Agrifood Forum 2023: il valore dell’energia
(Rinnovabili.it) – L’agricoltura ha un preciso ruolo nella transizione energetica. Un ruolo richiesto dal suo contributo alle emissioni climalteranti globali ma anche dalle potenzialità, nascoste e non, di accelerare lo sviluppo sostenibile. Per il comparto prendere parte al cambiamento significa non solo ridurre il proprio impatto sul clima ma anche procurarsi gli strumenti con cui rendersi più resiliente e competitivo di fronte alle sfide attuali. Di queste opportunità si è parlato nel corso del panel dedicato al valore dell’energia dell’Agrifood Forum 2023, l’evento digitale di Rinnovabili.it dedicato alla sostenibilità dei sistemi agroalimentari.
I vantaggi dell’agrivoltaico
Uno degli spunti di riflessione in questo senso è stato offerto dal nuovo progetto agrivoltaico che Enel Green Power ha avviato a Tarquinia, in provincia di Viterbo. Un impianto da circa 170 MW di capacità, completamente rinnovabile integrato con le attività agricole, che a regime sarà non solo la più grande installazione agrivoltaica d’Italia, ma anche il parco solare più potente a livello nazionale. Per arrivare ad un simile progetto, ha spiegato Salvatore Bernabei, CEO di Enel Green Power, la strada è passata per anni di studi, esperimenti e ricerche in varie parti del mondo. Un lungo lavoro pregresso che ha permesso all’azienda di capire in che modo, unendo la tecnologia fotovoltaica con l’attività agricola, fosse possibile creare valore. Con risultati che a seconda del tipo di coltura “vanno dal 20 all’80% in più di resa agricola a parità di superficie, in termini di numero e peso dei frutti”, sottolinea Barnabei.
Ciò dipende da alcune condizioni che si stabiliscono nel terreno. Grazie all’ombreggiatura parziale dei moduli durante alcune ore del giorno, infatti il suolo risulta meno stressato e in grado di mantenere una più alta umidità. “Questo, in un periodo come quello attuale, caratterizzato da una forte siccità rappresenta un vantaggio importante”, ha sottolineato il CEO. E dopo l’impianto a Tarquinia ne seguiranno altri in Italia. La società sta già sviluppando altri due progetti la cui costruzione inizierà a breve: uno da 55 MW e uno da 13, 5 MW e integrati in un caso al foraggio e nell’altro alla coltivazione di orzo e avena. Ma non esiste una ricetta universale: ogni progetto è a sé, deve essere legato alla specificità del territorio e alle esigenze locali. E nella visione di EGP deve sempre abbracciare l’innovazione tecnologica, quella aperta e legata alla rivoluzione 4.0, pensata per ottenere il massimo valore dalle produzioni.
Agricoltura e transizione energetica: il biogas italiano
Ma prima che arrivasse l’agrovoltaico a fornire nuovo valore al settore agricolo, in Italia campi ed energia erano già legati a doppio filo. Basti pensare che oggi il Belpaese può contare su circa 2.000 impianti di produzione di biogas, di cui un 65% impiega scarti agricoli come materia prima e un 20% effluenti zootecnici. E che, anche in questo caso, l’energia non è il solo prodotto ottenibile. “La digestione anaerobica rappresenta una tecnologia centrale per la transizione agroecologica”, afferma Piero Gattoni, presidente Consorzio Italiano Biogas (CIB). “Si tratta di un processo in cui la fermentazione di una matrice organica in assenza di ossigeno produce biogas e un secondo prodotto: il digestato”. Questo fertilizzante organico permette di riportare sostanze nutrienti nel suolo riducendo l’uso di concimi chimici.
“L’approccio con cui dobbiamo da agricoltori affrontare la transizione è un approccio necessariamente imperniato sui valori dell’energia: ossia sociale, ambientale, legato alla competitività e alla sicurezza”, ha aggiunto Gattoni. Per aiutare le aziende del settore ad abbracciare la transizione energetica e l’agroecologia, il CIB ha lanciato il progetto Farming for future, identificando 10 azioni che, se attuate, possono migliorare le performance ambientali ed energetiche delle aziende, tutelandone la redditività. Sul fronte prettamente energetica si consiglia dunque di favorire la produzione di energia elettrica in cogenerazione da biogas e da fotovoltaico in ambito aziendale, sviluppando la meccanizzazione a biometano (anche bioLNG) ed elettrificando ovunque possibile gli usi finali dell’energia.
Innovazione tecnologica e collaborazione
L’innovazione tecnologica rappresenta non solo lo strumento con cui unire campi ed energia ma anche quello con cui rendere resilienti le attività e le aziende rispetto alle attuali sfide. Sfide ricordate nell’intervento di Pierluigi Sassi, presidente Earth Day Italia, che ha puntato i riflettori sull’aumento demografico e sul crescente stress climatico che la regione mediterranea più di altre sta affrontando. Qui le acque marine si stanno scaldando ad una velocità tre volte superiore rispetto al resto del mondo, e anche le temperature terrestri stanno crescendo più rapidamente. “Tutto questo va creare desertificazione, siccità e sterilizzazione dell’agricoltura costiera […] e ci offre uno scenario un po’ drammatico in cui, senza un adattamento tecnologico, 250 milioni di persone entreranno in stress idrico e di conseguenza anche in stress alimentare . In questo senso una speranza nasce dalle collaborazioni”. Partnership tra settori, tra nord e sud Italia, tra regioni del mondo diverse.
Il tutto utilizzando l’innovazione come passepartout. “L’agricoltura insiste sul cambiamento climatico […] ma la tecnologia potrà invertire questa rotta e riuscire a produrre più cibo con meno acqua, meno energia, meno emissioni, senza il ricorso alle fonti fossili, rispettando il paesaggio”.
Geotermia a bassa entalpia per cantine e serre
E rimane in ambito di tecnologie energetiche anche l’ultimo intervento del panel affidato a Moreno Fattor, presidente ANIGhp, l’Associazione Italiana Impianti Geotermia Haet Pump. La realtà promuove la geotermia a bassa entalpia, una tecnologia grazie a cui è possibile sfruttare il calore contenuto nel primo strato di sottosuolo ai fini della climatizzazione degli edifici e del riscaldamento dell’acqua sanitaria.
Nonostante il settore, nell’immaginario generale, sia per lo più legato ad un uso residenziale, l’esperienza di ANIGhp dimostra che vi sono larghe potenzialità anche nell’agrifood, con un risparmio importante sull’utilizzo dei carburanti fossili. “Esistono già delle applicazioni in ambito agricolo – spiega Fattor – soprattutto al livello vitivinicolo. Abbiamo realizzato degli impianti in cantine vinicole a Rimini, a Volterra in provincia di Pistoia, ma anche a Gavorrano in provincia di Grosseto”. Ma questi interventi possono interessare anche gli stabilimenti di lavorazione e produzione di qualsiasi segmento agricolo, così come le serre. Non solo. In caso di impianti geotermici che utilizzano pozzi di falda è possibile immaginare sistemi che gestiscono l’acqua a seconda delle esigenze: rimettendolo in falda, in roccia per portarla ai sistemi di irrigazione o accumularla in microbacini per impiegarla in caso di crisi.