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Ambiente: ‘gessi rossi’, respinta una mozione del gruppo M5s

L’atto effettua una puntuale ricostruzione delle produzioni dello stabilimento di Scarlino a partire dal 1972 fino ai giorni nostri, ricordando come il sito grossetano sia l’unico produttore italiano di biossido di titanio (TiO2) e che questo generi “scarti di produzione”, i cosiddetti “gessi rossi”

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Foto di Walkerssk da Pixabay

L’atto di indirizzo era stato presentato dalla capogruppo Irene Galletti

Firenze – “Non si può più accettare il ricatto: ambiente o lavoro, l’occupazione non può essere alternativa alla difesa dell’ambiente e quindi anche della salute”. Così si è espressa la consigliera Irene Galletti (M5S), illustrando la mozione – respinta dall’aula dopo ampio dibattito – sul programma della Regione Toscana per la gestione dei cosiddetti “gessi rossi”. La  consigliera ha invitato la Regione a eliminare le deroghe: “Solo così il Consiglio regionale può essere credibile”.

L’atto di indirizzo intendeva impegnare l’esecutivo regionale “a eliminare in autotutela le deroghe ai limiti delle concentrazioni soglia di contaminazione (CSC) per cromo e vanadio, approvate nel 2017 dalla Regione Toscana; a mettere a disposizione della società Venator un sito di discarica autorizzata capace di accogliere in sicurezza i gessi rossi, annullando le autorizzazioni in essere per il ripristino della cava di Montioni, e infine a illustrare un piano per il mantenimento occupazionale, compreso l’indotto, salvaguardando al contempo l’ambiente e la salute umana”.

L’atto effettua una puntuale ricostruzione delle produzioni dello stabilimento di Scarlino a partire dal 1972 fino ai giorni nostri, ricordando come il sito grossetano sia l’unico produttore italiano di biossido di titanio (TiO2) e che questo generi “scarti di produzione”, i cosiddetti “gessi rossi”, che costituiscono una miscela eterogenea di materiale di origine antropica, quali residui e scarti di produzione e di terreno, utilizzabili per la realizzazione di riempimenti, di rilevati e di reinterri che, come tali, si deve avere la certezza che non inquinino in alcun modo, neppure con il passare del tempo. La mozione ricorda le deroghe intervenute ai limiti di legge e in particolare quella approvata dalla Regione Toscana nel marzo 2017, ai limiti delle CSC per cromo e vanadio; nonché il recente rapporto della Commissione parlamentare di inchiesta sui reati connessi al ciclo dei rifiuti, contenente anche un report sulla base dei dati di Arpat sull’inquinamento derivante dall’utilizzo dei gessi rossi prodotti a Scarlino. Tale relazione, nelle sue conclusioni, indica come i gessi rossi non avessero le caratteristiche per essere reimpiegati nel recupero della cava di Montioni e che Arpat, tuttavia – pur evidenziando il superamento dei limiti di legge per solfati, cloruri, cromo e vanadio – non abbia comunque mai proposto alla Regione Toscana l’interruzione di tale attività di recupero, effettuata dalla società Venator Italy di Scarlino, proprio utilizzando i gessi rossi. L’atto, inoltre, sottolinea come a giudizio della proponente vi sia stata “una grave omissione da parte di tutti gli enti preposti al controllo, che non hanno fermato l’uso dei gessi rossi depositati sui terreni, nonostante vi fossero tutte le evidenze della gravità dell’inquinamento che essi stavano provocando”. La mozione, infine, rileva come “occorra, ancor prima di parlare di green che la Regione, piuttosto che indicare genericamente soluzioni, si impegni perché la gestione del problema dei gessi rossi avvenga in maniera ben precisa, garantendo la piena tutela dell’ambiente e la protezione della salute delle persone residenti sul territorio, assicurando al contempo la piena occupazione aziendale”.

Nel corso del dibattito Donatella Spadi (Pd), definendo l’argomento “molto spinoso” e riprendendo la riflessione di quanto sia difficile, talvolta, conciliare ambiente e livelli occupazionali, ha chiesto di rinviare la mozione in commissione, per approfondire meglio la questione, anche alla luce di quanto stia già facendo la Regione Toscana. “Se non ci fosse il rinvio in commissione – ha annunciato la consigliera – il Partito democratico voterebbe contro”.

“Quanto l’argomento sia spinoso lo sappiamo soprattutto noi che in quelle zone viviamo”, ha commentato Andrea Ulmi (Lega): “Tra ambiente e occupazione non può esserci una sorta di ricatto”. Il consigliere ha poi annunciato l’astensione del proprio gruppo, per la mancata accettazione di un emendamento, che chiedeva prima di individuare una discarica autorizzata e successivamente di passare alle deroghe.

“Apprezzo nelle parole dei consiglieri l’attenzione all’ambiente e la preoccupazione per i lavoratori, ma non abbiamo tempo per andare in commissione – ha replicato Galletti – Occorre che la Regione proceda velocemente, perché il problema ambientale, collegato alla salute, peggiora di giorno in giorno”.

La mozione è quindi andata al voto ed è stata respinta, con 20 contrari, 6 favorevoli e 6 astenuti.