Poche sorprese e un approccio molto cauto, quello della Commissione sul boom dei prezzi dell’energia. Secondo le anticipazioni, l’UE si limiterà a considerare la possibilità di acquisti collettivi di gas per creare una riserva strategica, come chiedono Spagna, Francia e Italia. Più margini ai paesi per impiegare gli introiti dell’ETS in misure contro il caro bolletta
Mercoledì l’annuncio della toolbox contro gli aumenti del prezzo dell’energia
(Rinnovabili.it) – Salvo sorprese dell’ultimo minuto, la ‘toolbox’ di Bruxelles per far fronte agli aumenti del prezzo dell’energia non conterrà misure straordinarie. Domani la Commissione presenterà l’insieme di strumenti che gli Stati membri possono utilizzare per contrastare il caro bollette, ma la decisione – dicono le anticipazioni – riflette un approccio decisamente cauto.
L’acquisto collettivo di gas? Forse
Il prezzo del gas naturale è schizzato alle stelle, dai 28 euro di fine giugno ai 113 euro per MWh di inizio ottobre. Mentre il PUN (prezzo unico nazionale) dell’Italia il 7 ottobre batteva sui 307,72 euro al MWh, tallonato da quelli di Slovenia e Croazia (306 euro), Olanda, Belgio e Germania (circa 302 euro), Francia (298 euro), Spagna e Portogallo (288 euro).
Bruxelles però va con i piedi di piombo su una delle misure più attese, l’acquisto in comune di gas per creare una riserva strategica contro i sobbalzi del mercato che era stata richiesta a gran voce da una cordata di paesi, Spagna e Francia in testa. Che resteranno delusi dalla posizione dell’UE: per ora non si va oltre il “considerare la possibilità” di istituire un meccanismo del genere, che sarebbe comunque volontario. L’idea iniziale era quella di replicare il ruolo di acquirente collettivo della UE, attraverso la Commissione, che è stato sperimentato con buoni risultati nel caso dei vaccini anti-Covid. Insieme a Parigi e Madrid, anche il governo italiano appoggia questa misura.
Arriva poi una conferma da Bruxelles: le misure per frenare gli aumenti del prezzo dell’energia messe in campo dai paesi membri in queste settimane potranno essere finanziate con i ricavi del mercato del carbonio, proprio quell’ETS che qualcuno ha provato ad additare come primo responsabile del boom dei prezzi dell’energia.
Rinnovabili, permessi più rapidi, efficienza energetica
Ma questa sarebbe pressoché l’unica misura che può incidere nel breve periodo sul caro bolletta. Le altre decisioni che la Commissione annuncerà domani riguardano interventi di carattere strutturale. Con l’occhio al lungo periodo, l’esecutivo di Ursula von der Leyen rimarcherà che il miglior antidoto all’aumento del prezzo dell’energia è aumentare la quota di rinnovabili nel proprio mix, riducendo così l’esposizione alle fluttuazioni delle fossili importate, e spingere molto sull’efficienza energetica (attraverso i fondi europei per la Renovation Wave degli edifici).
Proprio sul tema delle rinnovabili, la bozza di toolbox vista in anteprima da Reuters promette che nel 2022 la Commissione interverrà con delle linee guida per accelerare il rilascio dei permessi per nuovi impianti rinnovabili. Un tema che in Italia molti identificano come il principale collo di bottiglia che sta strozzando la transizione energetica del paese.
Un altro punto caldo, tornato alla ribalta in queste settimane di aumenti dei prezzi dell’energia, è la presenza o meno del nucleare nella tassonomia verde europea, il documento che stabilisce quali investimenti sono considerati sostenibili e quali no. La Francia guida una cordata di paesi favorevoli all’atomo e punta a ottenere agevolazioni e sovvenzioni per rilanciare il nucleare come soluzione di lungo termine all’energy crunch. Ma l’esecutivo UE domani non annuncerà nulla in merito: le posizioni all’interno della Commissione stessa sono ancora troppo distanti. (lm)