Il governo tedesco ha prolungato fino a marzo 2024 la messa in standby di alcuni impianti a lignite per mantenere una capacità di riserva durante l’inverno, risparmiare gas e mitigare il prezzo del MWh
La Berlino assicura che l’addio al carbone sarà ultimato entro il 2030
(Rinnovabili.it) – La Germania aspetterà ancora un anno prima di dire definitivamente addio al carbone. Berlino non si fida ancora delle forniture di gas alternative alla Russia e prolunga lo standby di alcuni suoi impianti a lignite per un altro inverno. Lo ha deciso il 4 ottobre il governo tedesco con l’imprimatur del ministro alla Transizione Ecologica e all’Economia Robert Habeck, leader dei Verdi.
Congelato l’addio al carbone
Il provvedimento riguarda alcune unità di centrali a carbone operate da RWE e LEAG. Quella da 3,4 GW di Niederaußem, gestita da RWE, considerata tra i 10 impianti più inquinanti d’Europa. Quella di Neurath, anch’essa a lignite e di RWE, che è la 2° centrale più inquinante del continente. E quella da 3 GW di Jaenschwalde, il 3° impianto a lignite più grande della Germania.
Tutti siti che già l’anno scorso erano stati mantenuti pronti a fornire di nuovo elettricità in caso di bisogno durante l’inverno. La decisione del governo, infatti, prolunga fino a marzo 2024 quella presa nel 2022, quando le incertezze legate alla guerra in Ucraina e allo stop delle forniture di gas dalla Russia (incluso per il sabotaggio dei gasdotti Nord Stream 1 e 2, che collegano direttamente i due paesi) erano molto più alte.
“La riserva di approvvigionamento sarà riattivata per risparmiare gas nella produzione di elettricità ed evitare così colli di bottiglia nell’approvvigionamento di gas nel periodo di riscaldamento 2023/2024”, ha spiegato il governo. In questo modo, Berlino punta a risparmiare 3,9-5,6 TWh di generazione elettrica dal gas e ad abbassare il costo del MWh di 0,4-2,8 euro.
Contestualmente, Berlino ha assicurato che questa mossa non pregiudica in alcun modo l’obiettivo di dire addio al carbone del tutto entro il 2030, data negoziata e rinegoziata con molta fatica con l’industria del carbone – e con un esborso di 40 miliardi di euro che lo stato garantirà agli operatori per ammorbidire la transizione.