160 ong e molti politici di opposizione chiedono al palazzo di Vetro di condannare Bolsonaro per aver infiltrato degli agenti segreti alla COP25 di Madrid per intimidire gli attivisti
Appello alle Nazioni Unite per frenare lo strapotere di Bolsonaro
(Rinnovabili.it) – Le Nazioni Unite devono condannare il Brasile per aver infiltrato le sue spie tra la delegazione mandata alla COP25 di Madrid. Lo chiedono a gran voce gli attivisti ambientali brasiliani, per nulla intimoriti dalle pratiche di controllo e intimidazione portate avanti dal presidente Jair Bolsonaro e dal suo governo a forte trazione militare.
Oltre 160 ong del paese sudamericano, appoggiate anche da deputati e senatori federali dell’opposizione, hanno affermato che il governo brasiliano ha “violato la sicurezza e l’incolumità dei delegati all’interno delle sedi delle Nazioni Unite” e ha compromesso la loro privacy e la libertà di pensiero e di parola. la denuncia al Palazzo di Vetro è corale perché se tollerato, quanto successo alla COP l’anno scorso potrebbe costituire “un terribile precedente”.
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A metà ottobre è emerso che almeno 4 membri del team negoziale brasiliano erano dei servizi segreti (Abin). Decisione di Bolsonaro, che li ha voluti per controllare il resto della delegazione e per intimidire gli attivisti. Soprattutto su un tema molto sensibile per il presidente di estrema destra populista: le sue politiche sull’Amazzonia. Bolsonaro spinge per lo sfruttamento delle risorse della foresta a discapito delle comunità indigene e della tutela dell’ambiente. “Dettagli” che avrebbero il disdicevole problema di frenare lo sviluppo dell’economia nazionale.
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Tanto importanti, le politiche sull’Amazzonia, da spingere oggi il vicepresidente brasiliano, Hamilton Mourao, a difendere a spada tratta le politiche ambientali del Brasile. Sostenendo che il paese sta lavorando per proteggere la foresta pluviale amazzonica. E che nulla cambierà anche se il candidato democratico Joe Biden vincerà le elezioni presidenziali statunitensi che si stanno svolgendo in questi giorni.
“Abbiamo spento più di 7.500 incendi boschivi – ha detto Murao oggi ai giornalisti – Vorrei mostrare risultati migliori, non siamo ancora riusciti, ma persisteremo”. Una difesa risibile a fronte dei dati ufficiali pubblicati in questi giorni dall’agenzia spaziale brasiliana che monitora l’Amazzonia. I primi 10 mesi del 2020 hanno visto un aumento del 25% degli incendi rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. E il mese di ottobre che si è appena concluso ha registrato un record negativo per gli incendi in Amazzonia: sono stati 17.326, cioè il doppio di ottobre 2019.