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Crolla il carbone e stavolta il tonfo è globale

Tra gli effetti del COVID-19 e il pensionamento anticipato di diverse centrali europee, il carbone perde 2,9 GW di capacità elettrica nella prima metà del 2020. E il numero di chiusure impianti supera finalmente quello delle aperture

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Foto di Steve Buissinne da Pixabay

L’ultimo report della di Global Energy Monitor dedicato al carbone

(Rinnovabiliit) – Nuovo crollo per il carbone ma stavolta gli effetti sono mondiali. Per la prima volta il settore subisce un calo record nella capacità termoelettrica installata a livello globale senza che nuovi impianti ne compensino la perdita. A riferirlo è il Global Coal Plant Tracker (GCPT) di Global Energy Monitor (GEM) che traccia con costanza chiusure e aperture.

Nel dettaglio, nel primo semestre 2020, il comparto ha detto addio a 2,9 GW elettrici, portando il totale installato nel mondo a 2.047 GW. Il calo netto non ha precedenti dal momento che in passato ad ogni riduzione di capacità, soprattutto in USA e in Europa, corrispondeva un aumento nei Paesi in via di sviluppo.

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Le cause del crollo? Le politiche di lockdown in risposta alla pandemia virale e il momento di incertezza economica hanno giocato un ruolo importante rallentando o bloccando la messa in servizio di diversi progetti. Ad eccezione della Cina – che ha aggiunto nuova capacità alla rete – quasi tutti le nazioni hanno messo in pausa proposte e permessi. A titolo di confronto, la flotta globale di centrali termoelettriche a carbone è cresciuta in media di 25 GW ogni sei mesi negli ultimi due decenni, dal 2000-2019. Nei primi sei mesi del 2020, l’aumento è stato guidato praticamente solo da Cina (11,4 GW) e Giappone (1,8 GW).

A questo rallentamento causa “coronavirus”, si aggiunge anche il numero di pensionamenti record di centrali. La maggior parte delle chiusure è riconducibile all’UE27 più il Regno Unito, con un totale di meno 10 GW per il primo semestre 2020 e dove sono in programma altri 6 GW prima della fine dell’anno. In questo caso sono stati determinanti l’aumento del prezzo delle quote di carbonio dell’UE e dall’inasprimento delle normative sull’inquinamento, che hanno minato la redditività delle centrali a carbone. Seguono i cali degli Stati Uniti (meno 5,4 GW) e della Cina (meno 1,7 GW).

Credits: Global Energy Monitor

Tuttavia Global Energy Monitor mette in guardia da facili entusiasmi. “I nostri nuovi dati mostrano che 189,8 GW di capacità di produzione elettrica da carbone sono ancora in costruzione a livello globale e altri 331,9 GW sono in programma. Ciò è in contrasto con le richieste del segretario generale delle Nazioni Unite António Guterres per una moratoria globale sulle nuove centrali dopo il 2020 […] Il raggiungimento degli obiettivi climatici globali richiede una riduzione molto più rapida, con una produzione dimezzata entro questo decennio per riuscire a limitare il riscaldamento globale al di sotto dei 2°C“.

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