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Mappa dei Rischi 2023, la resilienza passa attraverso la sostenibilità

SACE aggiorna la mappa dei rischi per le imprese che esportano e investono nel mondo in circa 200 mercati esteri. Tra gli indicatori impiegati anche quelli legati al cambiamento climatico e alla transizione energetica

Mappa dei Rischi 2023

(Rinnovabili.it) – Dallo shock pandemico alla crisi energetica generata dalle nuove tensioni geopolitiche. Dal ritorno dell’inflazione ai sempre presenti allarmi climatici, oggi più frequenti e intensi. Il contesto macroeconomico globale continua a trovarsi sotto il fuoco di una molteplicità di fattori capaci di agire come un freno e di aumentare le incertezze. Ma, al momento, le principali economie stanno mantenendo un livello di rischio relativamente immutato. E’ quella che il gruppo SACE chiama una “stabile fragilità”, definizione che dà il titolo all’evento di presentazione della nuova Mappa dei Rischi 2023. Di cosa si tratta? Del mappamondo interattivo e online che SACE aggiorna ogni anno per identificare i profili di rischio per le imprese italiane che esportano e investono in circa 200 mercati esteri a livello globale. Lo strumento si avvale di un set di indicatori che, su una scala da 0 a 100, valutano il rischio di credito e quello politico assieme ad aspetti di sostenibilità quali: cambiamento climatico, benessere sociale e transizione energetica.

Quello che emerge chiaramente è come tutti questi fattori siano ormai strettamente legati fra loro e che richiedano pertanto una lettura integrata. Ma anche che gli investimenti in sviluppo sostenibile e transizione energetica siano determinati per fornire resilienza al mercato e costruire nuove strade di crescita per le aziende.

 Nel complesso, come spiega Alessandro Terzulli, Chief Economist di SACE “le prospettive economiche mondiali per il 2023 risultano ancora in deterioramento principalmente per il possibile materializzarsi degli effetti di condizioni finanziarie globali meno favorevoli. Il tutto in quadro di politica fiscale caratterizzato da spazi di manovra in graduale ridimensionamento per le finanze pubbliche, ulteriore riduzione del potere d’acquisto delle famiglie e rallentamento della produzione industriale”. In tale scenario i volumi del commercio mondiale di beni tenderanno ad appiattirsi dopo un 2022 decisamente dinamico, mentre si attende una riduzione delle pressioni sui prezzi al consumo. Questo sia a causa della minore domanda che per la normalizzazione dei mercati delle materie prime. 

All’interno di questo contesto la Mappa 2023 mostra una rischiosità globale media “inalterata” rispetto alla valutazione precedente ma entrando nel dettaglio degli indicatori emergono alti e bassi. Il rischio climatico, ad esempio, presenta un generale peggioramento. Ovviamente l’area asiatica è quella più esposta a causa di temperature in crescita ad una velocità doppia rispetto alla media globale. Ma fenomeni critici estremi si registrano anche in Africa (dalle alluvioni in Sudafrica e Nigeria, alla desertificazione del Sahel e ai cicloni in Madagascar, Malawi e Mozambico), nei Caraibi e nel cosiddetto «corridoio secco» in Centroamerica.

Di contro, gli indicatori di transizione energetica della Mappa dei Rischi 2023 – sviluppati in collaborazione con Fondazione Enel – mostrano un parziale miglioramento. Il trend, su cui pesa ovviamente la rottura delle relazioni energetiche tra Unione europea e Russia, è trainato dal nuovo boom delle rinnovabili e in particolare di fotovoltaico ed eolico. In questo contesto Europa, America Latina e Asia, Cina in primis, si confermano le aree di maggiore crescita. In avanzamento anche l’America Settentrionale grazie ai progressi registrati da Stati Uniti e Canada. Il Brasile si conferma a ridosso dei Paesi più virtuosi su scala globale grazie anche al sostanziale contributo dell’idroelettrico e all’espansione del solare.

Sotto questo profilo, il lavoro conferma l’irreversibilità di un processo che resiste alle più complesse condizioni economiche e geopolitiche su scala globale. E mostra come la transizione sia divenuta a tutti gli effetti una priorità su cui investire per rafforzare la capacità di resilienza e costruire nuove vie di crescita.

Alessandra Ricci, Amministratore Delegato di SACE ha aperto il suo intervento con alcuni numeri chiave per le imprese italiane. Oggi il Belpaese è al decimo posto nel mondo come export credit; nei primi 11 mesi del 2022 l’export italiano è aumentato del 20% e il Gruppo stima un’ulteriore crescita del 5% in questo 2023, superando i 600 miliardi di euro di valore. “Abbiamo una solida base di partenza e delle aspettative che sono positive, nonostante il contesto. Abbiamo delle opportunità ma dobbiamo conoscere i rischi”. Oggi, spiega l’a.d. è necessario lavorare sull’apertura di nuovi mercati e re-investire nella supply chain. “E’ importante che la filiera sia con noi. Per fare questo abbiamo attuato operazioni di accompagnamento verso l’estero e attraverso operazioni di reverse factoring”. Altro elemento fondamentale: la sostenibilità. “Gli investimenti nella sostenibilità sono diventati il fattore che fa la differenza in un contesto così difficile”. 

Le imprese italiane possono trovare in SACE un partner in grado di accompagnarle nel rispettivo percorso di sviluppo sia negli investimenti sul territorio domestico – con le  garanzie green a supporto di progetti di economia circolare, mobilità sostenibile, riconversione di  processi industriali ed efficientamento energetico – sia nei mercati esteri a maggior potenzialità.