Rinnovabili

Anche Acciai Speciali di Terni nel Rapporto Mal’Aria Industriale

E’ uscito “Mal’Aria Industriale 2012” il rapporto di Legambiente sull’inquinamento atmosferico dalle attività produttive in Italia dove si denunciano i siti industriali che a tutt’oggi non hanno ancora l’A.I.A., (Autorizzazione Integrata Ambientale) e che quindi per l’Unione Europea sono considerati “fuorilegge” e per questo l’Europa ha condannato il nostro paese.

L’A.I.A è una certificazione obbligatoria per quegli impianti industriali considerati maggiormente inquinanti, che deve essere rilasciata dal Ministero dell’Ambiente e che ha come finalità il controllo e il monitoraggio e la conseguente riduzione degli inquinanti prodotti dagli impianti industriali. Il rapporto “Mal’Aria Industriale 2012”, ripreso da importanti inchieste giornalistiche come quella de “la Repubblica” ha il merito di riaccendere l’interesse dell’opinione pubblica su tutti quei nodi ambientali creati dall’inquinamento industriale che oggi vengono tutti al pettine in ragione della forza tragicamente reale e simbolica del caso Taranto.

 

“In partenza per Taranto – dichiara Andrea Liberati, Segretario di Legambiente Umbria – per essere, con tutta la nostra associazione, al fianco di quei lavoratori e di quei cittadini e per chiedere, assieme a loro, di impedire all’azienda di lasciare la città in ginocchio e di imporre, subito, il risanamento degli impianti nel rispetto della salute e del lavoro, torniamo a denunciare l’inquinamento prodotto dall’Acciaieria di Terni. Il nostro impegno di associazione ambientalista che vuole tenere assieme i diritti del lavoro e i diritti della salute delle persone e dell’ambiente, è lo stesso a Taranto come a Terni, la “città dell’acciaio” la maggiore città industriale umbra, e questo ci da la credibilità per denunciare l’inquinamento irrisolto dell’Acciaieria, la fabbrica simbolo della città e della regione”

“Terni, va subito detto – continua Andrea Liberati – non è Taranto e la proprietà, diversamente dalla famiglia Riva, qualche impegno per mitigare l’inquinamento lo ha sicuramente preso e realizzato, così come le istituzioni hanno messo in atto un monitoraggio complessivamente efficace. Ma l’Acciaieria di Terni, condivide con quella di Taranto i primi posti nella classifica (“Ispra-Inventario nazionale delle emissioni in atmosfera” 2010, l’ultima disponibile) tra gli impianti industriali più inquinanti, basta leggersi le classifiche riportate sul dossier di Legambiente”.

 

In sintesi per quel che riguarda THYSSENKRUPP ACCIAI SPECIALI TERNI S.P.A. – stabilimento di TERNI (TR):

nella classifica del monossido di carbonio (CO) troviamo THYSSENKRUPP di TERNI (TR) al 6° posto con 3.250 tonnelate contro le 172 mila tonnellate dell’ILVA di Taranto che produce da sola il 64% del totale di CO sui primi 10 impianti più inquinanti;

nella classifica dei maggiori complessi industriali emettitori di Diossine e Furani, THYSSENKRUPP di TERNI è al decimo posto con 0,88 grammi mentre l’ILVA di Taranto è al terzo posto con 15,60 g emessi e a e al primo posto ERG Power di Siracusa in Sicilia che da sola rappresenta il 62% delle emissioni;

nella classifica dei maggiori complessi industriali emettitori di PCB (PoliCloroBifenili) THYSSENKRUPP di TERNI è al 6° posto con 1,40 kg, contro gli 1,42 kg di Taranto al 5° posto e gli 10,50 kg dell’ITALCEMENTI di Calusco d’Adda (BG);

nella classifica dei maggiori complessi industriali emettitori di CROMO due sono le acciaierie tra i primi posti dell’emissione di cromo in atmosfera, e la prima è la THYSSENKRUPP di TERNI con 968,00 Kg, il 21%, e ancora l’ILVA di Taranto con 564,00 Kg, il 12%;

nella classifica dei maggiori complessi industriali emettitori di MERCURIO, metallo pesante altamente tossico per l’ambiente e per l’uomo, THYSSENKRUPP di TERNI è al secondo posto con il 15% delle emissioni pari a 182,00 Kg;

nella classifica dei maggiori complessi industriali emettitori di CADMIO al primo posto troviamo l’ILVA di Taranto e al terzo posto la THYSSENKRUPP di TERNI con rispettivamente 138 e 33,1 kg di metallo pesante emesso che rappresentano rispettivamente il 31%, e il 7% delle emissioni totali.

 

“Quelle emesse dagli stabilimenti industriali, a Taranto come a Terni – conclude il segretario di Legambiente Umbria – sono sostanze pericolose non solo per l’ambiente ma anche per l’uomo che vive e lavora a contatto con essi, ed è sempre più importante, soprattutto in tempo di crisi dove sempre più frequente è il ricatto posti di lavoro in cambio di cessione di diritti a cominciare da quello alla salute, che le emissioni delle nostre fabbriche vengano monitorate e soprattutto che vengano applicate le migliori tecnologie disponibili per la loro riduzione. A Terni, in questi ultimi anni, si sono fatti diversi passi in avanti, grazie anche alla capacità di mobilitazione del movimento operaio e dell’intera città che otto anni or sono è stata capace di difendere la sua fabbrica da un rischio chiusura simile a quello di Taranto e che ora è di nuovo impegnata a contrastare i rischi di una mondializzazione dell’economia che ha ancora troppe poche regole. Molto resta ancora da fare e questa volta, proprio come a Taranto, questo dovrà essere un impegno che dovremo prendere tutti assieme, ambientalisti e lavoratori, cittadini, imprese ed istituzioni. Un’alleanza necessaria se vogliamo che Terni possa diventare una città capace di futuro”.

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