di Roberto Antonini
Dammi una superficie e alimenterò il mondo. Nel risiko del ‘dove piazzo il pannello’, tra limiti, divieti ed esclusioni, arriva la novità degli stadi e di altre arene sportive. A lanciare l’iniziativa uno dei ministri più titolati a farlo, visto l’ambito di cui si parla, e cioè Andrea Abodi, ministro per lo Sport e i Giovani. L’occasione una conferenza stampa nella Sala Capitolare del Senato organizzata per presentare un disegno di legge a prima firma del senatore di Forza Italia, Mario Occhiuto che verrà depositato a Palazzo Madama a breve. A margine dell’intervento Abodi ha spiegato che “le coperture degli stadi devono diventare in grado di produrre energia”.
Gli stadi “contribuiscono per una quota rilevante, anche molto visibile, a quell’80% non efficientato energeticamente degli impianti sportivi italiani”, segnala il titolare dello Sport. “Vorrei che diventassero invece un esempio al quale riferirsi, anche rispetto a impianti più piccoli”, per azioni di efficientamento a partire comunque dagli impianti più energivori.
Gli stadi non saranno, naturalmente, gli unici impianti sportivi a diventare produttori di elettricità green, anche altre tipologie di impianti verranno coinvolte dall’iniziativa. Abodi si augura si possa fare lo stesso anche per piscine, impianti del ghiaccio, di risalita e innevamento artificiale, “impianti che hanno bisogno di un’energia intelligente, possibilmente rinnovabile”, tanto più che allo stato attuale “sono superfici sprecate e vogliamo renderle produttive“.
In occasione della conferenza stampa in una delle sale pertinenza del Senato, il titolare dello Sport ha annunciato i lavori – entro tre anni e svolti da Sport e Salute, la società pubblica che si occupa dello sviluppo del settore sport – per la nuova copertura dello Stadio Olimpico di Roma e la realizzazione di quella del Centrale del Tennis al Foro Italico. Più precisamente, ha spiegato Abodi, “in 2 o 3 anni, Sport e Salute vuole trasformare lo Stadio Olimpico con una nuova copertura che restituisca 10 metri di prospettiva alla collina di Monte Mario, una dimensione paesaggistica oscurata con la ristrutturazione del 1990, e consenta all’impianto di diventare Comunità energetica e produrre energia”.
Insomma, l’Olimpico, tempio delle emozioni calcistiche e non solo della Capitale, è in predicato di diventare CER e inoltre rimarrà ancora ‘olimpico’ perché la pista di atletica è parte integrante dell’offerta, ha precisato il ministro, aggiungendo che “questo può succedere in tutti gli stadi italiani”.
Ai lavori sull’Olimpico, segnala Diego Nepi Molineris, amministratore delegato di Sport e Salute, “abbineremo la copertura dello stadio centrale del tennis, sempre al Foro Italico”. Stadi, dunque, che oltre ad essere luoghi iconici delle città, per molti sfegatati fans addirittura elemento identificativo della città stessa, sono “elemento di maggiore riconoscibilità, elemento che qualifica un territorio, con cui deve saper dialogare”, dice Abodi. Dunque ben valgono un investimento, che può risultare “un tema talmente visibile che condiziona positivamente l’agenda di sviluppo di una città o anche di un piccolo centro”.
Al di là dell’aspetto energetico e urbanistico, anche a chi non si appassioni allo sport calcistico o meno è chiaro che l’Italia sconta una certa inferiorità rispetto ad altri Paesi (e club) europei. “I nostri club di Serie A si confrontano con il resto dell’Europa che dal punto di vista delle strutture sportive, a partire dagli stadi, è significativamente, in chiave quasi mortificante, molto più avanti di noi, non solo i Paesi più rappresentativi ma con l’Europa in senso generale”.
Passando al tema generale della conferenza stampa, le modalità previste dal ddl che sarà posto all’esame del Senato puntano a estendere alla costruzione di nuovi stadi o alla ristrutturazione di vecchi le agevolazioni previste per le ZES, le Zone economiche speciali, introducendo procedure semplificate che permettano il rilascio dei permessi entro 45 giorni. Prevista la possibilità di nominare un commissario per accelerare l’iter e consistenti agevolazioni fiscali, con un credito d’imposta fissato al 30% per gli investimenti privati innalzabile fino al 40% per progetti di eccellenza in chiave di sostenibilità.
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