Nel 2020 la nuova capacità installata di carbone sfiora i 37GW, il triplo del resto del mondo
(Rinnovabili.it) – Sono compagni che sbagliano, ed è bene che correggano la rotta finché sono in tempo. Il presidente cinese Xi Jinping muove le prime pedine nella partita per mettere un freno alla corsa del carbone. Lo fa attraverso una ispezione meticolosa e rigidissima dell’operato dell’Amministrazione nazionale dell’energia (Nea), l’ente responsabile dell’implementazione della politica energetica del gigante asiatico.
Il rapporto finale stilato dalla Squadra centrale di ispezione per l’ambiente (Ceit) punta il dito contro la Nea e l’accusa, senza mezzi termini, di remare contro le direttive del presidente. “Alcuni compagni della Nea”, si legge in un passaggio del documento riportato da Climate Home, non hanno dato abbastanza importanza agli obiettivi climatici annunciati da Xi a settembre 2020, cioè la neutralità climatica entro il 2060 e soprattutto il picco emissivo da raggiungere prima del 2030. La Nea avrebbe dovuto dare più importanza agli standard ambientali e alla promozione di energia low-carbon. Chi ha sbagliato ha commesso “una deviazione ideologica”.
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Il linguaggio della burocrazia cinese non è mai facile da decifrare, ma in questo caso è piuttosto chiaro che l’accusa è pesante, visto che tira in ballo direttamente l’autorità del presidente nella sua doppia qualità di capo dello Stato e di segretario del partito comunista cinese. Tanto più che il Ceit riporta direttamente a Han Zheng, membro del Politburo e fedelissimo di Xi.
Da dove nasce questo rapporto così duro? Un tassello è l’aritmetica del carbone cinese. Il 2020 non ha fatto segnare l’inversione di tendenza che ci si poteva aspettare viste le nuove ambizioni climatiche. Tutt’altro: Pechino tramite la Nea ha approvato quasi 37GW di nuova capacità installata, il triplo di tutti gli altri paesi del mondo messi insieme. In tutto sono in costruzione in Cina 88GW. La distanza con il resto del mondo è abissale, segnalano in un rapporto uscito ieri l’americano Global Energy Monitor e il finlandese Centre for Research on Energy and Clean Air. Al netto degli impianti smantellati, le nuove centrali a carbone in Cina nel 2020 hanno sfiorato i 30GW di capacità installata, mentre gli altri paesi nel complesso hanno visto un calo di oltre 17GW.
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Altro tassello: il braccio di ferro tra le autorità centrali e i governatori delle province. Chi comanda nelle regioni dove l’economia è trainata o si basa fortemente sul carbone non ha alcuna intenzione di assecondare i diktat di Pechino e fa resistenza. E Xi Jinping deve muoversi con cautela per non far saltare troppi equilibri nel partito. Con il rapporto del Ceit il presidente ha fatto probabilmente un salto di qualità, segnalando che ha tutta l’intenzione di fare sul serio.