(Rinnovabili.it) – È stato approvato il Rapporto sullo Stato del Capitale Naturale in Italia, il documento prodotto dal Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica per fare il punto sul ruolo che il Capitale Naturale ricopre nel nostro sistema socioeconomico.
La quinta edizione del Rapporto, pubblicata nella giornata di ieri, 6 febbraio, è la prima da quando, a febbraio dello scorso anno, la tutela dell’ambiente, della biodiversità e degli ecosistemi è entrata in Costituzione con le modifiche degli articoli 9 e 41.
La redazione del rapporto è disciplinata dall’articolo 67 della legge 221 approvata il 28 dicembre 2015, che prevede la sua scrittura annuale a opera del Comitato per il Capitale Naturale, un organo composto da dieci Ministri, dall’ANCI, dalle Conferenza delle Regioni, da cinque Istituti pubblici di Ricerca e presieduto dal MASE, che nomina un gruppo di esperti a suo supporto.
Il Rapporto sullo Stato del Capitale Naturale negli anni
Il Rapporto sullo Stato del Capitale Naturale è il documento, fornito ogni anno dal MASE al Presidente del Consiglio e al Ministro dell’Economia e delle Finanze, per monitorare il percorso verso gli obiettivi sociali, economici e ambientali in rapporto alle politiche finanziarie e di bilancio. La sua struttura si va arricchendo di edizione in edizione grazie ai riscontri rilevati dall’applicazione pratica e il coinvolgimento di sempre più tecnici ed esperti. In questi anni sono migliorati i fattori di analisi, la valutazione biofisica degli ecosistemi, i percorsi metodologici per la misurazione monetaria dei Servizi Ecosistemici, che si sono fatti via via più puntuali.
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La quinta edizione sarà utile per indirizzare il governo nell’attuazione dei provvedimenti riferiti all’ambiente come il Piano per la Transizione Ecologica, la Strategia Nazionale per la Biodiversità 2030, il PNRR e le azioni di mainstreaming e governance multilivello della Strategia Nazionale per lo Sviluppo Sostenibile. In particolare il rapporto sottolinea la complessità del contesto che si è delineato negli ultimi due anni, che impone di “concepire questo epocale processo di conversione” innanzitutto energetica in tempi molto brevi: far crescere il settore delle energie rinnovabili, ma non farlo a spese del suolo, del paesaggio, della biodiversità e delle funzioni ecologiche degli ecosistemi. Le conclusioni del rapporto sottolineano come bisogna evitare che le “semplificazioni burocratiche” richieste per gli iter autorizzativi mettano in competizione, o addirittura in conflitto, le necessità della transizione energetica con la tutela del capitale naturale, caldeggiando la necessità di agire secondo il principio del “non arrecare danno significativo” (DNSH – Do No Significant Harm), sollecitando l’adozione di soluzioni basate sulla natura (NBS Nature-Based Solutions).