Oltre il carbone, nuove misure potrebbero toccare anche il ferro
(Rinnovabili.it) – Stop alle importazioni di carbone dall’Australia. Con effetto immediato. Sia per quello impiegato nella produzione di energia elettrica, sia per il tipo destinato al comparto metallurgico. E’ l’ordine di scuderia che è stato diramato dall’agenzia delle dogane cinese ad alcuni tra i principali produttori statali di acciaio e alle società controllate da Pechino che gestiscono centrali elettriche. Tra queste figurano Huaneng Power International, Datang International Power Generation Company, Huadian Power International, Zhejiang Electric Power Co Ltd.
Una potente ritorsione contro il governo australiano, colpevole – secondo le autorità cinesi – di aver chiesto troppo spesso e con troppo ardore che si facesse luce sull’origine e sulla gestione cinese del coronavirus e quindi sul ruolo di Pechino nello scoppio della pandemia. Con un’indagine globale e indipendente.
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Com’è comprensibile la Cina non ha gradito tutte queste attenzioni indesiderate. E ha deciso di passare subito alle maniere forti per dissuadere Canberra dal continuare il braccio di ferro. Un trattamento esemplare che, forse, voleva anche scoraggiare altri paesi dal chiedere chiarezza sulle responsabilità di Pechino.
Le ritorsioni sono state di natura commerciale. Prima hanno toccato l’orzo con l’imposizione di dazi doganali proibitivi sulle derrate in arrivo dall’Australia. Poi è stata la volta della sospensione delle importazioni di carne rossa da una serie di impianti di trasformazione, per finire con due indagini su presunte irregolarità dietro al commercio di vino. Misure pesanti, certo. Ma al confronto, lo stop al carbone è un vero bazooka. E potrebbe allargarsi anche al ferro. Due dei capisaldi dell’economia del paese.
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I dati del governo mostrano che l’Australia ha esportato 7,3 miliardi di dollari di carbone in Cina nei primi sei mesi di quest’anno, con un aumento dell’8% rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso. Il valore delle esportazioni australiane di minerale di ferro e concentrati verso la Cina è aumentato del 16% a 43 miliardi di dollari.