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L’azione climatica UE non funziona: servono più fondi e trasparenza

Anche se la quota di budget comunitario allocato è cresciuta nel tempo, resta ancora ben al di sotto del livello necessario per centrare gli obiettivi al 2030. Ed è difficile trarre lezioni dagli anni passati perché Bruxelles non dà conto dell’influenza della crisi finanziaria del 2009 e del Covid sulla performance UE

Azione climatica UE: tirata d’orecchie dalla Corte dei conti
Foto di Steven Wright su Unsplash

Il giudizio dei revisori dei conti UE sull’azione per il clima dei Ventisette

(Rinnovabili.it) – Non c’è “alcun segno” che i fondi per l’azione climatica UE saranno sufficienti a raggiungere gli obiettivi di riduzione dei gas serra al 2030. E se l’Europa ha centrato i target precedenti al 2020, ci è riuscita solo grazie a due shock come la crisi finanziaria del 2009 e il Covid-19. Ma la Commissione fa finta che questi fattori esterni non abbiano giocato un ruolo decisivo.

È il giudizio piuttosto disincantato e duro che arriva dalla Corte dei conti europea sull’azione climatica UE. In un rapporto pubblicato il 26 giugno, l’istituzione di garanzia tira le orecchie all’esecutivo europeo per troppo ottimismo e mancanza di trasparenza e sottolinea tutto ciò che non torna nella narrazione europea.

Cosa non torna nell’azione climatica UE

Il primo rilievo riguarda il denaro per la transizione. All’azione climatica UE era destinato almeno il 20% della dotazione di bilancio per il 2014-2020. Per il bilancio successivo (2021-2027), la dotazione è aumentata al 30%, ossia a circa 87 miliardi di euro all’anno. Tuttavia, “tale importo equivale a meno del 10% degli investimenti totali necessari per raggiungere gli obiettivi per il 2030, stimati approssimativamente a 1 000 miliardi di euro all’anno”, nota la Corte dei conti UE. “La parte restante degli investimenti dovrebbe provenire da fondi privati e nazionali”.

Ci sono poi le tirate d’orecchi sui risultati per gli obiettivi al 2020. Sono stati tutti rispettati, ma la Commissione non quantifica l’impatto su consumi energetici, fluttuazioni del Pil e efficienza energetica delle due maggiori crisi degli ultimi 15 anni. Secondo i revisori dei conti, l’UE non avrebbe raggiunto il target sull’energy efficiency senza questi contributi: le politiche messe in campo non sarebbero state sufficienti. Senza trasparenza da parte della Commissione, però, è difficile valutare con precisione se le politiche in campo per gli obiettivi 2030 sono realmente adeguate.

“Abbiamo bisogno di maggiore trasparenza sulle prestazioni dell’UE e dei suoi Stati membri in merito alle loro azioni in materia di clima ed energia”, ha dichiarato Joëlle Elvinger, membro della Corte dei conti UE che ha guidato l’audit. “Riteniamo inoltre che tutte le emissioni di gas serra causate dall’UE debbano essere contabilizzate, comprese quelle derivanti dal commercio, dall’aviazione e dal trasporto internazionale. Questo è importante perché l’UE si è impegnata ad essere un leader globale nella transizione verso la neutralità climatica”.