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FIPER: mettere il teleriscaldamento efficiente al centro per transizione green

Righini: “Il principale ostacolo che limita la diffusione del teleriscaldamento efficiente è dato dalla mancanza di una visione nazionale di medio lungo periodo, così come avviene invece comunemente per il processo di metanizzazione".

teleriscaldamento efficiente
Foto di Lisen Kaci da Pixabay

Si è conclusa ieri la consultazione denominata “valutazione del potenziale nazionale di applicazione della cogenerazione ad alto rendimento nonché del teleriscaldamento efficiente“, in cui il GSE ha invitato le Associazioni di categoria, tra cui FIPER, a identificare gli attuali ostacoli che limitano la diffusione del teleriscaldamento efficiente e della cogenerazione ad alto rendimento e di proporre azioni correttive a tal fine.

Fiper ha evidenziato che il teleriscaldamento efficiente, in particolare abbinato all’impiego della biomassa legnosa, costituisce un intervento strutturale di primario interesse generale per il territorio e quindi nella sua valutazione di fattibilità, oltre all’analisi energetica, viene promosso da parte del decisore pubblico per pianificare il rilancio delle zone rurali e montane, soprattutto in questo periodo per rinnovarne la vivibilità.

Secondo la Federazione, il potenziale di penetrazione del teleriscaldamento a biomassa riguarderebbe almeno 458 Comuni ubicati in aree alpine, appenniniche e rurali reti di teleriscaldamento a biomassa legnosa vergine con una potenza dell’ordine di 1000- 1500 MW termici e 300-400 MW elettrici, per un valore di investimenti dato dall’avvio dellereti di 2,5-4 miliardi di euro. In termini di filiera di approvvigionamento di biomassa locale verrebbero impiegati  3-6 milioni t/annuo, per un valore economico di 5-10 miliardi euro (sui 20 anni). In termini ambientali, si conseguirebbe un risparmio di CO2 intorno alle 600-700.000 t/annuo.

Forte l’appello da parte del presidente Righini a rimettere al centro della transizione green il teleriscaldamento efficiente: “Il principale ostacolo che limita la diffusione del teleriscaldamento efficiente è dato dalla mancanza di una visione nazionale di medio lungo periodo, così come avviene invece comunemente per il processo di metanizzazione. Il progetto ‘teleriscaldare o teleraffrescare’ viene relegato a interessi locali, alle multiutility in ambito urbano, o a pmi/Comuni in ambito montano”.

Continua Righini: “Ne è testimonianza il ruolo marginale che gli è stato riconosciuto anche all’interno del Piano Nazionale Energia e Clima (1,3% annuo) considerando che attualmente occupa il 5% del mercato del riscaldamento del settore civile; inoltre, la scelta di aver delegato ARERA a promuovere il teleriscaldamento, in quanto ente regolatore, risulta poco efficace e dimostra la scarsa attenzione politica sul settore”.

Per corollario, sono stati evidenziati dalla Federazione quali principali ostacoli: il mancato accesso al credito e inefficacia del fondo di garanzia, il blocco dei TEE da parte del GSE, il riconoscimento del bonus 110% per l’allaccio al teleriscaldamento efficiente solo per i Comuni montani e non sul territorio nazionale, la mancanza di una strategia condivisa per la promozione delle Comunità dell’energia rinnovabile- REC, ignorando totalmente le potenzialità di sinergie locali offerte dal settore termico ed in particolare di quello basato su fonti rinnovabili disponibili localmente.

Per quali ragioni varrebbe la pena investire tempo e risorse?

Il teleriscaldamento efficiente, rientra nelle azioni chiave promosse da Bruxelles all’interno della Energy System integration Strategy, nel Renovation Wave e contribuisce significativamente al miglioramento della qualità dell’aria soprattutto nelle aree cosiddette critiche e alla riduzione delle emissioni di CO2.