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Stoccolma 50 anni dopo, un manifesto per l’azione climatica

A 5 decenni dalla Conferenza di Stoccolma del 1972, lo Stockholm Environment Institute fa il punto sul gap di azione per il clima. Solo 1 target climatico su 10 fissato in questo mezzo secolo è stato raggiunto, o si sono fatti progressi significativi

Azione climatica: dal paradigma dell’estrazione a quello della cura
Foto di No-longer-here da Pixabay

Le ricette del SEI per colmare il gap di azione climatica

(Rinnovabili.it) – Rimpiazzare il PIL come unica unità di misura del progresso con altri indicatori più inclusivi. Cercare un coordinamento Onu sugli stili di vita sostenibili. Più educazione alla natura per i bambini, magari tramite una campagna globale. Promuovere diete a base di vegetali. E trasformare nel profondo la relazione quotidiana delle persone con la natura integrandola nei centri urbani. In sintesi: passare dal paradigma dell’estrazione a quello della cura. Sono le ricette un’azione climatica davvero incisiva che propone lo Stockholm Environment Institute (SEI) in un rapporto appena pubblicato.

Un rapporto preparato per il cinquantesimo anniversario della famosa conferenza di Stoccolma del 1972 sull’ambiente umano, una vera pietra miliare del percorso di azione climatica globale punto in quell’occasione, infatti, fu fissata un’agenda globale e alcuni parametri per agire a beneficio dell’ambiente e del clima. Furono le fondamenta della conferenza di Rio del 1992 e del processo incardinato sulle COP.

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Oggi, a 50 anni di distanza, “sappiamo più che mai quali sono le sfide dello sviluppo insostenibile, ma anche le soluzioni che dobbiamo attuare. In un’ampia gamma di settori, sappiamo che queste soluzioni sono tecnicamente ed economicamente valide. Tuttavia, gli incentivi, le istituzioni e i comportamenti sono appiccicosi e resistono al cambiamento”. C’è insomma un gap di azione climatica, sostiene il rapporto del SEI.

Gap non piccolo. Dal 1972, calcolano gli autori, solo circa un decimo delle centinaia di obiettivi globali per l’ambiente e lo sviluppo sostenibile concordati dai paesi sono stati raggiunti o hanno registrato progressi significativi. “Il ritmo del cambiamento è ancora spaventosamente lento, mentre i più vulnerabili continuano a soffrire in modo sproporzionato. Il tempo sta per scadere per salvaguardare il nostro pianeta e per soddisfare le esigenze di sviluppo socio-economico in tutto il mondo”, scrivono gli autori.

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Tra i suggerimenti per ottenere un cambiamento trasformativo, il rapporto suggerisce di “fare in modo che gli stili di vita sostenibili diventino la scelta preferita; sviluppare modelli di business che si concentrino sui servizi forniti, non sui prodotti fabbricati; rendere le catene di approvvigionamento migliori sia per gli esseri umani che per l’ambiente; allineare le statistiche nazionali agli obiettivi di sostenibilità; e modellare il nostro sistema di innovazione secondo criteri di sostenibilità”.