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Il carbone cinese infrange tutti i record nel 2021

Centrali a carbone: crollo del 76% dei nuovi progetti dopo Parigi
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Estratte 4,07 mld di t di carbone cinese

(Rinnovabili.it) – Mai così tanto carbone cinese da 10 anni a questa parte. Secondo l’ufficio nazionale di statistica, nel 2021 Pechino ha alzato il suo consumo di questa fonte fossile del 4,6%. Il balzo, legato alla ripresa post-pandemica, è in linea con l’aumento del consumo di energia del paese, che si è attestato a 5,24 miliardi di tonnellate di carbone equivalente, registrando un +5,2% sul 2020. Si tratta dell’incremento più consistente dal 2011.

Prosegue così il trend al rialzo nel consumo di carbone cinese, che ha le sue radici nella seconda metà del 2020, quando Pechino ha iniziato a risollevarsi dopo il blocco produttivo dettato dalla pandemia. Dati che si accompagnano a quelli dell’estrazione nazionale di carbone. In quell’anno, infatti, la Cina ha prodotto 3,84 mld di t, per poi crescere ancora a 4,07 mld di t, record assoluto, nel 2021.

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La Cina ha approvato l’espansione di centinaia di miniere l’anno scorso, raggiungendo un aumento della capacità annuale di circa 420 milioni di tonnellate. Una decisione, questa, in controtendenza rispetto agli impegni climatici ma dettata dalla volontà di Pechino di tamponare la crisi energetica che, tra la fine dell’estate e i primi mesi dell’autunno, aveva colpito il paese e costretto a dolorosi razionamenti dell’energia per uso industriale. E il futuro è ancorato al carbone, con oltre 7 nuovi GW di capacità installata approvati solo nelle prime 6 settimane di quest’anno.

Continua però a calare nel 2021 l’intensità energetica, l’unità di riferimento con cui Pechino valuta la sua performance climatica al posto di obiettivi assoluti di riduzione delle emissioni di gas serra. Nel 2021, riporta l’Istat cinese, il paese ha registrato un -2,7% di energy intensity, cioè la quantità di energia utilizzata per produrre una unità di Pil. Risultato in linea con le previsioni e gli obiettivi nazionali, che si attestano al 3% annuo dopo l’ultima revisione con la pubblicazione del nuovo piano quinquennale nel 2021.

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