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Azione climatica: Francia, il clima in costituzione solleva critiche bipartisan

Per i Repubblicani, il clima non va inserito nell’articolo 1. Per il mondo dell’ecologismo la proposta è un doppione della Carta per l’ambiente del 2004. E dovrebbe aggiungere il principio di non-regressione

Azione climatica: Francia, il clima in costituzione solleva critiche bipartisan
credits: Pexels da Pixabay

Macron prova a incastonare l’obbligo di azione climatica nella carta fondamentale

(Rinnovabili.it) – Approda in consiglio dei ministri la proposta targata Macron di inserire il clima in costituzione. Con questa mossa, il presidente francese vuole dare un segnale agli elettori: a Parigi resta alta l’attenzione sull’azione climatica. La reale portata della modifica alla carta fondamentale del paese, tuttavia, è ancora incerta. Così come incerta resta la sua approvazione.

Questo il testo che andrebbe a integrare l’articolo 1 della costituzione della République. La carta […] garantisce la salvaguardia dell’ambiente e della diversità biologica e la lotta al cambiamento climatico”. Termini generalissimi, come si addice alle enunciazioni di principio. Che toccano un ventaglio di temi, inclusa la biodiversità, lasciando margini molto ampi per appellarsi in futuro alle prescrizioni contenute in questo testo.

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Questa formulazione deriva da mesi di confronto tra il governo di Parigi e la Convenzione cittadina per il clima. Si tratta di un organismo creato ad hoc da Macron, all’indomani della sonora sconfitta alle elezioni locali del 2020, durante le quali una vera e propria “onda verde”, sui temi della lotta al cambiamento climatico e dell’ecologismo, aveva dimostrato di poter sbaragliare i candidati del partito del presidente.

E l’inserimento del clima in costituzione è una di quelle mosse che Macron ha pensato per riguadagnare sintonia con la popolazione. La modifica, infatti, dovrebbe essere approvata in via definitiva tramite un referendum popolare. La strada però è ancora lunga e tortuosa.

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L’iter infatti prevede che il testo venga prima approvato, in ugual lettura, sia dalla Camera che dal Senato. Qui gli ostacoli maggiori. La camera alta è sotto il controllo dei Repubblicani. Che hanno già fatto sapere di essere contrari all’inserimento del clima nell’articolo 1. Secondo il partito di centro-destra, la lotta al cambiamento climatico e la preservazione della biodiversità sono temi degni di essere incastonati in costituzione, ma non nel preambolo. Il suggerimento – ignorato da Macron – è di inserirlo ad un livello pari ad altri diritti fondamentali.

Altro ostacolo è il referendum. Che si può trasformare in una Caporetto per l’Eliseo. Il punto è che già ora il testo è molto criticato da ampi settori dell’ecologismo, in quanto “inutile”. Un movimento d’opinione alimentato da queste posizioni potrebbe far naufragare la consultazione popolare. Qual è il punto della controversia, qui? Secondo molte fonti, sarebbe una inutile ripetizione di principi già contenuti nella Carta dell’ambiente del 2004. Si tratta di un testo con valore costituzionale dal lontano 2005. Il vero passo avanti, invece, sarebbe inserire all’articolo 1 della costituzione il principio di non regressione, cioè il divieto di approvare leggi meno ambiziose in materia climatica.