Le micro case sono sicuramente super sostenibili. Ma architetti, psicologi e designers ci parlano dei problemi legati a questa scelta di vita
(Rinnovabili.it) – Le micro case ultimamente ci vengono proposte come la scelta di vita più sostenibile in assoluto. Vivere in uno spazio minimo, rinunciando a tutti i vizi, gli sprechi e le contraddizioni della nostra società, riducendo al minimo il consumo di suolo e raggiungendo l’autosufficienza energetica di sicuro è una scelta green. Ma quanti riescono davvero ad affrontare tutti i sacrifici e le privazioni della vita in venti metri quadrati? Architetti, psicologi e designer hanno spiegato al “The Globe and Mail” come le micro case creino problemi di tipo sociale e sanitario.
Quello che non ci dicono mai quando si parla di micro case
La prima delle bugie sulle abitazioni piccolissime è il fatto che resistere è quasi impossibile. La maggior parte dei proprietari di una casa container, di un micro loft o di una eco-cabin spesso ha un’altra abitazione ed utilizza quella minuscola per i weekend o le vacanze. Ad esempio Carrie e Shane Caverly, che hanno mostrato la loro mini abitazione in moltissimi programmi televisivi americani, hanno ammesso di aver abbandonato l’impresa e di essersi trasferiti in un appartamento dopo diciotto mesi. Molti tra i loro colleghi eco-minimalisti hanno ceduto alle comodità della vita in città, ma questo particolare viene omesso dai documentari per non danneggiare l’immagine vita perfetta in spazi ridottissimi.
Un altro problema legato alle micro case è dovuto all’incapacità degli esseri umani di sopravvivere in spazi sovraffollati. “Tutti hanno bisogno del loro spazio”, spiega Dak Kopec, docente di design per la salute umana al Boston College. “La mancanza di spazio è stata collegata alla depressione, all’alcolismo e allo scarso rendimento scolastico nei bambini.”
La psicologa Susan Saegert, docente di psicologia ambientale presso la City University di New York, aggiunge: “Non riesco ad immaginare nessuno con bambini piccoli che non diventi pazzo in una mini abitazione”. All‘aspetto psicologico bisogna aggiungere quello sanitario: vivere in quattro in venti metri quadrati non può essere salutare. Nelle micro case manca la luce e l’aria fresca e se non vogliamo trovarci ad avere i problemi respiratori, le allergie e le patologie delle persone costrette in spazi minuscoli per motivi economici, dobbiamo ricominciare a pensare alle abitazioni delle giuste dimensioni.
Marc Davison, uno dei proprietari di una mini casa, ha affermato in un’intervista che vivere in uno spazio ridottissimo non ti permette mai di rilassarti, ogni operazione va pensata, ogni centimetro va calcolato. Per non nuocere agli altri componenti della famiglia ci vuole costante concentrazione. Ma dato che vivere in casa non dev’essere un lavoro, questo tipo di vita è adatta solamente a chi abita in zone calde e può passare la maggior parte del tempo all’aperto. L’esperimento californiano di Davison riuscì, mentre quello canadese si rivelò impossibile a causa del clima.
Un altro dei problemi taciuti quando si parla di micro case è la sistemazione. Quasi sempre queste case sono provviste di ruote, per essere spostate e non dover rispondere ai regolamenti edilizi. La verità è che trovare un luogo in cui “parcheggiare” la casa per lunghi periodi è davvero difficile.
L’avvertimento di chi ha provato le micro case
Travis Marttinen, proprietario di un mini appartamento in Ontario ci avverte. Vivere in spazi ridottissimi è davvero una scelta ecologica, etica e romantica. Ma non bisogna pretendere di vivere come prima. Siamo davvero disposti a semplificare radicalmente le nostre abitudini per fare questa scelta, possiamo rinunciare alla maggior parte dei nostri oggetti? Se siamo pronti a fare a meno delle nostre abitudini e di tutti i comfort a cui ci ha abituato la nostra epoca, è il momento di ritirarci in una tiny house.