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Aree Protette, le proposte del MASE per la legge dei parchi

Aree Protette, le proposte del MASE per la legge dei parchi
Foto di PeterBowers da Pixabay

Dare alle Aree protette la dignità che meritano, per il loro ruolo di tutela ambientale, per i servizi ecosistemici che garantiscono, sentinelle sul territorio con responsabilità importanti. Dignità che meritano anche in virtù della rilevanza economica che assumono per il Paese, del quale occupano oltre il 20% del territorio dando lavoro a 2 milioni di persone considerando le attività che sul sistema delle aree protette insistono. Una nuova dimensione da ottenere anche con soluzioni innovative, come l’apertura alle sponsorizzazioni, o meglio a donazioni con fiscalità agevolata, e con strutture da mettere in campo, come un’Agenzia delle aree protette da costituire, alla quale va affiancata l’istituzione di un Comitato da insediare in sede di Conferenza Stato Regioni.

Questi i temi di lavoro che Claudio Barbaro, sottosegretario al ministero dell’Ambiente e della Sicurezza energetica con delega alle Aree protette, propone agli Stati generali delle Aree protette in corso a Roma. Temi non rigidi, non impianti calati dall’alto ma sollecitazioni e spunti su cui lavorare a partire da questa due giorni e in vista di un’agenda condivisa da costruire a partire dagli Stati generali.

Dal MASE arriva “un fil rouge, una serie di idee, di criticità da segnalare ne abbiamo, ma le vogliamo calare in un percorso che scaturirà dal confronto con voi”, spiega Barbaro. Quello cui si punta è “un documento aperto, emendabile in qualsiasi momento”, perché “non vogliamo uscire da questa due giorni con qualcosa di definitivo, vogliamo cercare tutte le opportunità di confronto e concertazione che da oggi troveremo sul nostro percorso e nel rapporto di collaborazione che istituiremo con ciascuno di voi”. Poi, “quando avremo le idee chiare, presenteremo un progetto di legge di riforma della 394, che è una legge bellissima, non dico perfetta perché va aggiornata”, prosegue il sottosegretario.

La 394/91, le ‘legge dei parchi’, “non pensiamo di riformarla ma sottoponiamo alla vostra attenzione quelle che capiremo se sono criticità superabili, emendabili o che richiedono di incidere profondamente con un cambiamento in grado di modificare in modo sensibile la legge“, spiega Barbaro.

Ecco, dunque, “cosa secondo noi va affrontato come argomento e risolto”, segnala il sottosegretario al MASE. Il Programma triennale per le aree naturali protette, previsto all’art. 4 della 394/91, “va ripreso in pieno. Non credo sia un appesantimento burocratico ma uno strumento che ci fornisce un triennio sul quale programmare e far evolvere il rapporto tra ministero e aree protette”.

Proseguendo, c’è bisogno di un’Agenzia nazionale delle aree protette, possiamo anche recuperare il comitato previsto dalla 394″ all’art. 3, il Comitato per le aree naturali protette, costituito dai ministeri competenti e da rappresentanti designati dalla Conferenza Stato Regioni, oltre a quelli delle regioni interessate di volta in volta. Ancora, ecco la necessità di un’agenzia dedicata, perché “c’è necessità di uno strumento intermedio in grado di fare sintesi con tutte le necessità”.

Auspicabile anche un aggiornamento e adeguamento del sistema della governance delle Aree protette, perché è “è datata e complicata, e la procedura per definirla è complicata”, rileva Barbaro. Va tenuto conto che “il tema è delicato, riguardando la rappresentanza, tema su cui occorrono tutte le attenzioni possibili: la rappresentatività è la chiave della democrazia ma quando è pletorica fa perdere tempo e allontana dai risultati”.

Barbaro sollecita il dialogo anche circa “il ruolo delle Aree marine protette, c’è uno squilibrio con i parchi e c’è il problema della personalità giuridica”. A differenza dei Parchi le AMP non ne hanno una derivante da un proprio livello di governance, con le relative prerogative che restano al  ministero che a sua volta le delega a un ente gestore. Ente composto spesso dai comuni che insistono sull’area e da altre entità come le associazioni, mentre il parco con un proprio livello di governance gode di personalità giuridica e può, ad esempio, assumere personale.

Una situazione per cui “le AMP si sentono sottodimensionate rispetto ai parchi”. C’è poi  il tema “dell’utilizzo delle risorse pubbliche: ci sono stati momenti di confronto, si è parlato di avanzi liberi dei parchi nazionali, di riequilibrio delle risorse a parchi e AMP, ma dovremmo ragionare sul merito”. Infatti, segnala Barbaro, “alcune Aree protette, parchi e AMP hanno una capacità di generare introiti che altre non hanno, e questo deve andare a incidere nei modi in cui il ministero si rapporta con esse. L’incidenza degli introiti è un elemento su cui dobbiamo riflettere per stimolare non dico la concorrenza ma per spingere a emulare chi ha un comportamento più virtuoso”.

Sul tema economico il sottosegretario apre anche alla discussione sulla “possibilità di sponsorizzare attività e coniugare pubblico e privato. Io non arriccio mai il naso, arrivo dal mondo dello sport che si regge sugli sponsor, non vedo nulla di male se cominciamo ad aprirci alla possibilità che attraverso aziende si possa migliorare la vita dei parchi”.

Un’ipotesi che più che riferirsi alla sponsorizzazione tout-court potrebbe essere quella del regime fiscale agevolato per le donazioni ai parchi e simili, in modo da attrarre offerte liberali, un po’ come capita nel mondo dello sport, questo più che la sponsorizzazione vera e propria che presuppone un contratto. Un regime fiscale agevolato che contando sulle detrazioni potrebbe attirare elargizioni da gruppi e aziende. Le modalità però possono essere numerose e diverse. Il sottosegretario fa anche un esempio di possibile collaborazione/sponsorizzazione: “girando nei parchi ho visto tante auto elettriche tutte di marchi diversi. Si potrebbe andare a gara per l’affidamento di auto elettriche in tutte le Aree protette, ne deriverebbe un vantaggio per l’immagine dell’azienda ma anche un abbattimento dei costi per gli enti gestori”.

Certo, il tutto va portato avanti con la necessaria cautela. “La sponsorizzazione è una realtà che va presa in considerazione, ma sempre con attenzione perché potrebbe esserci qualcosa che non abbiamo valutato e potrebbe inquinare il rapporto pubblico-privato”. La condivisione e il lavoro comune sulla proposta sarebbero quindi propedeutici a sgombrare il campo dai rischi eventuali.

Ciò detto, “l’unica proposta formalizzata che sottopongo alla vostra attenzione”, dice Barbaro alla platea riunita per gli Stati generali delle Aree protette, punta a valutare l’ipotesi di “creare una commissione all’interno della Conferenza unificata che possa permettere il confronto costante con tutti gli attori interessati, da locali a nazionali, e la Conferenza unificata è la sede più adeguata”.

Il sottosegretario auspica la messa in campo di “strumenti stabili di ascolto dopo gli Stati generali”, e “questo proprio per superare quel deficit di comunicazione che è stato da più parti segnalato, un deficit vissuto sino a oggi e che vogliamo superare”. In quest’ambito Barbaro suggerisce anche una riflessione sul “ruolo del ministero, ad oggi pressoché formale, si limita a indicare il commissario o le terne, si limita a vigilare, è un notaio delle Aree protette, ha una funzione passiva. Ciò detto, per quel che riguarda la delega alle aree protette, il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica Gilberto Pichetto mi sta dando carta bianca, lo ringrazio perché vuol dire che ha fiducia nei miei confronti, ma vuol dire anche saper articolare il ministero nei suoi percorsi attribuendo a ognuno di noi responsabilità”.

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