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Bufale sul clima: i negazionisti e gli elefanti di Annibale

Bufale sul clima: i negazionisti e gli elefanti di Annibale
“Bufera di neve: Annibale e il suo esercito attraversano le Alpi”, di William Turner – The Yorck Project (2002) 10.000 Meisterwerke der Malerei (DVD-ROM), distributed by DIRECTMEDIA Publishing GmbH. ISBN: 3936122202., Pubblico dominio, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=159807

Fact-checking su una delle bufale sul clima più diffuse

(Rinnovabili.it) – Nel 218 a.C. Annibale attraversò le Alpi con 37 elefanti e decine di migliaia tra fanti e cavalieri. Come è riuscito nella traversata, il condottiero cartaginese? Semplice, dice una delle più diffuse bufale sul clima: i ghiacciai erano più ritirati di oggi e le temperature erano più alte. Quindi gli allarmi sulla crisi climatica, oggi, sarebbero ingiustificati, perché l’episodio di Annibale dimostra che il clima della Terra è sempre cambiato e che in questi decenni non si è verificato nessun riscaldamento globale anomalo. Di vero, in questa versione della storia, c’è però poco o nulla. Vediamo più nel dettaglio cosa ci dice la prodezza di Annibale sul clima.

I ghiacciai erano più ridotti di oggi?

La tentazione immediata è di andare a vedere dove è passato di preciso l’esercito cartaginese. Purtroppo gli storici non hanno una risposta univoca. Potrebbe essere il valico del Monginevro, oppure il col Clapier, o ancora il colle delle Traversette. Quest’ultimo sembra il più probabile dopo il ritrovamento, qualche anno fa, di consistenti depositi di letame 40 cm sotto il terreno, datati al radiocarbonio intorno al 200 avanti Cristo.

In realtà quale sia la risposta corretta importa poco: nessuno di questi valichi è stato coperto da ghiacciai in epoca storica. L’ultima volta che i ghiacci perenni li hanno ricoperti è stato durante l’ultima glaciazione.

E a legger bene le cronache dell’impresa di Annibale si capisce subito che le descrizioni del viaggio raccontano un ambiente alpino più freddo di quello attuale. La traversata avviene a settembre, quando “la neve cominciava ad ammassarsi sulle cime”, scrive Polibio nelle Storie. Nella discesa per il versante italiano (quindi ben sotto la quota del valico attraversato), la spedizione di Annibale secondo Tito Livio incontra “neve recentemente caduta su quella vecchia e intatta”: oggi è quasi impossibile trovare neve residua dall’anno precedente a quote inferiori ai 3000 metri.

No, le temperature non erano più alte di oggi

Altro argomento: allora faceva più caldo di oggi. Nemmeno questo è vero. Oggi il riscaldamento globale è di circa 1,1°C sopra la media del periodo pre-industriale. Se usiamo questo termine di riferimento e torniamo indietro nel tempo, non troviamo nessun picco di temperatura che si avvicini a quello odierno negli ultimi 125mila anni, il penultimo periodo interglaciale. Lo si vede chiaramente nella tabella qui sotto, presa dal 6° Assessment Report dell’IPCC (AR6 WG1) pubblicato nel 2021 (p.45).

Valori di concentrazione di CO2 nell’aria, temperatura e livello del mare in periodi selezionati negli ultimi 55 milioni di anni. Fonte: IPCC.

Se mettiamo lo zoom su cosa succede alla temperatura globale dopo l’ultima glaciazione, vediamo che il picco maggiore – esclusi gli ultimi decenni – è stato registrato tra 8000 e 5000 anni fa, durante quello che i paleoclimatologi chiamano l’Optimum climatico dell’Olocene (l’Olocene è l’epoca in cui viviamo, in cui Homo Sapiens ha prosperato, si è sedentarizzato e ha creato le società complesse che conosciamo oggi). Un picco che oscilla tra +0,2°C e +1°C.

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La struttura delle bufale sul clima: episodi locali spacciati per verità globali

In verità, i dati citati finora non colgono davvero nel segno, pur essendo veri e utili a confutare bufale sul clima come quella di Annibale. Il punto centrale è questo: il clima del 218 a.C. sulle Alpi occidentali ci dice poco, anzi quasi niente, sul clima globale di quel periodo.

Le conseguenze locali del riscaldamento globale possono, anzi, anche andare controcorrente rispetto alla tendenza generale del pianeta. Un esempio? Durante il periodo più caldo dell’Olocene, si stima che le temperature scesero leggermente sull’Europa meridionale. Ma ciò non toglie che, a livello globale, la colonnina di mercurio sia salita.

Qualsiasi episodio del genere, relativo agli ultimi 200 anni, spacciato per prova dell’inesistenza della crisi climatica, è ancora più debole di quello di Annibale. In questo periodo di tempo la variabilità naturale del clima terrestre avrebbe dovuto far diminuire leggermente la temperatura globale. Che invece si è impennata fino a crescere di 1,1°C in pochi decenni, un’enormità per i tempi della climatologia: è vero che la Terra in passato è stata più calda di oggi, ma l’incremento di temperatura non è mai stato così rapido. Un effetto, questo, che è il segno inconfutabile della mano dell’uomo sul clima.

(lm)

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