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Ucciso Félix Vásquez, in Honduras continua la strage di attivisti ambientali

Attivisti ambientali
credits: david diaz da Pixabay

Da 40 anni lottava per i diritti dei nativi con gli attivisti ambientali della comunità Lenca

(Rinnovabili.it) – E’ stato ucciso la notte di santo Stefano, nella sua casa a Santiago de Puringla, una piccola comunità rurale nella parte occidentale dell’Honduras. Félix Vásquez era uno dei volti più noti tra gli attivisti ambientali del paese centramericano.

Come Berta Caceres, uccisa nel marzo 2016, faceva parte della comunità indigena Lenca. E come la vincitrice del premio Goldman difendeva i diritti dei nativi e si batteva contro lo sfruttamento indiscriminato delle risorse ambientali. In un paese, l’Honduras, che detiene il record per uccisioni di attivisti ambientali.

Vásquez aveva 60 anni e aveva iniziato giovanissimo a impegnarsi per difendere il diritto alla terra della sua gente. Dagli anni ’80 organizzava l’opposizione a megaprogetti con pesanti impatti ambientali come miniere, dighe idroelettriche, parchi eolici e deforestazione. Si batteva anche per aiutare le comunità indigene a recuperare titoli di proprietà delle loro terre ancestrali.

Tutto ciò è valso a Vásquez molta notorietà, era uno dei volti più conosciuti nel paese. Da poco aveva annunciato di volersi candidare alle primarie del partito di opposizione, il partito progressista Libre, nel marzo 2021.

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Sono stati 4 sicari a spezzare la vita dell’attivista ambientale e a sconvolgere quella della sua famiglia e della comunità Lenca. Le testimonianze parlano di 4 uomini con volto coperto da passamontagna che avrebbero fatto irruzione a casa di Vásquez, l’avrebbero freddato per poi proseguire con il pestaggio dei suoi 4 figli. Loro sono sopravvissuti, per Vásquez non c’è stato nulla da fare.

L’identità degli uomini mascherati resta sconosciuta. Ma i sospetti ci sono, soprattutto in un paese come l’Honduras, dove più volte gli squadroni della morte che colpiscono gli attivisti sono stati collegati a grandi aziende vicine agli ambienti di governo. Nelle ultime settimane era partita una nuova campagna di intimidazione, ai danni di Vásquez e di altri attivisti Lenca. La sua casa era monitorata, i suoi compagni invece sono stati sbattuti in prigione. Al centro di questa nuova escalation ci sarebbe lo scontro tra gli attivisti e un proprietario terriero locale, che avrebbe buone conoscenze nel Partito Nazionale che governa il paese.

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La presa del potere risale al 2009. Da allora il governo ha usato sistematicamente metodi autocratici, nonostante si siano moltiplicate negli anni le accuse di corruzione diffusa, frode elettorale, non indipendenza del potere giudiziario, e abusi frequenti da parte della polizia. Addirittura, alla fine del 2019, gli Stati Uniti hanno accusato il presidente, Juan Orlando Hernández, di gestire un fiorente traffico di droga.

Marlen Corea, vicepresidente di un collettivo di gruppi ambientalisti indigeni e campesini che ha lavorato a fianco di Vásquez, ha dichiarato al Guardian: “Ogni singolo leader della comunità è minacciato, senza eccezioni, è parte della campagna di intimidazione per zittirci e fermare la nostra resistenza ai progetti di sfruttamento delle risorse naturali imposti sul nostro territorio senza consultazione. Ecco perché Félix è stato ucciso, ma la nostra lotta è giusta.

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