Presentata, in occasione del 40esimo anniversario dell’Associazione AIRU, la ricerca “Il teleriscaldamento: efficienza e rinnovabili a servizio della decarbonizzazione”. Lo sviluppo dell’intero potenziale di questa tecnologia migliorerebbe l’indipendenza energetica Italiana grazie ad una riduzione di 2,12 miliardi di Sm3 di gas naturale importato
Il settore del teleriscaldamento, rilanciato negli ultimi anni dall’avvento dei sistemi di quarta generazione, può fornire un supporto importante per la riduzione dell’import di gas dalla Russia e per il contrasto ai cambiamenti climatici. Questi temi sono stati al centro oggi del convegno “Teleriscaldamento, il calore che unisce” organizzato da AIRU (Associazione Italiana Riscaldamento Urbano) in occasione del quarantesimo anniversario della propria fondazione.
Ad oggi, in Italia, sono attivi soprattutto sistemi di terza generazione: quelli di quarta generazione sono maggiormente efficienti nel convogliare l’energia termica di scarto e rinnovabile disponibile sul territorio. Il teleriscaldamento assume quindi un ruolo cruciale nella decarbonizzazione del riscaldamento civile.
Uno studio realizzato nel 2020 per AIRU dai Politecnici di Milano e di Torino, aveva evidenziato per l’Italia un potenziale di sviluppo del teleriscaldamento efficiente di quarta generazione di 38 TWh (4 volte il livello attuale), pari al 12% del fabbisogno civile: le principali fonti di energia sono il calore di scarto industriale e l’energia geotermica, recuperabile anche con pompe di calore.
La ricerca “Il teleriscaldamento: efficienza e rinnovabili a servizio della decarbonizzazione”, realizzata da Elements per AIRU e presentata oggi, dimostra che lo sviluppo dell’intero potenziale migliorerebbe l’indipendenza energetica Italiana grazie ad una riduzione di 2,12 miliardi di Sm3 di gas naturale importato, equivalenti a quasi il 10% del gas importato dalla Russia. Al contempo, sarebbe poi possibile ottenere una riduzione annua delle emissioni di CO2 pari a 5,7 milioni di tonnellate e una riduzione notevole del particolato nei maggiori centri urbani.
“In Italia gli ostacoli al pieno sviluppo del teleriscaldamento – spiega il presidente di AIRU, Lorenzo Spadoni – sono principalmente di natura regolatoria, economica ed autorizzativa: le normative del settore non hanno ancora accompagnato l’innovazione tecnologica che lo ha investito, mentre non esistono meccanismi incentivanti per gli operatori e per i consumatori definiti appositamente per il teleriscaldamento, capaci di favorirne lo sviluppo”.
Senza un supporto di natura economica, meno del 30% del potenziale individuato ricerca sarebbe effettivamente realizzabile: una soluzione potrebbe arrivare dall’attesa attuazione delle norme recenti sui Certificati Bianchi, anche se soluzioni alternative basate sull’erogazione di contributi in conto esercizio e/o capitale potrebbero rappresentare un supporto più efficace.
Per il direttore generale di Utilitalia, Giordano Colarullo, “l’attuale congiuntura geopolitica ha evidenziato in maniera netta l’importanza strategica del raggiungimento dell’indipendenza energetica; questo obiettivo potrà essere raggiunto sia tramite l’incremento delle fonti rinnovabili, sia grazie alla riduzione dei consumi tramite l’efficienza energetica. Per raggiungere questo importante traguardo occorrerà puntare su tutte le tecnologie e le soluzioni disponibili, tra le quali figura anche il teleriscaldamento, che è a tutti gli effetti uno dei vettori fondamentali per la transizione verde. Oggi più che mai, è necessario comprenderne l’importanza e la crescita potenziale che deriva anche dal recupero del calore di scarto e dalle rinnovabili, e supportarne la centralità nel percorso verso la decarbonizzazione intrapreso dal nostro Paese”.