Il cambiamento climatico farà sì che la dissalazione, il processo attraverso il quale viene resa potabile l’acqua di mare, in un prossimo futuro veda una crescita in diverse regioni del Centro, Sud Italia e nelle isole maggiori, dove la disponibilità idrica è critica già oggi. Tra l’altro, l’impiego di dissalatori è comunque più vantaggioso rispetto al trasporto via mare di acqua potabile, anche nelle isole minori. Lo ha detto l’economista Alessandro Marangoni nel corso dell’incontro “La dissalazione per gestire il cambiamento climatico”, promosso da Althesys e Acciona nell’ambito di AccaDueO Forum, attualmente in corso a Bologna.
Nel mondo esistono oltre 19.700 impianti di dissalazione in 150 Paesi per quasi 100 milioni di mc/giorno di acqua prodotta, la Spagna è il leader europeo della dissalazione, con una produzione di circa 5 milioni di mc al giorno di acqua potabile destinata per lo più al consumo civile, mentre nel nostro Paese la produzione di acqua dissalata è solo lo 0,1% del prelievo di acqua dolce, concentrata prevalentemente nelle isole minori di Sicilia, Toscana e Lazio.
“La dissalazione ha un enorme potenziale – ha spiegato l’economista Alessandro Marangoni. – Il calo dei costi e l’aumento degli oneri di approvvigionamento idrico ne favoriranno la diffusione nei prossimi anni. Per facilitare lo sviluppo è necessario ridisegnare le politiche idriche, semplificando le autorizzazioni e rivedendo i modelli di realizzazione e gestione con un’unica regia, che ottimizzi l’uso delle risorse”.
“Con oltre 15.000 impianti di dissalazione installati nel mondo in 50 anni – ha detto Renato Drusiani di Utilitalia – è stato accumulato a livello internazionale un vasto know-how. Quanto al nostro Paese, ci dovremmo chiedere quanto potrebbe costare approvvigionarsi di acqua potabile trasportata con le bettoline. Oggi il costo è di circa 14-15 euro/mc, mentre il costo di acqua prodotta da dissalatore a osmosi è 2-3 euro/mc, con tendenza a ridursi nel tempo”.
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Non è però solo il Mezzogiorno a soffrire la siccità, ma l’intero Paese: nonostante la fine dell’estate, le preoccupazioni per la scarsità di precipitazioni non sono cessate. Sono infatti numerose le regioni che hanno chiesto lo stato di calamità naturale a causa della mancanza d’acqua, tra cui Lombardia, Emilia-Romagna, Lazio, Piemonte, Friuli Venezia-Giulia e Veneto.
Il nuovo Governo – è emerso dall’incontro – potrebbe essere chiamato ad adottare nuove e più stringenti misure di water saving e di efficientamento delle infrastrutture idriche, ma ciò potrebbe non essere sufficiente, data la forte riduzione delle precipitazioni nel nostro Paese e il contemporaneo aumento dei fenomeni siccitosi: i primi 7 mesi del 2022 hanno fatto registrare dati cumulativi di precipitazioni inferiori rispetto all’ultima grande siccità, quella del 2017. Da gennaio a luglio, si è registrato il 50% circa della quantità d’acqua mediamente precipitata al suolo in Italia negli ultimi 30 anni. E qualcosa inizia a muoversi, come ha sottolineato Alessandro Di Martino, l’AU di Amap, l’azienda idrica di Palermo, che ha annunciato il progetto di un dissalatore nell’isola di Ustica.
La corsa nel mondo, anche in Europa
La desalinizzazione ha conosciuto nell’ultimo mezzo secolo una forte crescita, con un tasso medio dell’8% annuo. Al 2020 è impiegata in 183 Paesi; quasi la metà della capacità totale (47,5%) è installata nei Paesi delMedio Oriente. Globalmente, sono operativi circa 16.000 impianti, per una capacità totale di oltre 78 milioni di metri cubi al giorno. In Europa, sono interessati alla desalinizzazione soprattutto i Paesi mediterranei, che ha infatti avuto un notevole sviluppo soprattutto in Spagna, dove al 2021 risultano installati circa 765 impianti.
Manuel Majon Vilda, Global EPC Operatons Director di Acciona, ha evidenziato come le economie di scala, con impianti cresciuti da poche centinaia di metri cubi al giorno fino al milione mc/giorno, hanno progressivamente abbattuto i costi di investimento e di esercizio degli impianti. I costi di “produzione” dell’acqua sono così scesi da 3 dollari/mc fino a meno di mezzo dollaro. Crescono quindi le installazioni di grande taglia al servizio di aree urbane e territori ampi, come nel caso di Alicante, con una capacità annua di 240 miliardi di mc destinati sia ad uso civile che all’agricoltura.
La situazione in Italia
L’Italia presenta caratteristiche ideali per lo sviluppo della desalinizzazione, come le molte aree soggette a scarsità cronica di acqua e una linea costiera tra le più ampie al mondo. Non solo: nelle isole la desalinizzazione è assai più conveniente del trasporto. Il costo dell’acqua desalinizzata si attesta infatti sui 2-3 euro/mc, mentre il prezzo di un metro cubo di acqua trasportata via nave si aggira su livelli molto più alti, circa 13-14 euro. Molte isole, soprattutto in Sicilia, Toscana e Lazio, hanno già iniziato a dotarsi di impianti di desalinizzazione. La maggior parte di quelli presenti nelle principali isole italiane è stata costruita dopo il 2005. Una tecnologia di questo tipo, dato il susseguirsi di fenomeni estremi di calura nei periodi estivi, dovrebbe essere presa in considerazione e sostenuta tra le soluzioni necessarie ad incrementare le riserve idriche potenziali.