«La strategia italiana per l’idrogeno non deve essere un secondo PNIEC ma deve puntare a essere il primo atto di una vera politica industriale completamente orientata al Green. – ha detto Livio de Santoli, Presidente del Coordinamento FREE, presentando le osservazioni fatte dal Coordinamento stesso sulle Linee Guida Preliminari della strategia nazionale sull’Idrogeno. – L’occasione per imprimere una svolta alla politica energetica italiana verso la sostenibilità attraverso l’idrogeno verde è un’occasione unica che non può essere mancata perché si vogliono difendere asset fossili precostituiti. E su questo fronte le Linee Guida della strategia messa in consultazione vanno profondamente reindirizzate. Prima di tutto la quantità d’idrogeno aggiuntiva (0,2 Mton/anno) e quasi la metà (0,2 Mton/a) di quella esistente devono essere assolutamente verdi e per fare ciò occorrono 6,5 GWe di elettrolizzatori al 2030 e non i 5 GWe previsti».
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«Oltre a ciò è necessario definire esattamente quale tipo d’idrogeno si vuole sviluppare. – prosegue de Santoli – Per noi è quello verde, prodotto solo ed esclusivamente da fonti rinnovabili quali il fotovoltaico, l’eolico, l’idroelettrico e il biogas. E la quantità aggiuntiva d’idrogeno rispetto alle produzioni attuali deve assolutamente essere verde, con un controllo attento sulla quantità, sulla provenienza e sulla qualità produttiva per quello blu (prodotto da idrocarburi fossili con sequestro del carbonio). E oltre a tutto ciò è necessario che la destinazione dell’idrogeno verde sia chiara e indirizzata alla decarbonizzazione dei settori più complicati da rendere sostenibili, come l’industria pesante, la mobilità pesante, le linee ferroviarie non elettrificate e il trasporto navale, rivedendo la quota del 66% dell’idrogeno aggiuntivo che secondo le Linee Guida del Governo dovrebbe essere destinata alla miscelazione con il metano».
«Poi c’è il capitolo delle rinnovabili e della Ricerca e Sviluppo. – conclude de Santoli – Nei 10 miliardi di Euro previsti, infatti, non troviamo gli impianti di produzione rinnovabile destinati all’idrogeno e un solo miliardo è destinato alla Ricerca e Sviluppo. Tradotto: non si sta facendo politica industriale. Gli investimenti in R&S devono salire almeno a tre miliardi se non si vogliono consegnare le forniture impiantistiche per l’idrogeno alle aziende estere, mentre sono necessari almeno 20 miliardi per incrementare di 15 GWe la produzione elettrica da fotovoltaico e solare e rafforzare la rete di trasmissione per portare l’elettricità ai luoghi di elettrolizzazione. L’idrogeno può e deve essere un’occasione di sviluppo sostenibile basato sulle rinnovabili, ma è necessario che sia trattato come una vera occasione di politica industriale green in connessione alle dinamiche tracciate dall’Europa. E anche su ciò non ci siamo. Nel documento, infatti, non c’è traccia del target al 2024, nonostante ciò sia richiesto con precisione dall’Europa e non vi è una quantificazione degli obiettivi aggiuntivi delle rinnovabili rimandando alla prossima versione del PNIEC, che sarà pubblicata nel 2022 che è troppo tardi. L’Europa sembra aver capito che sul fronte del clima e delle rinnovabili tutto si gioca nei prossimi dieci anni, ma il Governo italiano, stando a queste Linee Guida Preliminari messe in consultazione si direbbe abbia almeno raddoppiato i tempi. La scadenza è al 2030, non al 2040».
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