Dall’elettrificazione dei trasporti alla crescita della consapevolezza sulla crisi climatica
(Rinnovabili.it) – Quando il colpo di martelletto del presidente della COP28 di Dubai ha sancito l’inizio della transizione dalle fossili, opinione pubblica e osservatori si sono divisi in due gruppi. È abbastanza per dire che siamo finalmente sulla buona strada nella lotta alla crisi climatica? Oppure no?
Quelli che vedono il bicchiere mezzo vuoto notano che ci sono voluti 30 anni prima che un vertice sul clima riuscisse a parlare di combustibili fossili e sottolineano che l’addio a petrolio, gas e carbone deciso a dicembre è molto vago e tutt’altro che in linea con una traiettoria compatibile con gli 1,5 gradi. Quelli che vedono il bicchiere mezzo pieno mettono in luce la portata degli obiettivi globali stabiliti a Dubai, inclusi quelli su rinnovabili ed efficienza energetica.
Allargando un po’ l’orizzonte, uno sguardo indietro a cosa è cambiato dall’approvazione dell’Accordo di Parigi a oggi consegna qualche motivo in più per essere ottimisti sull’andamento della lotta alla crisi climatica. Lo ricorda il NewClimate Institute in un rapporto pubblicato di recente.
5 motivi di ottimismo nella lotta alla crisi climatica
Sono 5 le grandi trasformazioni che l’approvazione del Paris Agreement ha innescato o accelerato, messe in luce nel rapporto del NewClimate Institute.
Consapevolezza nella lotta alla crisi climatica
Il discorso sulla lotta alla crisi climatica è diventato mainstream. Prima del 2015 era relegato al dibattito scientifico e ben poco entrava nell’agenda della politica – almeno non ai livelli in cui è presente oggi. Prima dell’accordo di Parigi solo una parte della società civile mondiale si impegnava contro la crisi climatica ed era consapevole del suo impatto e della sua importanza per le generazioni future. E crescono i precedenti legali su cui si può far leva nei contenziosi climatici, aggiungendo pressione ai governi per cambiare rotta.
Obiettivo emissioni nette zero
Prima di Parigi, l’azione politica sul clima era incentrata su un approccio incrementale alla riduzione delle emissioni. Mentre oggi il taglio dei gas serra ha un orizzonte molto più definito: arrivare a emissioni nette zero intorno alla metà di questo secolo. Il che significa operare delle riduzioni drastiche e immediate, già in questo decennio. Una posizione quasi impensabile solo pochi anni fa. Nel 2015 solo il Buthan aveva un target per net zero. Nel 2021 obiettivi di questo tipo coprivano il 90% dell’economia globale.
Clima, finanza e investitori
Da argomento di nicchia, lasciato in disparte, a fattore centrale in ogni decisione e modello di business. La lotta alla crisi climatica negli ultimi 8 anni è penetrata all’interno delle strategie di aziende e soggetti investitori in tutto il mondo e in modo capillare. Di conseguenza, aumentano gli investimenti verso settori ambientalmente sostenibili e diminuiscono gradualmente quelli verso i settori più inquinanti, incluse alcune delle fonti fossili come il carbone.
Rinnovabili competitive
Il trend di abbattimento dei costi delle principali energie rinnovabili – fotovoltaico soprattutto, ma anche eolico – si è accelerato moltissimo nell’ultimo decennio. Una trasformazione che, oggi, rende possibile pensare di sostituire completamente le fossili nei mix energetici in tempi relativamente brevi e senza scossoni per l’economia e la stabilità dei sistemi energetici. Il costo dell’energia solare, eolica onshore e offshore è diminuito del 60-90% negli ultimi dieci anni. Le nuove energie rinnovabili sono ora più economiche delle nuove fonti fossili nel 90% del mondo e rappresentano la fonte più economica per la produzione di energia elettrica in massa.
Elettrificazione come mantra
L’elettrificazione nei trasporti e negli edifici ha fatto progressi significativi e tutta l’industria sta ora lavorando su strategie a zero emissioni di carbonio. Mentre i dispositivi di stoccaggio sono sempre più economici, rendendo concreta la possibilità di far avanzare l’elettrificazione in ogni settore. Il costo delle batterie a ioni di litio è crollato dell’80% in 10 anni. Mentre il tasso di penetrazione delle pompe di calore sfiora una crescita del 40% annuo in mercati come l’Europa.