Le foreste pluviali sono biomi preziosi per la lotta al cambiamento climatico
(Rinnovabili.it) – Le foreste pluviali sono uno dei ‘cuscinetti’ più importanti contro il cambiamento climatico. Ma l’uomo ha distrutto o devastato ormai 2/3 della loro superficie originaria. i fattori principali dietro questo dato sono la deforestazione (sia illegale che permessa) e la conversione del suolo ad uso agricolo.
L’allarme lo lancia l’ong norvegese Rainforest Foundation Norway, in un rapporto appena pubblicato. Il logging e l’ampliamento dei pascoli e delle coltivazioni nelle aree un tempo occupate dalle foreste pluviali sono responsabili per la distruzione del 34% delle zone forestali tropicali mentre le condizioni di un altro 30% sono state degradate.
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Più della metà delle aree distrutte o degradate si trova in Sudamerica, nell’Amazzonia e nelle altre foreste pluviali limitrofe. Secondo il rapporto, in valori assoluti la superficie forestale che è andata perduta tra il 2002 e il 2019 è pari ad un’area grande come la Francia. Altri hotspot sono le foreste delle isole del sud-est asiatico, Indonesia in testa. Segue poi al terzo posto l’Africa centrale, in particolare le regioni che insistono sul bacino del fiume Congo.
Ma è sull’Amazzonia che il rapporto concentra la sua attenzione. Infatti, il polmone verde della Terra rappresenta anche la migliore speranza per preservare ciò che rimane della foresta pluviale. Secondo gli autori, l’Amazzonia e le altre foreste vicine – l’Orinoco e la foresta pluviale andina – rappresentano il 73,5% delle foreste tropicali ancora intatte.
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Le foreste pluviali presenti nella fascia tropicale svolgono un ruolo importante per il contrasto ai cambiamenti climatici. Sono degli enormi serbatoi naturali di carbonio capaci di assorbire dall’atmosfera grandi quantità di anidride carbonica. La sola foresta amazzonica accumula dai 150 ai 200 miliardi di tonnellate di carbonio. Con l’aumentare del riscaldamento globale, le foreste perdono progressivamente la loro capacità di assorbire CO2 e quindi tende a diminuire la loro abilità nel mitigare il climate change.