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Waste management, cambia il business dei rifiuti

Cresce il valore della produzione, che sfiora i 12 miliardi, aumentano la quota di mercato dei maggiori player (+6,4%) e gli investimenti (+4%).

Waste management
Image by Manfred Richter from Pixabay

Le aziende chiamate a raccogliere e gestire i rifiuti stanno cambiando, investendo in tecnologie innovative per recuperare i rifiuti e trasformarli in energia, carburanti, nuovi materiali e tanto altro. Le nuove multiutility stringono alleanze con società petrolifere o multinazionali chimiche e allargano il proprio perimetro di business in una crescita costante. Nel 2019 le maggiori 230 aziende del waste management (raccolta, trattamento, smaltimento e selezione rifiuti urbani) hanno registrato un valore di produzione pari a 11,7 miliardi di euro, con un aumento dei rifiuti gestiti (+6,4%) e degli investimenti (+4,1%), rispetto al 2018. È quanto emerge dal WAS Report, rapporto annuale di WAS – Waste Strategy, il think tank sull’industria dei rifiuti e il riciclo di Althesys, presentato oggi in un doppio webinar.

“Il waste management sta vivendo una fase di grande trasformazione – sottolinea il ceo di Althesys Alessandro Marangoni, economista e coordinatore di WAS-Waste Strategy –. Le convergenze sviluppate dalle utility con settori diversi sarebbero state impensabili anche solo qualche anno fa. Al centro di questo cambiamento ci sono due elementi: da un lato l’innovazione, che sta trasformando l’attività delle aziende da semplice raccolta rifiuti a processo di recupero di materiali. Questo crea nuovi business, sui quali le grandi aziende puntano, come mostrano i dati sugli investimenti, in aumento nonostante un quadro economico molto difficile. Dall’altro, la convergenza settoriale, che consente all’industria della gestione dei rifiuti di poter dialogare, assai più che in passato, con grandi realtà industriali nell’obiettivo dell’economia circolare”.

Il quadro nazionale

Anche nel 2019 sono soprattutto i maggiori player a far crescere il mercato, nonostante il quadro macroeconomico debole. I rifiuti gestiti dalle Top 120 si sono attestati su 26,5 milioni di tonnellate, con un aumento del 6,4% sull’anno precedente. Crescono anche gli investimenti (+4,1% rispetto al 2018), pari a circa 535 milioni di euro.

Le Top 120 – pubbliche e private che coprono il 56% dei Comuni italiani, servono circa il 70% degli abitanti e raccolgono il 76% dei rifiuti urbani – hanno investito il 5,7% del loro valore di produzione, mezzo punto in più rispetto all’anno precedente. Ancora maggiore è l’incidenza per le aziende di trattamento e smaltimento, che crescono del 12,5%. Il 60% degli investimenti è stato destinato alla realizzazione di nuovi impianti e al miglioramento di quelli esistenti.

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Un dato che trova conferma nel Was Report di quest’anno è l’eterogeneità del quadro italiano: la distanza tra la prima delle 120 aziende per valore della produzione (multiutility con circa 1,2 miliardi di euro nel 2019 solo nel waste) e l’ultima (monoutility locale con meno di 10 milioni) è infatti molto ampia. Il 30% delle Top 120 opera nelle aree del Nord Ovest, il 25% nel Centro, il 21% nel Sud e Isole, il 18% nel Nord Est; solo il 6% è attivo a livello nazionale.
La raccolta differenziata media aumenta di 1,7 punti percentuali, passando dal 63% al 64,7%, rispetto ad un dato nazionale che era nel 2018 del 58,1%.

Per il vicepresidente di Utilitalia, Filippo Brandolini, intervenuto al webinar, sono fondamentali “una gestione industriale dell’intero ciclo dei rifiuti, così come la realizzazione di impianti, indispensabili per il riciclo e per minimizzare il ricorso allo smaltimento in discarica – soprattutto al Centro-Sud – e il superamento delle frammentazioni gestionali.”

Valorizzazione del rifiuto

L’innovazione tecnologica in un’ottica di economia circolare è dunque lo strumento che sta cambiando il volto all’intero comparto del waste, che oggi per la prima volta può confrontarsi con altri settori nell’obiettivo comune del recupero dei materiali. La figura che lavora nelle nuove utility impegnate nella filiera del waste management, dunque, è sempre meno netturbino e sempre più tecnico specializzato nella selezione e valorizzazione del rifiuto. È proprio questa la fase più dinamica, quella che sta evidenziando i risultati migliori, con il consolidamento di vari gruppi attivi in diverse fasi della value chain, dalla raccolta fino al riciclo.

I maggiori 110 player operanti nella selezione di carta, plastica, metalli, legno, vetro, FORSU e RAEE, aventi volume d’affari superiore ai 5 milioni di euro, hanno registrato un valore della produzione di 2,3 miliardi di euro (+4% sul 2018), e un EBITDA di 269,5 milioni (+3% sul 2018). Il 60% delle aziende opera nel Nord Italia, in particolare in Lombardia e Veneto.

Le infinite vie del riciclo

Materiali, filiere, processi e player diversi compongono l’ampio mosaico dell’industria del riciclo, con Carta, Plastica, FORSU, RAEE e pannelli fotovoltaici al centro di questa edizione del WAS. La gestione della FORSU (il materiale raccolto dalla differenziata dell’organico) è considerata strategica esta creando nuove opportunità grazie alla trasformazione in biogas e biometano. Un’analisi dell’evoluzione impiantistica su un campione di 37 impianti, rappresentativo del 45% della capacità di trattamento, evidenzia il progressivo abbandono del TMB (trattamento meccanico-biologico) a favore del compostaggio e dell’integrazione con la produzione di biogas e biometano.

In parallelo, l’innovazione sta rendendo il comparto più diversificato anche in termini di operatori, con l’intensificarsi della presenza di iniziative sperimentali nella produzione di biofuel, idrogeno e bioplastiche. Anche per i comparti di maceri e plastiche, nonostante la volatilità dei mercati e i fattori geopolitici, si aprono nuove prospettive grazie alle opportunità del riciclo chimico e al ripensamento dei modelli di raccolta.

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L’aumento dei quantitativi di apparecchiature elettriche ed elettroniche e la crescente diffusione di pile e accumulatori per numerose applicazioni sta gradualmente mutando anche i mercati dei rispettivi rifiuti. Le filiere di RAEE e RIPA stanno dunque progressivamente convergendo, trainate dall’innovazione tecnologica e dalla digitalizzazione dei processi.
In questo contesto, il futuro riserva sfide impegnative: la diffusione di nuove tecnologie e materiali, l’aumento dei volumi prodotti dovuto all’elettrificazione dell’automotive e alla diffusione delle energie rinnovabili comporteranno infatti una trasformazione profonda.

Infine, ultimo ma non per importanza, il riciclo dei pannelli fotovoltaici. Il mercato della gestione dei moduli a fine vita, oggi ancora contenuto, esploderà dopo il 2030.Il parco italiano è relativamente anziano e il progresso tecnologico ne accelera l’obsolescenza, rendendo cruciale la gestione del fotovoltaico a fine vita. L’evoluzione del mercato si dovrà, però, confrontare con un quadro normativo ancora critico a causa di stratificazioni legislative e a misure non del tutto coerenti, con la questione End of Waste, cruciale per il funzionamento della filiera, ancora aperta.