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Australia: il solare supera il carbone, ma il governo scommette sul fossile

Il ministro australiano alle risorse, Keith Pitt, ha affermato che il carbone continuerà a fornire un contributo significativo all'economia nazionale ben oltre il 2030.

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L’Australia difende il suo ruolo di esportatore energetico in campo fossile

(Rinnovabili.it) – Non c’è crisi climatica che tenga: l’industria del carbone continuerà ad avere un forte futuro in Australia. A prometterlo è il ministro per le Risorse e l’Acqua Keith Pitt che, ad un solo giorno dalla visita del Consigliere Speciale ONU sul Clima Selwin Hartribadisce la linea energetica australiana. In barba a qualsiasi appello ambientale e alle nuove evidenze del report IPCC, il Governo non mollerà la presa sul carbon fossile.

Per Pitt, il combustibile continuerà a fornire un contributo significativo all’economia federale ben oltre il 2030. La questione verte soprattutto sull’export. Attualmente il Paese rappresenta il 6% della produzione annua totale mondiale dietro a Cina (50%), India (10%) e Indonesia (7%). Ma è anche il maggior esportatore di carbone al mondo (sia termico che metallurgico), con un buon 30% di quote globali. Una percentuale a cui non vuole rinunciare, nonostante le Nazioni Unite continuino a chiederne l’eliminazione graduale entro la fine del decennio.

“Il futuro di questa industria cruciale sarà deciso dal governo australiano, non da un ente estraneo che vuole eliminarlo costando migliaia di posti di lavoro e miliardi di dollari di esportazione alla nostra economia”, ha affermato il ministro. “Negli ultimi tre mesi fino a luglio di quest’anno, le esportazioni di carbone sono aumentate a 12,5 miliardi di dollari, con una crescita del 26% rispetto al trimestre precedente”. Il ministro è sicuro che il Paese abbia un ruolo fondamentale nel soddisfare la crescita della domanda carbonifera dell’Asia, generando “miliardi di dollari in royalties e tasse per i governi statali e federali”. E dando “lavoro diretto a oltre 50.000 australiani”.

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Rinnovabili vs carbone

Una posizione in netto contrasto con quella del Consigliere Speciale Hart che, parlando alla Australian National University, ha mostrato i rischi di questa scelta energetica. “Le forze di mercato mostrano che i giorni del carbone sono contati, poiché molti investitori lo abbandonano a favore delle energie rinnovabili, che sono oggi più economiche nella maggior parte dei luoghi. Comprendiamo perfettamente il ruolo che il carbone e altri combustibili fossili hanno svolto nell’economia australiana, anche se l’estrazione mineraria rappresenta una piccola frazione – circa il 2% – dei posti di lavoro complessivi”. “Ma è essenziale avere una conversazione più ampia, onesta e razionale su ciò che è nell’interesse dell’Australia perché la linea di fondo è chiara. Se il mondo non eliminerà rapidamente il carbone, il cambiamento climatico provocherà il caos in tutta l’economia australiana: dall’agricoltura al turismo, e in tutto il settore dei servizi”, ha affermato Hart.

 Ad avere fiducia nella transizione energetica è invece l’operatore australiano delle reti energetiche (AEMO), secondo agli attuali tassi di sviluppo di eolico e solare il mercato nazionale dell’elettricità potrebbe avere abbastanza energia rinnovabile nel 2025 per soddisfare il 100% della domanda dei consumatori in determinati periodi. Fanno ben sperare i record verdi di quest’anno. Solo pochi giorni fa il fotovoltaico ha superato la produzione di energia dal carbone per la prima volta da quando il mercato mercato elettrico è stato istituito. Permettendo così all’elettricità green di rappresentare il 57% della fornitura nazionale. Il punto di crossover è durato solo pochi minuti, ma è stato comunque accolto con soddisfazione.