Rinnovabili • Carbone: la Cina deve fissare il phase out al 2045 Rinnovabili • Carbone: la Cina deve fissare il phase out al 2045

La Cina cancella gli investimenti sul carbone dalla Belt & Road

Nel primo semestre 2021, nessun nuovo progetto legato a questa fonte fossile nell’ambito della BRI ha ricevuto luce verde da Pechino. A fine 2020 la Cina aveva adottato nuove linee guida sugli investimenti all’estero sconsigliando il carbone

Carbone: la Cina deve fissare il phase out al 2045
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Lo stop al carbone però corrisponde a una crescita degli idrocarburi

(Rinnovabili.it) – La Cina ripulisce la Belt & Road (BRI) dal carbone, ma non la rende davvero più verde. Anzi: i trend più recenti mostrano molto bene che la ripresa post pandemia del colosso asiatico è tutt’atro che green. Lo sottolinea l’ultimo rapporto dell’International Institute of Green Finance, che ha monitorato lo stato degli investimenti cinesi lungo nei paesi che aderiscono alla BRI nel primo semestre del 2021.

Per la prima volta dal 2013, quando fu lanciata questa iniziativa economica globale della BRI, Pechino non ha finanziato nessun progetto attinente al carbone durante i primi sei mesi di quest’anno. Perché questo stop? Secondo gli autori del rapporto, le cause principali sono la crescente pressione da parte dei gruppi ambientalisti, ma soprattutto la maggiore sensibilità al tema da parte dei investitori.

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Se verrà confermato, questo trend diventerà molto importante per il futuro del phase out del carbone a livello globale. Infatti, ad oggi più del 70% di tutte le centrali a carbone fa affidamento su fonti di finanziamento provenienti dalla Cina.

Buona notizia, quindi? Non proprio. Perché lo stop al carbone è stato accompagnato anche da un crollo verticale del 90% rispetto al semestre del 2020 della finanza ed investimenti in energia pulita all’estero. Non solo: i flussi finanziari che Pechino ha canalizzato nella BRI Gatti le a petrolio e idrocarburi in genere hanno sfiorato il 1,5 miliardi di dollari nel periodo gennaio-giugno 2021. nell’anno precedente, sui 12 mesi, si erano attestati poco sotto di due miliardi di dollari.

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Solo i prossimi mesi diranno se la frenata sul carbone è una tendenza strutturale oppure se è legata alla flessione generale degli investimenti nel maxi progetto economico cinese che si è verificata negli ultimi due anni. Alcuni elementi fanno propendere per la prima ipotesi. Nel dicembre 2020, infatti, Pechino aveva provato delle nuove linee guida sugli investimenti all’estero nell’ambito della BRI sconsigliando in modo particolare quelli legati al carbone.