Badlands, Pratiche di rigenerazione urbana, dal 13 al 15 novembre 2015 presso la Factory di Roma, è la mostra sulla riattivazione delle "Terre Cattive" di Roma" attraverso l'arte e l'architettura
(Rinnovabili.it) – Accanto alla Roma che guarda al Giubileo e cerca a fatica il restyling, c’è la Roma della quotidianità. Quella dei quartieri immersi in perenne disagio. Cantieri sterminati, cemento mal pensato, servizi inefficienti, interventi che tardano ad arrivare o non arrivano mai. C’è una parte della città, fatta di associazioni, organizzazioni, collettivi che cerca di prendersi a suo modo cura di questi spazi. Proponendo progetti e intraprendendo percorsi che coinvolgono i residenti. Ed è proprio il tentativo di riattivare aree della città periferiche il filo conduttore della mostra Badlands, Pratiche di rigenerazione urbana, dal 13 al 15 novembre 2015 presso la Factory – Spazio Giovani di Roma Capitale, all’interno dell’ex-mattatoio del quartiere Testaccio. A curare e ad aver ideato l’iniziativa sono stati gli studenti della V edizione del Master in Management delle Risorse Artistiche e Culturali (MaRAC), promosso dalla Fondazione Roma e dalla Libera Università di Lingue e Comunicazione IULM. Un progetto prodotto in collaborazione con Zétema Progetto Cultura e Fondazione Adriano Olivetti. “Roma sta attraversando un periodo di cambiamento. Si muoverà per il Giubileo, speriamo che sia un movimento che continui e che si guardi ai progetti presenti nella mostra. Per Roma e per i suoi cittadini”, spiega Irene Seneca, tra gli studenti del Master.
Si parte dagli interventi di arte pubblica partecipata, come il progetto SanBa, ideato dal team creativo di Walls, che ha fatto da apripista a questo tipo iniziative. A dipingere le facciate di alcuni edifici del quartiere di San Basilio sono stati artisti di fama internazionale come Agostino Iacurci e lo spagnolo Liqen. “Il progetto è in itinere. Adesso puntiamo all’architettura partecipata nel quartiere e siamo alla ricerca di nuovi sponsor”, spiega Simone Pallotta curatore artistico di SanBa. Nato nel 2013, SanBa è partito dalla conoscenza profonda del territorio. “Abbiamo cominciato dalle scuole – dice Simone Pallotta – portando i ragazzi fuori per fargli riprendere possesso del luogo attraverso la creatività, insegnandogli a realizzare serigrafie, per esempio. Quest’anno abbiamo coinvolto altre scuole chiedendo agli studenti di pensarsi street artist. Abbiamo proiettato i loro lavori sulle sei facciate degli edifici che danno su una piazza completamente abbandonata, poi dipinte”. Tanti laboratori, progetti di arte pubblica integrata, percorsi che hanno visto anche il coinvolgimento del centro anziani del quartiere. A Tor Marancia, più tardi, e sempre con il contributo di Fondazione Roma-Arte-Musei è arrivato Big City Life, ad opera di 999Contemporary. Qui, ventidue artisti hanno dipinto le facciate delle palazzine del comprensorio, dando vita al “Museo Aperto di Shanghai-Tor Marancia”.
Partecipazione, incontro e inclusione degli abitanti nei processi creativi. Ecco cosa caratterizza i lavori di Esperimenti urbani ad opera degli architetti di TAU Studio, che nel quartiere di Casal Bertone hanno pensato ad interventi di riqualificazione urbana dal basso. Carta vincente, la rete tra artisti, architetti e residenti, nel tornare a far vivere temporaneamente spazi commerciali sfitti, per esempio. Altra realtà che ha davvero coinvolto i cittadini è stata quella del Lago dell’ex Snia, a via Prenestina, proposto dal collettivo di ingegneri Dauhaus. “Una mobilitazione che parte da lontano, dagli anni ’90, per evitare che in quel terreno si costruisse un centro commerciale – spiega Stefano Gatti di Dauhaus – Al momento della scoperta del lago, qualche anno fa, si è creata una rete ragionata di progettazione, non solo di protesta”. Da una prima fase con i laboratori di “immaginazione partecipata” nelle scuole al Pigneto in cui si chiedeva ai bambini cosa avrebbero voluto inserire nel parco, alla creazione di un Forum territoriale permanente del Parco delle energie, fino alla nascita di una sorta di concorso di idee per gli arredi dello spazio verde e l’elaborazione delle linee guida del progetto che deve interessare l’area. “Il Comune di Roma si è reso disponile a partecipare. Tutte le discussioni che solitamente si svolgono tra i progettisti in questo caso coinvolgono la cittadinanza e saranno la base per il progetto. Anche se ora, vista la situazione romana, resta un punto interrogativo”, continua Stefano Gatti.
Due i progetti che riguardano il “grattacielo orizzontale” più lungo d’Europa, il Serpentone di Corviale, simbolo delle periferie urbane e di quell’esperimento utopico di inclusione sociale malriuscito. Il Km Verde di Guendalina Salimei, che con TStudio ha vinto il bando per riqualificare il quarto piano del Serpentone, quello che nel progetto di Mario Fiorentino doveva essere popolato di servizi di interesse comune come negozi e aree di socializzazione e riempito invece negli anni di abitazioni abusive. Il progetto, rimasto sulla carta, punta molto sull’eco sostenibilità e ripensa gli spazi dando la possibilità di creare comunità. E poi Immaginare Corviale, ad opera di Stalker/ ON, in collaborazione con la Fondazione Adriano Olivetti. C’è poi l’idea di trasformare l’ecomostro, la Soprelevata in una passeggiata verde da destinare ad attività sportive e ludiche. Seguendo l’esempio dell’High line a New York. A pensarlo sono stati Massimo Casavola, ex docente della Facoltà Valle Giulia, e Lucio Altarelli, della Facoltà Ludovico Quaroni dell’Università La Sapienza di Roma, autori de Il mostro di San Lorenzo. Progetti per la tangenziale est di Roma (2008).
Un altro approccio nell’affrontare queste Badlands, le “terre cattive” di Roma, è quello artistico. Sarà possibile vedere allora le foto degli spazi stranianti di Stefano David, o la Roma di nascosta di Andrea Gabriele, fino alle pitture delle architetture urbane di Sabrina Ortolani. E poi ancora il lavoro del fotoreporter Antonio Politano che ha messo a confronto il Cinema Impero di Roma, nel quartiere di Torpignattara, e il suo omonimo ad Asmara e il progetto di Angelo Marinelli che ha fotografato alcuni elementi della Capitale che appaiono totalmente sconnessi dal tessuto urbano, come isolati.