Dopo l’azione alla Fontana della Barcaccia a Roma, il ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano prepara una stretta: sanzioni amministrative, controlli capillari, uso di vigili in borghese presso i punti più “sensibili”
Chi è al potere sta causando devastazioni enormemente peggiori, sotto i nostri occhi. Come possiamo accettare che si continui a dare soldi a chi è responsabile dell’inquinamento e del meteo distruttivo? #roma #barcaccia #siccità #acqua #eni #clima #ultimagenerazione #a22network pic.twitter.com/kXEn1cxUEm
— Ultima Generazione (@UltimaGenerazi1) April 1, 2023
Giro di vite per scoraggiare nuove azioni di protesta degli attivisti per il clima
(Rinnovabili.it) – Controlli più capillari, più vigili (anche in borghese) nei punti “sensibili” della capitale, e sanzioni più dure per chi “deturpa il patrimonio artistico e culturale”. È la risposta alle azioni degli attivisti per il clima che sta mettendo a punto il ministero della Cultura guidato da Gennaro Sangiuliano.
Il ministero della Cultura contro gli attivisti per il clima
Finora la reazione delle autorità si era limitata alla condanna delle azioni, anche se con toni sempre più aspri. Il punto di svolta è stato “l’imbrattamento” della fontana della Barcaccia in piazza di Spagna lo scorso 1° aprile, quando alcuni attivisti di Ultima Generazione hanno versato del liquido nero nella fontana per denunciare l’inazione del governo contro i sussidi alle fossili. Lo stesso giorno, altri attivisti della stessa sigla hanno compiuto un’azione simile ad Ancona alla fontana delle Tredici Cannelle. Nei mesi scorsi altri attivisti avevano gettato vernice lavabile sulla facciata di Palazzo Madama a Roma e su quella di Palazzo Vecchio a Firenze. L’anno scorso avevano lanciato della minestra sulla teca del “Seminatore” di van Gogh, esposto a Palazzo Bonaparte a Roma.
“Chi imbratta, rovina, deturpa, deve pagare anche i danni”, aveva commentato a caldo Sangiuliano. “È ora di dire basta: siamo davanti ad una sistematica azione di vandalismo del nostro patrimonio artistico e culturale che non c’entra assolutamente nulla con la tutela dell’ambiente”. Il ministero si dovrebbe costituire parte civile nei processi agli attivisti e, insieme al ministero della Giustizia, si stanno studiando sanzioni amministrative che obblighino gli attivisti a pagare il costo del ripristino dei monumenti.
Costi che, per quanto possano essere sostanziosi, sono nulla in confronto a quelli – meno evidenti per chi non vuol vedere – che stiamo già pagando a causa della crisi climatica, spiegati con dovizia di particolare nell’ultimo rapporto dell’Ipcc. Questo il ragionamento degli attivisti per il clima, che scelgono appositamente obiettivi simbolici per catalizzare il massimo dell’attenzione. Finora con risultati discutibili vista l’opposizione di una parte non piccola dell’opinione pubblica, nonostante facciano uso di vernici facilmente lavabili e altre sostanze (come il carbone vegetale per la Barcaccia) che non danneggiano in modo permanente i monumenti.