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Adeguatezza del sistema elettrico, tra rischi e capacity market

Adeguatezza del sistema elettrico
Foto di Wolfgang Arbesser da Pixabay

Adeguatezza del sistema elettrico, cosa è e come garantirla

(Rinnovabili.it) – Dal caldo eccezionale di luglio 2015 alla riduzione degli import da Francia e Germania a settembre 2020, passando per l’ondata di gelo di gennaio 2017. Negli ultimi anni si sono verificate diverse criticità per il sistema elettrico italiano man mano che la generazione termica lasciava il passo alle rinnovabili non programmabili. Condizioni di stress che saranno ulteriormente esacerbate con il phase out del carbone, ossia la dismissione graduale delle ultime centrali nazionali alimentate con tale combustibile. A spiegarlo è Francesco Del Pizzo, Responsabile Strategie Sviluppo Rete di Terna, con un intervento al Senato dedicato all’adeguatezza del sistema elettrico e al ruolo del capacity market (marcato della capacità). Il quadro che ne emerge è quello di un Paese in piena trasformazione sotto il profilo energetico, con diversi obiettivi da raggiungere e ostacoli da risolvere.

Qualità e Sicurezza energetica

Per adeguatezza del sistema elettrico si intende essenzialmente la capacità di soddisfare il fabbisogno energetico nel rispetto di prefissati livelli di sicurezza e qualità. In altre parole le risorse di produzione e di trasmissione devono essere sufficienti a soddisfare la domanda attesa, offrendo nel contempo un buon margine di riserva. Come già segnalato da Terna nel rapporto 2018, attualmente in Italia la capacità di generazione disponibile è notevolmente inferiore quella installata. Il motivo? La viabilità delle fonti rinnovabili come eolico e fotovoltaico unitamente ad una serie di vincoli tecnici e ambientali. A queste criticità in termini di adeguatezza e sicurezza, spiega Del Pizzo si aggiungeranno anche quelle derivanti dalla chiusura di 7,2 GW di impianti a carbone entro il 2025.

Al pari di molti altri Stati europei, l’Italia si è dotata di strumenti atti soddisfare i requisiti di adeguatezza del sistema elettrico italiano. Uno di questi è la remunerazione della disponibilità di capacità produttiva, il cosiddetto Capacity Market. Attraverso aste concorrenziali gli operatori di mercato offrono a Terna la loro disponibilità a produrre energia in caso di necessità. In alternativa, i grandi consumatori possono essere essere ricompensati per la disponibilità a ridurre la propria domanda.

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Per l’operatore della rete di trasmissione, il mercato della capacità rappresenta lo strumento necessario per abbandonare definitivamente il carbone. Al momento attuale, tuttavia, esistono ancora diversi nodi. Come sottolineato da Del Pizzo durate l’audizione, la capacità contrattualizzata nelle aste per il 2022 e il 2023 non è sufficiente a permettere il pieno phase out al 2025. Questo sia perché è stato approvvigionato solo parte del fabbisogno sul continente e in Sicilia, sia perché non tutta la capacità contrattualizzata verrà realizzata per problemi autorizzativi 

Alle condizioni critiche del sistema in termini di adeguatezza e sicurezza già oggi presenti bisognerà aggiungere l’ulteriore riduzione di capacità per 7,2 GW in seguito alla chiusura degli impianti a carbone prevista dal PNIEC nel 2025.

Le azioni per il futuro

Ecco perché, Terna ha individuato alcune azioni necessarie per accompagnare la dismissione graduale degli impianti a carbone. Dalle nuove aste del mercato della capacità 2024 e 202, all’accelerazione del piano di autorizzazione e realizzazione degli impianti assegnatari. E infine un’accelerazione dei tempi di autorizzazione delle infrastrutture di rete (‘fast track’), in particolare per il collegamento HVDC Sardegna-Sicilia-Continente (TL -TyrrhenianLink).

Ma esistono anche altre priorità, come evidenziato dal Senatore Gianni Girotto (M5S) a margine dall’audizione di Terna. “Il nuovo capacity market non potrà non puntare su accumuli e rinnovabili. Lo strumento attuale è troppo sbilanciato sulle fonti fossili e mostra diverse criticità che andranno risolte e che comportano maggiori costi per i cittadini”, spiega Girotto. “Non si capisce perché un meccanismo che deve garantire l’adeguatezza del sistema elettrico italiano alla domanda sia basato esclusivamente sulla vecchia tecnologia delle fossili, che andrebbero invece utilizzate solo come risorse di ultima istanza”.

“Tenuto conto che nel frattempo stoccaggio e rinnovabili cresceranno – aggiunge il senatore – prorogare gli impianti a carbone e prevedere di incentivare per 15 anni nuova capacità a gas, potrebbe risultare non solo inutile, ma anche assai oneroso nei confronti dei consumatori, dal momento che ciò si tradurrebbe in bollette con importi maggiorati e ingiustificati per 15 anni […] Sicuramente anche la regolamentazione dovrà fare dei passi avanti e il Governo dovrà prendere atto della direzione intrapresa a livello comunitario e nazionale: rinnovabili e stoccaggio sono imprescindibili e il nuovo decreto sul capacity market non potrà non tenerne conto”. 

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