Sono quattro i progetti selezionati da Fondazione Cariplo nell’ambito del bando “Networking, ricerca e formazione sulla Sindrome Post‐ Covid”, iniziative di altissimo valore scientifico a cui sono destinati complessivamente 2 milioni di euro. Oggetto d’indagine, dei quattro percorsi di ricerca multidisciplinari, la generazione e la diffusione della conoscenza sul Long-Covid, con un approccio innovativo in linea con gli indirizzi previsti nel PNRR (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza).
Mentre l’ondata di contagi pare non arrestarsi, nonostante l’imponente campagna vaccinale della popolazione italiana abbia raggiunto una soglia di copertura di circa l’80%, infatti, l’attenzione torna alta sui pazienti che hanno contratto in passato l’infezione da Sars-Cov-2 e che, a distanza di tempo dalla guarigione, presentano sintomatologie di varia natura che necessitano di assistenza sanitaria.
A puntare i riflettori sulle conseguenze di lungo periodo del Covid, spesso anche in chi non ha contratto la malattia in forma grave, è l’indagine pubblicata su The Lancet proprio in questi giorni. Nello studio ad essere confrontati sono pazienti inglesi che in passato hanno contratto l’infezione e che oggi presentano un quadro clinico riconducibile al cosiddetto long-covid, indipendentemente dalla variante con cui sono entrati in contatto. Un dato che già era stato registrato dallo studio tedesco Epiloc, che aveva rilevato come il 20% delle persone tra i 18 ed i 25 anni riferiva una moderata compromissione del proprio stato di salute a distanza dall’infezione acuta.
Un insieme di patologie, quelle che caratterizzano i casi di post-covid, estremamente vario: si va dalle vertigini a mal di testa, da difficoltà del sonno al respiro corto, ma anche palpitazioni e battito irregolare sino a sintomi neurologici quali ansia, stress, ipersudorazione ed ancora disturbi gastrointestinali, eritemi cutanei, dolori muscolari sino a problemi di carattere renale e disordini ematologici.
Ad oggi, però, le informazioni e la ricerca su questo versante risultano ancora frammentarie e insufficienti per assicurare una risposta coordinata da parte dei sistemi sanitari nazionali per le migliaia di soggetti costretti a condizioni fortemente invalidanti.
Nasce da queste riflessioni il primo dei quattro percorsi finanziati, promosso dall’ASST Papa Giovanni XXIIIin collaborazione con Associazione Italia Pazienti Anticoagulati Bergamo ONLUS, Associazione Italiana Sclerosi Multipla ONLUS, ASST Cremona, ASST Mantova, FROM- Fondazione per la Ricerca Ospedale di Bergamo e che ha come obiettivo quello di aumentare la conoscenza sulla condizione post-COVID (long-COVID) a più di un anno di follow-up nella popolazione generale e in soggetti altamente vulnerabili e condividerla con i portatori d’interesse. Sebbene si possa prevedere che una percentuale rilevante di pazienti con long-COVID guarisca, non sono disponibili dati sul follow-up oltre i dodici mesi. Dati sulla persistenza a lungo termine del long-COVID saranno estremamente rilevanti per il processo di pianificazione e gestione strategica del sistema sanitario.
Una gestione che passa necessariamente dalla messa a sistema delle informazioni disponibili, come nel caso del progetto promosso dalla Fondazione IRCCS Ca’ Granda Ospedale Maggiore Policlinico in collaborazione con ASST Spedali Civili di Brescia, ASST Santi Paolo e Carlo, ASST Grande Ospedale Metropolitano Niguarda, Istituto di Ricerche Farmacologiche “Mario Negri”, Osservatorio Nazionale sulla Salute della Donna – ONDA, Politecnico di Milano, Università degli Studi di Milano, che si propone di raccogliere i dati già disponibili sul Long COVID e sviluppare a partire da questi una piattaforma in cui tutti questi dati possano essere uniti e interrogati per rispondere ai quesiti elaborati da un panel di clinici. La piattaforma consentirà uno scambio reciproco di dati, con aggiustamenti in tempo reale sulle migliori pratiche cliniche. Inoltre, la piattaforma fornirà materiale didattico per gli operatori sanitari ed il pubblico generale e modelli per procedure operative standard che vedono al centro la medicina del territorio.
Giovanni Fosti, Presidente Fondazione Cariplo “Per sostenere le persone che si trovano a fronteggiare lo sviluppo di patologie nel lungo periodo occorre ripartire dalla sinergia tra i soggetti del territorio. La collaborazione è la chiave di volta di un sistema che, sia a livello nazionale che locale, possa favorire lo sviluppo di competenze e modelli e che stimoli anche gli attori del sistema sanitario a lavorare su progettualità condivise e innovative”.
E tra le best practice sicuramente è prioritaria la capacità di gestione domiciliare dei pazienti con un approccio integrato che tenga il paziente al centro, ed al tempo stesso sia in grado di alleggerire in modo corretto la struttura ospedaliera. E’ questo il cuore del progetto promosso dall’Azienda Socio Sanitaria Territoriale Fatebenefratelli – Sacco di Milano in collaborazione con l’ASST di Melegnano e della Martesana, l’ASST RHODENSE, l’Azienda Socio-Sanitaria Territoriale della Valtellina e dell’Alto Lario, la Fondazione IRCCS Ca’ Granda Ospedale Maggiore Policlinico, l’Ordine Provinciale dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri di Milano e l’Università degli Studi di Milano.
Carlo Mango, Direttore dell’Area Ricerca Scientifica e Trasferimento Tecnologico di Fondazione Cariplo “La scelta di Fondazione Cariplo si fonda sulla necessità di far circolare le conoscenze in modo rapido e capillare e sulla consapevolezza che la sindrome potrà essere affrontata efficacemente solo grazie ad una risposta corale capace di mettere a fattor comune dati e conoscenze. Inoltre l’avvio di progettualità su questo tema offre nuove opportunità per sperimentare modelli di intervento replicabili ad altre affezioni e sviluppare competenze utili per affrontare le sfide future del sistema sanitario. In ambito sanitario, come mai prima d’ora, vanno condivise conoscenze e tecnologie avanzate e messe a sistema per garantire prevenzione e soluzioni accessibili per tutti.”
Un accesso possibile solo in presenza di un’analisi puntuale e ad ampio spettro capace di guardare alle attuali conoscenze sulle sequele post-acute dell’infezione da Sars-Cov-2 da una prospettiva epidemiologica, clinica e di salute pubblica, in modo da poter definire un protocollo di presa in carico che tenga conto piani di diagnostica e presa in carico per il monitoraggio e gestione della patologia. Inoltre, il progetto, promosso dall’Università Cattolica del Sacro Cuore in collaborazione con numerose ASST della Lombardia, Università degli Studi di Milano Bicocca e l’Università degli Studi di Pavia che realizzare un network tra Aziende Socio Sanitarie Territoriali e cooperative di medici di Medicina Generale, intende infatti valutare l’impatto della pandemia sulla contrazione nell’erogazione di servizi sanitari, in particolare quelli ambulatoriali e di screening, e sulla gestione dell’assistenza ai pazienti fragili, in modo da poter individuare priorità di intervento, specialmente per soggetti con cronicità o fragilità.
Un impegno quello della Fondazione sul fronte Covid che si rinnova da ormai due anni con uno straordinario impegno di risorse. Dai fondi di comunità per aiutare le persone in difficoltà, al Bando con Regione Lombardia e Fondazione Veronesi per far progredire la conoscenza della SARS‐CoV‐2, al ponte aereo umanitario Cina/Italia per accelerare l’afflusso da Pechino di materiale medico-sanitario urgente, al progetto Qubì per aiutare le persone in forte difficoltà economica, alla partecipazione al Fondo di garanzia delle Fondazioni (5 milioni di euro) istituito da Acri.
Con il finanziamento dei progetti “Networking, ricerca e formazione sulla Sindrome Post‐ Covid”, Cariplo mantiene l’impegno nella Ricerca scientifica: dal 1991, nei suoi trent’anni di attività, i cui festeggiamenti ricorrono in questi giorni, l’ente filantropico ha sostenuto 2.338 progetti, pari a 538,1 milioni di euro erogati, negli ambiti della ricerca biomedica, delle nuove tecnologie, dell’agrifood e dell’economia circolare. E ancora nella ricerca sociale, l’istruzione tecnica e la valorizzazione dei talenti. Solo nell’ambito della ricerca scientifica, Fondazione ha contribuito a generare 6200 nuovi ricercatori, 4225 pubblicazioni sulle più autorevoli riviste scientifiche e 68 brevetti depositati.