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Anche gli Stati Uniti metteranno una carbon border tax

Il riferimento a un carbon border adjustment compare nell’agenda sul commercio appena resa pubblica dalla neo confermata segretaria al Commercio Katherine C. Tai

Carbon border tax: Biden segue Bruxelles e la mette in agenda
Foto di Markus Distelrath da Pixabay

In campagna elettorale, Biden aveva promesso di introdurre la carbon border tax

(Rinnovabili.it) – Anche gli Stati Uniti di Biden pensano di introdurre una carbon border tax. Diventa più concreta quella che, finora, era soltanto una promessa fatta dal candidato democratico durante la campagna elettorale contro Donald Trump. E si potrebbe consolidare anche quell’agenda verde transatlantica che Bruxelles ha proposto a Washington dicembre scorso.

La misura appare nell’agenda sul commercio pubblicata dalla segretaria al Commercio, Katherine C. Tai. Stando a quanto si apprende dal documento, nella sezione in cui gli Stati Uniti si impegnano a cooperare con i paesi alleati e i partner commerciali nella lotta al cambiamento climatico, l’amministrazione Biden prende in considerazione una carbon border tax (nella formula del testo: carbon border adjustment, CBA), “se appropriato e coerente con gli approcci nazionali per ridurre le emissioni di gas a effetto serra degli Stati Uniti”.

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Nessun altro dettaglio sul CBA. Ma il meccanismo di aggiustamento dei prezzi in base alle emissioni prodotte sarebbe un nuovo approccio normativo e di mercato per ridurre le emissioni di gas serra. Anche se avvicinerebbe le due sponde dell’Atlantico solo fino a un certo punto. L’UE sta considerando di introdurre una carbon border tax in accoppiata con il suo meccanismo ETS, il mercato di scambio di crediti di carbonio con cui Bruxelles regola i settori con più alte emissioni. Biden invece ha chiarito da tempo che non pensa a un ETS made in the US.

Ma in ogni caso chi non gioisce della situazione sarà la Cina. Pechino ha tentato per mesi di indurre Bruxelles a tornare sui propri passi e vede la carbon border tax come un ostacolo sulla via del libero commercio (ovviamente, la misura obbligherebbe la Cina a correre su clima e transizione energetica per restare competitiva). Se anche gli Stati Uniti sceglieranno questa strada, per Pechino le possibilità di manovra saranno ancora di meno.

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Tanto più che Biden sembra intenzionato a pungolare la Cina su molti fronti. Tanto che il CBA è stato presentato sia come una mossa per contrastare il cambiamento climatico, sia come una misura per mettere pressione su paesi dove la produzione avviene sfruttando il lavoro forzato della popolazione. E l’unico riferimento esplicito formulato è stato il trattamento che la Cina riserva agli Uiguri minoranza musulmana che abita nella regione nord-occidentale dello Xinjiang ed è brutalmente discriminata e repressa da Pechino.