Aumentare del 15% il fatturato e l’occupazione attuali entro il 2030. Creando filiere più interconnesse e sbrogliando i nodi normativi. E puntando molto sulle bioraffinerie, a cui sono destinati 63 euro su 100 di investimenti previsti. È questo l’obiettivo per la bioeconomia in Italia a cui mira il PAI, il Piano d’azione aggiornato (2025-2027) per l’implementazione della strategia italiana per la bioeconomia BIT II, approvato il 17 dicembre da Palazzo Chigi (scarica il PAI in fondo all’articolo).
La bioeconomia è uno dei pilastri fondamentali dell’economia italiana. Vale 2 milioni di occupati e un fatturato annuo di 437,5 miliardi di euro (dati 2023). Che è aumentato di circa il 20% negli ultimi 5 anni. Numeri che proiettano il Belpaese sul podio europeo, alle spalle di Francia e Germania.
“Nei settori della bioeconomia, dai carburanti sostenibili alle rinnovabili, dall’economia circolare alla rigenerazione e il ripristino ambientale, c’è una leadership italiana da valorizzare”, ha commentato il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, Gilberto Pichetto Fratin.
Due priorità: filiere e leggi
La grande cornice in cui sono inserite le 5 Azioni cardine del PAI e i 6 progetti-faro è composta da 2 grandi priorità trasversali: filiere più interconnesse e norme più flessibili. Con l’occhio a favorire le sinergie con gli obiettivi del Piano Mattei, la strategia nazionale per l’Africa lanciata dal governo Meloni.
Sulle filiere:
- l’obiettivo è migliorare le connessioni tra i settori agricolo, forestale, marino e industriale
- favorire la collaborazione tra agricoltori, trasformatori e bioraffinerie
- per esempio, si prevede la creazione di living labs territoriali che facilitino lo sviluppo di nuove catene di valore attraverso soluzioni locali condivise.
Quanto alle norme, il piano aggiornato per la bioeconomia in Italia
- riconosce l’urgenza di armonizzare le normative esistenti per superare barriere come l’applicazione disomogenea dell’End of Waste
- le proposte includono un quadro normativo per favorire l’eco-design dei prodotti biobased, ridurre l’inquinamento e migliorare la gestione dei sottoprodotti
- il Piano propone 8 direttrici, dall’introduzione di sottocodici ATECO/NACE relativi alla Bioeconomia al riconoscere il contributo alla decarbonizzazione dei prodotti basati su materie prime biobased.
5 azioni strategiche, la spina dorsale del nuovo PAI
Il PAI 2025-2027 si articola in cinque macro-azioni:
- Azioni pilota locali: progetti agroalimentari, biobased e marini nelle aree rurali e urbane.
- Politiche di mercato: incentivi per prodotti innovativi e standard sostenibili.
- Tutela della biodiversità e degli ecosistemi: interventi per ripristinare ecosistemi e mitigare il cambiamento climatico.
- Rigenerazione territoriale: co-progettazione di catene di valore locali.
- Formazione e consapevolezza: promozione di competenze imprenditoriali e sostenibili.
La tabella seguente sintetizza il contenuto delle 5 azioni strategiche del Piano d’Azione per la Bioeconomia 2025-2027:
Azione | Ambiti Toccati | Obiettivi Fissati | Benefici Previsti | Esempi Concreti |
1. Azioni pilota locali | Agroalimentare, biobased, forestale, zone umide, energetico, marino, urbano. | – Valorizzare specificità locali. – Creare e istituzionalizzare living labs. – Rafforzare la resilienza economica delle aree marginali. | – Ripopolamento delle aree interne. – Resilienza ai cambiamenti climatici. – Creazione di nuove filiere biobased. | – Living labs territoriali. – Poli di valorizzazione forestale. – Progetti di ripristino degli ecosistemi marini. |
2. Politiche di mercato | Energia, riciclo, agricoltura, industria chimica e manifatturiera. | – Favorire standard e certificazioni. – Integrare settori diversi per valorizzare sottoprodotti e rifiuti. – Incentivare fiscalmente prodotti innovativi. | – Maggiore competitività delle imprese. – Crescita di prodotti sostenibili. – Riduzione della dipendenza da risorse non rinnovabili. | – Bioraffinerie multi-input. – Piattaforme logistiche per residui agricoli. |
3. Tutela della biodiversità e degli ecosistemi | Suolo, ecosistemi forestali e marini, risorse idriche. | – Ripristinare ecosistemi degradati. – Proteggere la biodiversità. – Rafforzare la gestione sostenibile delle risorse naturali. | – Miglioramento degli ecosistemi. – Stabilità idrogeologica. – Creazione di occupazione nel ripristino ambientale. | – Monitoraggio marino. – Rigenerazione delle foreste abbandonate. – Progetti per habitat costieri e praterie di fanerogame. |
4. Rigenerazione delle catene di valore | Filiere agroalimentari, legno, biobased, economia circolare. | – Co-progettare interventi per rilanciare economie locali. – Valorizzare risorse territoriali. – Creare sinergie tra settori economici. | – Aumento della redditività delle filiere locali. – Riduzione degli sprechi. – Promozione di innovazioni sostenibili e di qualità. | – Valorizzazione dei sottoprodotti agroalimentari. – Supporto alle PMI per trasformare rifiuti alimentari in bioprodotti. – Hub locali per biorifiuti. |
5. Formazione e sensibilizzazione | Educazione, comunicazione, imprenditorialità, capacity building. | – Sensibilizzare cittadini e imprese. – Promuovere competenze tecniche e imprenditoriali. – Diffondere pratiche innovative. | – Maggiore consapevolezza dei cittadini. – Aumento della competitività delle imprese. – Diffusione di modelli sostenibili. | – Campagne di sensibilizzazione sul compostaggio. – Programmi formativi per agricoltori su tecnologie digitali. – Workshop per cittadini e imprese. |
I nuovi progetti-faro della bioeconomia in Italia
Il PAI sulla bioeconomia in Italia affida poi a 6 progetti-faro “concreti, replicabili e pronti”, se co-finanziati anche da investimenti privati, il compito di accelerare la transizione verso una bioeconomia più sostenibile.
Al centro, le bioraffinerie. Dei 2,7 miliardi di euro di investimenti previsti, ben il 63% andrebbe a questi siti. Si noti che il DL Ambiente di recente approvazione ha garantito anche alle bioraffinerie l’accesso alle corsie preferenziali per la VIA.
I progetti-faro gravitano attorno a questi temi:
- Bioraffinerie locali: multi-input e multiprodotto per valorizzare biomasse e rifiuti.
- Rigenerazione industriale: conversione di raffinerie tradizionali in bioimpianti.
- Ecosistemi marini: ripristino e monitoraggio di habitat marini.
- Made in Italy sostenibile: packaging innovativo e agricoltura rigenerativa.
- Hub forestali: gestione sostenibile del legno.
La tabella seguente dà una visione sintetica degli obiettivi e dell’impatto atteso dei 6 progetti faro per la bioeconomia in Italia:
Progetto-faro | Ambito di riferimento | Investimento richiesto | Obiettivo atteso | Impatto previsto |
1. Nuove catene di valore regionali e locali | Bioraffinerie multi-input e multiprodotto per valorizzare biomasse agroforestali, colture su terreni marginali, rifiuti organici urbani e fanghi biologici. | ~€150 milioni | Sviluppare bioraffinerie multiuso per convertire materie prime biobased in materiali e bioenergia sostenibile, con filiere integrate per rigenerare territori fragili. | – Riduzione delle emissioni e dell’impatto ambientale. – Rigenerazione di territori marginali, in particolare nel Sud Italia. – Creazione di nuove opportunità di lavoro e di sviluppo per le aree rurali. |
2. Bioraffinerie locali | Impianti di digestione anaerobica e compostaggio, integrazione di rifiuti urbani, residui industriali e sottoprodotti agroalimentari. | €250 milioni (ammodernamento) + €880-1.760 milioni (nuovi impianti) | Valorizzare rifiuti biologici e residui per produrre bioprodotti sicuri, biocarburanti, biochar e fertilizzanti, riducendo la dipendenza da risorse fossili e migliorando la sicurezza energetica. | – Riduzione dei problemi di smaltimento dei rifiuti. – Produzione di biometano e altri biocarburanti sostenibili. – Opportunità per PMI e startup innovative nel settore. |
3. Rigenerazione di siti industriali | Riconversione di raffinerie tradizionali in bioraffinerie per la produzione di bioprodotti e biocarburanti. | ~€500 milioni (260 miioni da Fondo Decarbonizzazione) | Convertire raffinerie tradizionali non produttive in bioraffinerie, sviluppando impianti per biomasse, rifiuti e bioprodotti avanzati. | – Creazione di posti di lavoro specializzati. – Recupero e utilizzo produttivo di aree industriali inquinate. – Riduzione del degrado paesaggistico. |
4. Ripristino degli ecosistemi marini | Habitat marini, monitoraggio della biodiversità e delle coste, protezione e restauro dei fondali marini. | €400 milioni | Mappare e proteggere habitat marini e coste italiane, potenziando il sistema di osservazione marina con tecnologie avanzate (LIDAR, boe, radar, navi oceanografiche). | – Inversione del degrado degli ecosistemi marini. – Pianificazione per mitigare l’erosione costiera e sostenere l’energia rinnovabile offshore. – Opportunità nel settore biotecnologico marino. |
5. Design alimentare sostenibile | Made in Italy, agricoltura rigenerativa, packaging innovativo e diete salutari. | ~€50 milioni | Valorizzare il Made in Italy con pratiche sostenibili, migliorando packaging e qualità alimentare, riducendo sprechi e promuovendo la Dieta Mediterranea moderna. | – Rafforzamento delle produzioni tradizionali italiane (DOP, IGP). – Opportunità di business per giovani nel design sostenibile. – Maggiore consapevolezza tra produttori alimentari sull’eco-design e la sostenibilità. |
6. Hub di valorizzazione forestale | Settore forestale, filiere locali e gestione sostenibile del legno. | ~€30 milioni | Creare centri logistici ad alta tecnologia per valorizzare le risorse forestali, con un approccio a cascata per integrare il legno nelle filiere appropriate. | – Incremento della competitività delle imprese forestali. – Opportunità di lavoro per nuove generazioni nelle aree montane. – Sviluppo di filiere sostenibili per ridurre lo spopolamento. |
Scarica qui il nuovo Piano di Implementazione 2025-2027 della Strategia BIT II