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Solo blablabla? Ecco i risultati di 30 anni di azione climatica in Europa

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Foto di Ralf Vetterle da Pixabay

L’UE tira le somme sull’azione climatica 1990-2020

(Rinnovabili.it) – Al “blablabla” di Greta, Bruxelles risponde con un numero: -31%. È il calo delle emissioni registrato in Europa nel 2020 rispetto ai livelli del 1990, mentre l’obiettivo ufficiale stabilito dal protocollo di Kyoto era del 20%. Qualsiasi attivista climatico probabilmente risponderebbe che il problema sta nell’obiettivo troppo basso e non nel risultato. E non avrebbe torto. Ma è da questi risultati, dall’azione climatica condotta finora, che l’UE vuole partire per dimostrare che è possibile fissare target più ambiziosi e raggiungerli senza scossoni sociali ed economici. In questi 30 anni, infatti, il Pil dell’Europa a 27 è cresciuto del 50% mentre l’intensità di carbonio dell’economia è scesa a 271 g CO2e cioè metà di quella registrata nel 1990.

Crescita economica e andamento delle emissioni di gas serra possono essere disaccoppiati. È questo il messaggio di fondo dell’EU Climate Action Progress Report 2021, pubblicato ieri dalla Commissione insieme ad altri dossier sullo stato dell’Unione dell’Energia.  

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In quest’ottica i dati più interessanti sono quelli sull’ETS, il sistema europeo di scambio dei crediti di carbonio. Dall’introduzione dell’ETS nel 2005, le emissioni sono state ridotte di circa il 43%, superando il contributo del 21% fissato nella legislazione europea. Nei settori attualmente non coperti dal mercato del carbonio, le emissioni sono state inferiori del 16% rispetto al 2005, superando l’obiettivo fissato con l’Effort Sharing Regulation.

Se l’ETS è un elemento chiave dell’azione climatica europea, Bruxelles sottolinea che per com’è fatto ora non basta. Le emissioni dei trasporti sono rimaste in gran parte invariate dal 2005, salvo il calo del 2020 dovuto alla pandemia. L’UE ha proposto a luglio, nel pacchetto Fit for 55, di raddoppiare l’ETS con un suo gemello dedicato a trasporti e edilizia. Discorso analogo vale per le emissioni dell’agricoltura, anche queste non calate negli ultimi 15 anni.

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C’è poi una preoccupazione per quanto riguarda la capacità di certi ecosistemi di agire da carbon sink, di stoccare cioè CO2 contribuendo al budget netto di carbonio dell’UE. Gli assorbimenti netti dall’uso del suolo, dai cambiamenti di uso del suolo e dalla silvicoltura hanno avuto una preoccupante tendenza al ribasso nell’ultimo decennio, nota il rapporto. Una tendenza che è “guidata dalla situazione degli ecosistemi forestali, tra cui una quota crescente di foreste che raggiungono la maturità, un aumento delle perturbazioni naturali, un aumento della domanda di legno e una diminuzione dei tassi di afforestazione”.

Infine, il capitolo sui sussidi per i combustibili fossili. Sussidi che sono aumentati ulteriormente, del 4% tra il 2015 e il 2019. Solo pochi paesi, tra cui la Lettonia, la Lituania, la Svezia, la Grecia e l’Irlanda, li hanno ridotti. A trainare sono soprattutto quelli legati ai prodotti petroliferi, in settori come i trasporti e l’agricoltura, mentre i sussidi al carbone e alla lignite sono diminuiti di pari passo con la riduzione della quota di questi combustibili nel mix energetico. (lm)

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