Consiglio e Parlamento dell'UE trovano un'intesa sulla legge Industria a Zero Emissioni. Introdotti nuovi criteri per le procedure d'appalto e per le aste rinnovabili. Nucleare e CCS nella lista dei progetti strategici
Trovata l’intesa UE sul Net-Zero Industry Act
(Rinnovabili.it) – Trovato l’accordo provvisorio sul Net-Zero Industry Act, la nuova legge europea sull’industria a zero emissioni. Il 6 febbraio i negoziatori del Parlamento e del Consiglio dell’Unione hanno approvato un testo condiviso che ora dovrà essere votato formalmente da entrambe le “camere”. Testo che appare ben diverso dall’originale proposta presentata dalla Commissione europea. Nelle mani dei co-legislatori, infatti, l’atto è diventato uno strumento di mediazione tra i tanti interessi industriali in gioco con un risultato finale che non soddisfa a pieno né le associazioni di settore né le organizzazioni della società civile.
Net-Zero Industry Act, cosa è?
Annunciato per la prima volta nell’ambito del piano industriale Green Deal della Commissione all’inizio del 2023, il Net-Zero Industry Act (NZIA) fa parte della risposta diretta dell’UE all’Inflation Reduction Act statunitense. L’esecutivo von der Leyen ha progettato la proposta normativa per aiutare il Blocco a raggiungere i suoi obiettivi climatici 2030, stimolando al tempo stesso la produzione delle principali tecnologie della transizione all’interno dei confini comunitari
L’atto fissa target precisi per la fine di questo decennio: fabbricare in Europa il 40% delle tecnologie a zero emissioni necessarie ai Ventisette, catturandone il 25% del valore del mercato globale. Come raggiungere la meta? Principalmente facilitando l’accesso al mercato per i prodotti tecnologici attraverso il migliori condizioni di investimento, minori oneri amministrativi e procedure semplificate di rilascio delle autorizzazioni. Nel contempo la legge mira a migliorare le competenze della forza lavoro europea in questi settori (in particolare attraverso il lancio di accademie di formazione) e creare una piattaforma per coordinare l’azione comunitaria in quest’ambito.
La proposta della Commissione aveva individuato otto “tecnologie strategiche a zero emissioni nette”, a cui fornire un sostegno particolare, iter abbreviati e soggette al parametro di produzione nazionale del 40%. L’elenco comprendeva:
- le tecnologie solari fotovoltaiche e termiche;
- l’energia eolica onshore e le energie rinnovabili offshore;
- le batterie e i mezzi di stoccaggio;
- le pompe di calore e l’energia geotermica;
- gli elettrolizzatori e le celle a combustibile;
- il biogas/il biometano;
- la cattura e lo stoccaggio del carbonio (CCS);
- le tecnologie di rete.
Alla lista se ne affiancava un’altra contenente tutte le tecnologie a zero emissioni nette, (quindi anche nucleare e SAF) e in grado di beneficiare in questo caso solo di una velocizzazione degli iter autorizzativi. Con tempi più brevi per le strategiche rispetto alle non strategiche.
Legge sull’Industria a Zero Emissioni, le modifiche
Lo scorso anno Parlamento e Consiglio dell’Unione aveva definito la propria posizione in merito, chiedendo diverse modifiche rispetto al testo originale. Alcune di queste sono state accettate dall’accordo provvisorio. Durante i negoziati, i deputati hanno ad esempio ottenuto che l’elenco di tecnologie da sostenere sia legato alle differenze nazionali.
Nel dettaglio i progetti derivanti dalla nuova lista di tecnologie possono diventare “progetti strategici a zero emissioni nette” se uno Stato membro lo desidera. Spetterà a ciascuno Paese UE decidere quale tecnologia considerare “strategica” e finanziarne l’implementazione. Il che rende anche la produzione di tecnologie nucleari etichettatibile come strategica.
Questa modifica ne porta con sé un’altra. Il tempo massimo per la concessione di permessi per la costruzione o l’espansione di grandi progetti manifatturieri con tecnologia a zero emissioni nette (più di 1 GW), così come quelli non misurati in gigawatt, non potrà superare i 18 mesi. Per i progetti più piccoli (meno di 1 GW), il termine sarà di 12 mesi. Più brevi le scadenze per i progetti strategici.
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Criteri di Sostenibilità e Resilienza per aste e bandi
Altro punto fondamentale per il Net-Zero Industry Act: i regimi di sostegno nazionali volti ad accelerare la diffusione delle tecnologie pulite tra le famiglie e i consumatori (ad esempio pannelli solari, pompe di calore) dovranno tenere conto dei criteri di sostenibilità e di resilienza della catena di approvvigionamento. Anche le procedure di appalto pubblico e le aste per le rinnovabili dovrebbero soddisfare tali criteri, anche se a condizioni definite dalla Commissione.
Nel dettaglio le norme dei bandi pubblici per l’acquisto di beni, lavori e servizi legati alle tecnologie strategiche dovranno garantire requisiti trasparenti, attuabili e armonizzati; e che la fornitura di tali prodotti nel Blocco sia diversificata. In questo caso il contributo per la sostenibilità ambientale sarà un requisito minimo obbligatorio, mentre il contributo per la resilienza sarà applicato qualora vi sia una dipendenza da paesi terzi superiore al 50%. Lato aste, l’accordo provvisorio stabilisce che lo Stato membro potrà applicare sia criteri di prequalificazione che di aggiudicazione non legati al prezzo, come la sostenibilità ambientale, il contributo all’innovazione o l’integrazione dei sistemi energetici. Questi criteri dovranno applicarsi ad almeno il 30% del volume messo all’asta ogni anno per Stato membro.
La Commissione definirà i criteri per gli appalti e le aste e rivedrà il volume messo all’asta alla luce di una valutazione del funzionamento del sistema.
I primi commenti all’NZIA
SolarPower Europe accoglie con soddisfazione l’accordo sulla Legge Industria a Zero Emissioni ma ci tiene ad evidenziare alcuni urgenti. “Se da un lato l’approvazione della NZIA invia un segnale forte ai produttori solari dell’UE, dall’altro non elimina la necessità di un sostegno di emergenza. Ai produttori restano settimane di sopravvivenza, questa crisi richiede un’azione urgente da parte delle autorità europee e nazionali”. Non solo. L’associazione punta i riflettori anche sul meccanismo d’asta. “Ribandiamo l’appello lanciato assieme all’industria eolica affinché queste regole, così come la traiettoria futura dei volumi delle aste, siano specifiche per la tecnologia e riconoscano i diversi punti di partenza delle catene di approvvigionamento eolico e solare”.
Decisamente più critico EBB, l’Ufficio europeo dell’Ambiente. “La decisione dei negoziatori di trasformare la NZIA in uno strumento di supporto alle tecnologie indipendentemente dal loro rapporto costo-efficacia e dalla loro immediata dispiegabilità è molto preoccupante. Le catene di approvvigionamento eolico e solare, le pompe di calore, le batterie, le reti e l’idrogeno rinnovabile per i settori target sono soluzioni prontamente disponibili con un comprovato impatto sulla decarbonizzazione. Fornendo loro lo stesso livello di sostegno pubblico delle tecnologie costose e lente, come l’energia nucleare e la cattura del carbonio, i scarsi fondi pubblici verranno ulteriormente sfruttati, minimizzando l’impatto”.
Sulla stessa linea anche WWF Europa secondo cui “Ampliare la portata del Net Zero Industry Act, mentre gli investimenti pubblici sono limitati, rischia di dirottare il denaro dei contribuenti verso magiche soluzioni tecnologiche future e lontano dalle tecnologie verdi chiave disponibili e comprovate di cui abbiamo bisogno per raggiungere gli obiettivi climatici dell’UE per il 2030“.