Merkel quando e stato approvato il phase out del carbone nel 2038. Criticare la data significa tirarsi la Zappa sui piedi e sconfessare anni di lavoro. O almeno ammettere di non essere riusciti a fare abbastanza, schiacciati nel ruolo di junior partner di coalizione. Così provano a tenere il piede in due scarpe: la data non deve cambiare, ma Olaf Scholz, il candidato del partito, ha dichiarato di sperare di poterla anticipare al 2034 se sarà sufficiente la capacità installata da fonti rinnovabili.
I verdi con Annalena Baerbock vorrebbero invece rivedere del tutto l’accordo stretto Berlino e l’industria del carbone. Il partito accoglie l’opinione della task force di esperti che consiglia l’esecutivo sul clima e vuole l’addio al combustibile fossile già nel 2030. Solo questa data sarebbe compatibile con il nuovo livello di ambizione climatica della Germania.
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Infatti, il 30 aprile scorso la Corte costituzionale ha obbligato Berlino a politiche climatiche più ambiziose. Il tribunale ha dato ragione ad alcuni giovani attivisti per il clima, appoggiati dal movimento dei Fridays for Future e da ong come la rete europea di Friends of the Earth. La politica climatica tedesca, recita la sentenza, non tutela abbastanza i diritti delle nuove generazioni e va modificata.
Il governo ha cambiato i suoi obiettivi sul clima in appena una settimana, aumentando di 10 punti percentuali il target di riduzione delle emissioni al 2030, alzandolo al 65% rispetto ai livelli del 1990. Ma questa nuova soglia non sarebbe realistica se il carbone resta nel mix energetico fino al 2038, sostengono gli esperti governativi e il mondo ambientalista.