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Su Unfakenews Legambiente risponde alle bufale sul nucleare

Dal risparmio in bolletta alla sicurezza degli impianti, l'associazione risponde alle questioni più frequenti che il ritorno di fiamma nuclearista porta con sè.

bufale sul nucleare
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Le bufale nucleari spiegate dal Cigno verde

(Rinnovabili.it) – Una campagna nazionale, corredata da un sito dedicato, per rispondere alle false notizie in circolazione su ambiente e salute. Questa l’iniziativa di comunicazione lanciata a novembre 2020 da Legambiente sotto l’esplicito nome di Unfakenews. Dopo aver passato in rassegna temi come il 5G, la plastica usa e getta, l’idrogeno verde e l’agrivoltaico, anche l’energia dell’atomo entra nel mirino della campagna. Il sito ha pubblicato infatti 4 nuove domande e risposte per “smontare le bufale sul nucleare”, concentrandosi su alcuni dei temi più caldi emersi con le nuove discussioni energetiche. 

La necessità di accelerare la transizione ecologica unitamente alle difficoltà emerse con la crisi dell’energia, hanno rispolverato in Europa, e non solo, gli appetiti nuclearisti. Al punto da spaccare in due il Blocco UE sulle questioni più urgenti, dalla futura tassonomia verde per la finanza sostenibile alle misure contro il caro-bolletta. E anche il Governo italiano, oggi, sembra possibilista sul tema.

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All’apertura nazionale risponde oggi Legambiente, attraverso le parole del presidente Stefano Ciafani. “Non perdiamo tempo inutilmente a discutere di nucleare nel nostro Paese. La vera e unica strada che il nostro Paese deve percorrere è quella dello sviluppo delle rinnovabili, dell’efficienza e dell’innovazione tecnologica, sia per accelerare la transizione ecologica ed energetica, sia per rispettare gli obiettivi per il clima fissati al 2030 ed azzerare le emissioni nette di CO2 entro il 2050″.

Per dar manforte alle parole, l’associazione, sul sito unfakenews, affronta alcune bufale sul nucleare con un veloce domanda e risposta.

Se utilizzassimo il nucleare la nostra bolletta elettrica sarebbe decisamente più bassa?

No.Senza considerare i problemi della sicurezza, gli incidenti gravi e le scorie da smaltire, trent’anni fa questa affermazione poteva sembrare plausibile. Ma nei decenni i costi del nucleare sono saliti sempre di più, mentre quelli delle rinnovabili sono scesi a livelli sempre più bassi. Oggi il kWh di energia elettrica prodotto dal nucleare costa più del doppio dell’energia prodotta dal fotovoltaico o dall’eolico. Secondo il World Nuclear Industry Status Report, nel 2020 produrre 1 kWh di elettricità con il fotovoltaico è costato in media nel mondo 3,7 dollari, con l’eolico 4,0 dollari, con il nucleare 16,3 dollari.

Con le tecnologie di IV generazione le centrali nucleari saranno sicure, senza nessun rischio per l’incolumità pubblica?

No. Non esistono impianti industriali di quarta generazione e di conseguenza basi per tale affermazione. Le tecnologie di IV generazione prevedono inoltre lo sviluppo di reattori “veloci”, di tipo fastbreeder (autofertilizzanti), che presentano criticità di sicurezza maggiori e usano il Plutonio, che è il più radio tossico degli elementi radioattivi e, soprattutto, il più proliferante verso le armi nucleari.

Siamo rimasti fra i pochi Paesi al mondo a non investire sul nucleare. Questo ci condannerà alla subalternità?

No. La Germania ha deciso di chiudere l’ultima centrale nucleare a fine 2022. E il successo elettorale dei Verdi nelle ultime elezioni rende improbabile una revisione di questa decisione. Nel mondo soltanto 13 Paesi hanno in corso progetti di costruzione di centrali nucleari. La vera subalternità la rischiamo nelle tecnologie delle fonti rinnovabili, se non vengono rimossi gli impedimenti burocratici che, ad esempio, stanno bloccando lo sviluppo del fotovoltaico. Ma il problema è soprattutto un altro: non c’è più tempo, entro il 2030 l’Italia deve raggiungere i propri obiettivi per il clima. Nel nostro Paese è impensabile costruire e mettere in servizio centrali nucleari che possano dare in tempo utile un contributo per il clima. E lo stesso Ad dell’Enel, Starace, ha riconosciuto poco tempo fa nella conferenza di Cernobbio che il nucleare non è per l’Italia una partita da giocare.