Elettricità Futura e Italia Solare scrivono a CEI, GSE, MiTE e RSE per sottolineare alcune criticità contenute nella nuova normativa che potrebbero ripercuotersi sugli impianti fotovoltaici esistenti e sulle nuove installazioni
Elettricità Futura e Italia Solare hanno trasmesso una lettera a firma congiunta indirizzata a CEI, GSE, MiTE e RSE sottoponendo puntuali considerazioni e proposte in riferimento alla tematica dei moduli bifacciali e alla possibile installazione presso impianti fotovoltaici esistenti e di futura realizzazione, alla luce della nuova edizione della norma IEC 61215 “Terrestrial photovoltaic (PV) modules – Design qualification and type approval” (e norme collegate).
Le Associazioni evidenziano in particolare l’effetto “inibente” che avrebbe sull’installazione dei moduli bifacciali la possibile introduzione di una nuova definizione di “potenza nominale di un modulo fotovoltaico” basata sull’irraggiamento BNPI (irraggiamento pari a 1.000 W/m2 sulla parte frontale e contestuale irraggiamento pari a 135 W/m2 sulla parte retro).
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Tale eventualità – peraltro non prevista dalla nuova norma IEC 61215 – costringerebbe, a parità di “potenza nominale di un impianto fotovoltaico”, all’installazione di un numero inferiore di moduli bifacciali, vanificando l’obiettivo di rendere il più efficiente possibile la produzione energetica rinnovabile a parità di “occupazione di suolo” e bloccando di fatto la tecnologia di maggiore uso sia oggi che per gli anni a venire. In aggiunta si evidenzia che la resa in energia di un modulo bifacciale è strettamente dipendente dalle condizioni di installazione e ambientali: mentre la resa “frontale” in potenza è prevedibile con buona precisione, la resa del “retro” è estremamente variabile e fortemente dipendente dal progetto, dalle condizioni ambientali e di installazione. Per siffatta ragione si ritiene preferibile che la Guida CEI 82-25 mantenga omogenee le condizioni “standard” di confronto dei diversi dispositivi fotovoltaici (siano essi mono o bifacciali).
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Le Associazioni concordano invece sull’opportunità di modificare la definizione di “potenza nominale (o massima, o di picco, o di targa) di un impianto fotovoltaico” riferendola alle caratteristiche in corrente alternata, dal momento in cui tale scelta stimolerebbe tutti gli operatori del settore ad adottare, a parità di “occupazione di suolo”, tutte le possibili soluzioni per fare sì che l’impianto operi per massimizzare la produzione di energia elettrica utile.