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Il processo sull’azione climatica UE s’ha da fare

Esultano i 6 giovani attivisti portoghesi che hanno sporto querela nel 2017 alla Corte europea dei diritti umani. Gli Stati hanno tempo fino a fine maggio per presentare le memorie difensive

Azione climatica: Strasburgo dà ragione agli attivisti portoghesi contro l’UE
Foto di NiklasPntk da Pixabay

33 paesi europei sono accusati di un’azione climatica troppo blanda

(Rinnovabili.it) – Gli Stati europei devono provare, dati alla mano, che si stanno impegnando sul serio per il clima. Lo ha ripetuto un’altra volta la Corte dei diritti umani di Strasburgo dando ragione a 6 giovani attivisti portoghesi, tirando uno schiaffo in faccia ai paesi UE che volevano far crollare l’impianto stesso del processo. E evitare che l’azione climatica diventasse obbligo di legge.

Il caso approda in tribunale lo scorso settembre, quando la Corte di Strasburgo decide di accogliere una querela presentata dagli attivisti lusitani nel 2017. Querela che chiamava in causa tutti i Ventisette più UK, Norvegia, Svizzera, Turchia e Ucraina perché la loro azione climatica non stava dando i risultati attesi. Nell’estate del 2017 le foreste del Portogallo sono andate in fiamme e i termometri hanno registrato la stagione più calda degli ultimi 90 anni nel paese.

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Il tribunale non si era limitato a esaminare il caso, ma aveva anche fatto sapere che gli avrebbe riservato  una corsia preferenziale. Impegno mantenuto, tanto che già a novembre la Corte aveva obbligato gli Stati a presentare delle memorie difensive, sulla cui base i giudici avrebbero poi deciso come procedere. Invece i querelati hanno provato a far saltare il banco. Senza riuscirci.

L’ordine di scuderia era far passare questa linea: l’accusa non è ammissibile presso la Corte di Strasburgo, e in ogni caso il tribunale deve chiudere ogni corsia preferenziale. I giudici, però, tirano dritto. Concedono ancora un po’ di tempo agli Stati per presentare la loro difesa e dimostrare che gli strumenti che mettono in campo per tagliare le emissioni di gas serra e contrastare il cambiamento climatico sono adatti allo scopo. Il 27 maggio è il termine ultimo.

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“Questo è un altro passo importante per ottenere una decisione del tribunale che costringa i governi a intraprendere l’azione urgente necessaria per salvaguardare il futuro dei giovani querelanti e della loro generazione”, ha dichiarato Gerry Liston del Global Legal Action Network, una ong che ha lanciato un crowdfunding per sostenere le spese del caso.