Rinnovabili

Il dibattito attuale sugli 1,5°C non aiuta l’azione climatica. Ecco come voltare pagina

Azione climatica: il dibattito attuale su 1,5°C ci farà sbattere
Foto di Carabo da Pixabay

L’azione climatica rischia di incagliarsi in un circolo vizioso che impedisce di affrontare le vere cause della crisi

(Rinnovabili.it) – Il dibattito sul fatto se sia ancora possibile o meno mantenere la temperatura globale sotto +1,5 gradi? Non solo non serve a contrastare la crisi climatica, ma rischia di essere persino dannoso. Il non prendere le decisioni necessarie oggi, infatti, ha conseguenze che “sfidano la capacità delle società di affrontare alla radice le cause di questa crisi”. Bisognerebbe quindi fare piazza pulita delle chiacchiere e prestare molta attenzione alle narrative che accompagnano l’azione climatica.

Azione climatica e circoli viziosi

Lo sostiene un rapporto di Ippr e Chatham House che punta il dito verso quello che viene definito il “rischio strategico” della crisi climatica e del modo in cui la stiamo affrontando. Di che si tratta? “Si tratta di un circolo vizioso: le conseguenze della crisi e l’incapacità di affrontarla distolgono l’attenzione e le risorse dall’affrontare le sue cause, portando a temperature più elevate e a perdite ecologiche, che a loro volta generano conseguenze più gravi, distogliendo ancora di più l’attenzione e le risorse, e così via”, spiegano gli autori.

Il punto è che oggi, secondo il rapporto, sbaglia sia la fazione che ritiene impossibile (o non desiderabile) ottenere il cambiamento sistemico profondo che è richiesto per restare sotto gli 1,5°C, sia la fazione degli ottimisti che pensano che l’impresa sia ancora a portata di mano.

I primi gettano legna sul fuoco del fatalismo, con effetti anche molto diversi: la rinuncia o la credenza che non ci sia altra via se non soluzioni estreme come la geoingegneria. I secondi, ripetendo che ce la si può fare pur di fronte a un’azione climatica palesemente inadeguata, creano l’impressione che gli sforzi attuali siano sufficienti quando in realtà non lo sono affatto.

“In generale, la crescente possibilità di superare gli 1,5°C e le sfide per realizzare un cambiamento trasformativo possono essere sfruttate da interessi acquisiti per sostenere tecnologie poco sviluppate, non provate e potenzialmente pericolose per prolungare lo status quo”, notano i ricercatori.

Come reagire? Secondo il rapporto, la politica deve avere il coraggio di spiegare con onestà la portata delle sfide poste da un cambiamento trasformativo profondo delle nostre società, e al contempo bloccare le narrative che spingono per ritardare l’azione climatica. A livello di politiche, invece, bisogna abbandonare l’approccio incrementale e puntare su misure che realizzino trasformazioni sistemiche.

Exit mobile version