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Anche a settembre cresce la deforestazione dell’Amazzonia, persi 1.455 km2

Deforestazione: 2021 con record negativo per l’Amazzonia
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Mai così tanta deforestazione in Amazzonia dal 2015

(Rinnovabili.it) – Nelle 4 settimane che hanno preceduto il primo turno delle elezioni presidenziali in Brasile, dove Lula contende il posto a Jair Bolsonaro, il paese ha registrato i valori di deforestazione dell’Amazzonia più alti dall’inizio delle rilevazioni, nel 2015. Solo nel mese di settembre, le motoseghe e gli incendi hanno divorato 1455 km2 di foresta tropicale. Un’area più vasta del Comune di Roma.

Lo rivelano i dati della agenzia brasiliana per la ricerca spaziale (Inpe) relativi al mese di settembre. Rispetto allo stesso mese di un anno fa, si è registrato un vero e proprio boom di deforestazione dell’Amazzonia: l’incremento è stato del 48%. Valori che bastano per infrangere il record precedente, segnato a settembre 2019, all’inizio del mandato di Bolsonaro.

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Record di deforestazione che si succedono, mese dopo mese, ormai dal 2021. I dati di quest’anno parlano, per i primi 9 mesi, parlano di 8590 km2 di foresta tropicale persi. Una superficie equivalente a quella dell’intera Umbria. Rispetto all’anno passato, l’aumento del “desmatamiento ilegal” è stato del 22,6%. Ad agosto, la deforestazione in Amazzonia aveva segnato addirittura +80% sullo stesso mese dell’anno precedente, un’area di oltre 1.600 km2 ovvero più di 9 volte Milano.

Agosto e settembre avevano segnato nuovi record anche sul fronte degli incendi. Tre quarti dei roghi del 2022 si è verificato ad agosto o a settembre. Il dato dell’ultimo mese è del 14% superiore alla media storica e del 120% maggiore di quello dello stesso mese dell’anno scorso. Ad agosto l’Inpe aveva registrato un peggioramento del 12,3% rispetto ad agosto 2021 e un valore del 20% più alto rispetto alla media storica (dal 1998 a oggi).

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Dati, questi sullo stato di salute dell’Amazzonia, che hanno un peso nelle elezioni presidenziali. Bolsonaro nel suo 1° mandato ha lasciato mano libera all’agribusiness e alle compagnie minerarie, soffocando la voce di società civile e realtà indigene. Il presidente di estrema destra ha promesso, in caso di rielezione, di continuare su questa strada.

Di contro, il suo sfidante Lula – che ha vinto il primo turno delle elezioni, ma senza la maggioranza assoluta dei voti – ha promesso di replicare le politiche di tutela della foresta tropicale che, tra 2003 e 2010, riuscirono effettivamente a far crollare i dati della deforestazione ai minimi storici.

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