8 giovani attivisti e una suora ultra 80enne hanno fatto causa alla ministra del’Ambiente per il progetto di espansione di una miniera di carbone
L’accusa: “Ha il dovere di proteggere le future generazioni dal cambiamento climatico”
(Rinnovabili.it) – Il governo federale dell’Australia ha il dovere di proteggere le generazioni future dagli impatti negativi del cambiamento climatico. E quindi non deve dare l’ok all’espansione della miniera di carbone di Vickery, nella parte settentrionale del New South Wales. Se ci fosse luce verde per il progetto, circa 100 milioni di tonnellate di CO2 sarebbero rilasciate in atmosfera, nel paese o all’estero dove il combustibile fossile verrebbe esportato. Si tratta del 20% dell’impronta climatica annuale di Canberra.
E’ con questo argomento che 8 giovani australiani (e una suora ultra 80enne) stanno portando il governo del loro paese in tribunale. Inadempienza climatica: si chiamerebbe così, se esistesse, la fattispecie di reato per cui vogliono che la corte condanni l’Australia.
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Tra i promotori dell’iniziativa c’è Anj Sharma, una studentessa di 16 anni che è tra gli animatori del movimento dei Fridays for Future nel paese. Nel settembre 2019 con il suo impegno e tutti gli altri attivisti è riuscita a portare in piazza 100mila persone. Adesso prova a usare strumenti legali per portare in tribunale la ministra dell’Ambiente, Sussan Ley, imbrigliare l’azione del governo e ottenere una sentenza che lo obblighi a fare di più.
“Le decisioni che prendono in questo momento avranno un impatto su di noi in futuro”, ha spiegato al Guardian. “Siamo quelli che dovranno convivere con le decisioni, dovremo crescere la prossima generazione in base a quelle decisioni e vogliamo solo un futuro che sia garantito per noi. Hanno davvero il dovere di prendersi cura di noi”.
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L’azione legale è la prima del suo genere per l’Australia. Ma ha dei precedenti, anche importanti, in altri paesi. Anche in Europa. All’inizio di febbraio, una corte francese ha condannato Parigi per non aver rispettato gli obiettivi sul clima che si era data (anche se non ha posto alcun obbligo vincolante di rimediare). E’ poi in corso un altro procedimento, stavolta promosso da alcuni attivisti portoghesi contro 33 paesi europei presso la Corte europea di Strasburgo.