Rinnovabili • Carbon border tax: i lobbisti dell’industria UE vincono il 1° round Rinnovabili • Carbon border tax: i lobbisti dell’industria UE vincono il 1° round

L’industria UE sfodera gli artigli sulla carbon border tax

Dalla nuova versione sparisce ogni riferimento alla necessità di cancellare le quote ETS gratuite per i settori industriali che rientreranno nel carbon border mechanism adjustment dal 2023. Il parlamento UE approva con 444 voti a favore

Carbon border tax: i lobbisti dell’industria UE vincono il 1° round
Foto di Markus Distelrath da Pixabay

Annacquata la proposta del parlamento UE alla Commissione sulla carbon border tax

(Rinnovabili.it) – Ok alla carbon border tax, in cambio di permessi gratuiti per inquinare. L’industria europea passa all’incasso dopo aver fatto pressioni per mesi su Bruxelles e strappa condizioni molto favorevoli. Con buona pace delle ambizioni climatiche dell’Unione.

Lo “scambio” è andato in scena al parlamento europeo il 9 marzo, quando l’aula ha votato gli emendamenti alla proposta per il carbon border mechanism adjustment (CBAM), il nome tecnico con cui l’UE si riferisce alla carbon border tax che vuole introdurre entro giugno di quest’anno. Il 10 marzo il parlamento ha poi dato luce verde con una maggioranza molto ampia: 444 voti a favore, 70 contrari e 181 astenuti.

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Il documento non è il piano vero e proprio che istituirà il CBAM. E’ la Commissione ad avere l’iniziativa su questa proposta di legge. Ma il rapporto discusso e votato dall’europarlamento contiene la posizione ufficiale dell’aula ed è un parere di cui l’esecutivo UE, in qualche modo, deve tener conto anche se non è obbligato a recepirlo in ogni sua parte.

Yannick Jadot, il parlamentare dei Green relatore del rapporto, ha spiegato a Reuters che i deputati di destra e alcuni gruppi industriali si sono alleati per “stravolgere le parti più ambiziose del rapporto”. In pratica è stata stralciata la richiesta che, con l’entrata in vigore entro il 2023 della carbon border tax per alcuni settori industriali, questi non potessero accedere ai crediti di carbonio gratuiti che Bruxelles dispensa sotto il cappello dell’ETS europeo.

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Era uno dei punti su cui l’industria europea aveva speso di più i suoi sforzi di lobbying. Bruxelles sta gradualmente riducendo le quote gratuite allocate ogni anno con l’obiettivo di aumentare i prezzi dell’ETS e renderlo più efficace nell’abbattimento delle emissioni. Con l’introduzione della carbon border tax, l’industria teme che si crei un doppio vincolo e diventi difficile restare competitivi sui mercati globali.

Il rapporto di Jadot sosteneva che porre fine alle quote gratuite quando viene applicata la carbon border tax “eviterebbe una doppia protezione per l’industria dell’UE”. La versione emendata invece sostiene ancora che si dovrebbe evitare la doppia protezione, ma non menziona più le quote gratuite.