Per il 2025 “la sfida politica riguarda le mie competenze, lo sveltimento delle procedure di permitting, che va a avanti, e i grandi temi. Tra questi ultimi andrò avanti sul fronte dell’energia. Per la parte gas si tratterà di gas release, che riguarda gli energivori, poi c’è la sfida legata alla battaglia europea per creare dei meccanismi di disaccoppiamento, nuovi meccanismi di definizione dei prezzi”. Un impegno “che non può essere solo italiano, perché noi abbiamo troppe interconnessioni e rischieremmo di far pagare alle tasche degli italiani l’energia di altri”. Gilberto Pichetto, ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica, lo dice incontrando la stampa per uno scambio di auguri, tratteggiando quello che sarà il 2025 del MASE. L’anno si aprirà come si è chiuso, nel segno del ritorno al nucleare.
“Al primo o secondo Consiglio dei Ministri del 2025 depositeró la legge delega per il nuovo quadro giuridico relativo al nucleare, è chiusa e pronta”, annuncia Pichetto. Dopo la legge delega “sarà il Parlamento a determinare la tempistica, le regole, definendo a caduta tutti i provvedimenti attuativi, che sono un tema di grande rilevanza”.
Oltre alla parte giuridica però deve esserci anche “una spiegazione di quel che facciamo”. Intanto “non facciamo nessuna centrale, prepariamo il quadro giuridico, nel momento in cui ci saranno gli strumenti chi dovrà decidere deciderà”, prosegue il titolare del MASE.
Certo, serve tempo, comunque, anche perché gli Small modular reattori SMR sono tuttora solo alla fase di prototipo. “Dopo il quadro giuridico se ne vanno almeno tre anni anche solo per avere l’organismo certificatore riconosciuto a livello internazionale”. Ma nessun impianto in questo decennio.
“Ognuno vende ottimisticamente il proprio prodotto ma pur con tutto l’ottimismo i primi reattori piccoli, i primi SMR, non arriveranno prima del 2030 […] Quello che voglio è che chi sarà al governo al 2030 non debba trovarsi a dover aspettare anni per avere il quadro giuridico”, precisa Pichetto.
Sul fronte delle rinnovabili, invece, stiamo assistendo a “una progressione tale che credo ci possa permettere di dire che al 2030 gli 80 GW li mettiamo. Però non è il punto di arrivo, stiamo attenti”, sottolinea il ministro. Certo, l’impegno c’è, “quando sono arrivato l’incremento annuale era di 1,5 GigaWatt, poi abbiamo fatto 3 GW, mi sono dato l’obiettivo di 6 GW e abbiamo fatto 5,6 GW. Se adesso arriviamo a 8, e ho sempre puntato a superare i 7 GW perché sono prudente, raggiungiamo l’obiettivo”. Ma non basta, “serve un altro mix energetico perché i consumi elettrici sono aumentati molto e molto aumenteranno”, avverte Pichetto. La domanda elettrica “si è quadruplicata e tutte le previsioni degli analisti dicono che in prossimi 20 anni ci sarà più che un ulteriore raddoppio”.
“Nel PNIEC quando i miei mi hanno detto che si poteva valutare una crescita a 680 TW pensavo di spararla grossa, ma oggi dopo solo un anno e mezzo, non un secolo, ho la sensazione di essere stato anche troppo basso”. Infatti “un anno e mezzo fa il tiraggio dell’IA e dei data center non era stimato”, oggi invece “uno dei grande player che intende installare in Europa dei grossi centri dati ha chiesto 5 TWh, un numero colossale, 5 miliardi di kiloWatt”.
E allora è chiaro che con gli impatti di IA e datacenter “quando diciamo 80 GW al 2030 tale obiettivo è solo una parte del percorso”, le previsioni della domanda vanno riviste, e “dobbiamo andare avanti aggiungendoci tutto il resto”.
Più in generale il governo conferma l’intenzione di andare avanti sul percorso della riforma del Testo Unico dell’Ambiente, il TUA o dlgs 152/2006. “Spero nel giro dei prossimi sei mesi di arrivare ad avere un prodotto da dare al Parlamento come disegno di legge”, valuta Pichetto. Il comitato di riforma del TUA “ha portato diverse, numerose, posizioni rilevanti. È un contributo importante, bisogna fare in modo di tradurlo in qualcosa che sia realizzabile a livello di adeguamento”, accettabile per tutti. Ciò detto, “negli ultimi 15 anni il mondo è cambiato” e serve “un adeguamento” del TUA. Tra le altre cose “dobbiamo procedere al recepimento dell’articolo 9, dell’articolo 41 (gli articoli 9 e 41 della Costituzione che riguardano la tutela dell’ambiente e degli animali, ndr) ma anche a un adeguamento rispetto a 15 anni fa”.
Sul fronte ambientale “c’è anche un ragionamento di riordino di tutto il sistema del suolo, delle aree protette, di Natura 2000 e dei parchi. Abbiamo già adesso 3 miliardi di metri quadri che sono parte del 30-30-30, l’obiettivo di tutela al 2030 della superficie terrestre e dell’area marina da tutelare”. Ora “si sta andando avanti, la direzione competente sta lavorando molto bene e punta a tirare le somme”, aggiunge il ministro.