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La decarbonizzazione dell’industria deve partire dalla plastica

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Foto di Larry White da Pixabay

ECCO, il think tank italiano sul clima, ha presentato oggi a Roma un rapporto sulla decarbonizzazione della filiera della plastica. Il rapporto, redatto in collaborazione con Greenpeace, SPRING – il cluster italiano della Bioeconomia Circolare e le Università di Padova e Palermo, analizza le criticità le soluzioni e gli scenari futuri per favorire una decarbonizzazione della filiera della plastica che permetta al settore di rimanere competitivo e, allo stesso tempo rimanere allineati con gli obiettivi di neutralità climatica al 2050 .

L’evento di lancio tenutosi oggi, giovedì 7 aprile a Roma ha visto la partecipazione di illustri rappresentanti del settore, privato, dell’accademia, della politica e della società civile.

Tra gli oratori, oltre a rappresentati di associazioni di categoria e accademici, i parlamentari Patty L’abbate , Rossella Muroni e Leonardo Penna e, in rappresentanza del Ministero della Transizione Ecologica, la Sottosegretaria Ilaria Fontana .

I numeri della plastica che emergono dal rapporto

Al momento, la visione politica per questo comparto industriale è insufficiente e questo vuoto va colmato al più presto per dare un indirizzo chiaro agli attori del settore. Il grande ricorso agli imballaggi e la mancanza di proposte legislative nella filiera dell’usa e getta sono due esempi di come si rischi di non orientare l’industria italiana verso attività economiche compatibili con gli obiettivi climatici di lungo periodo.

Matteo Leonardi, Co-fondatore e Direttore Esecutivo Affari Domestici di ECCO Think tank, ha detto:

“Il supporto all’industria italiana deve orientarsi alla costruzione di un’economia circolare in linea con la decarbonizzazione. Servono soluzioni normative per la riduzione dell’utilizzo della plastica e l’incremento del riuso e del riciclo, norme precise sull’usa e getta ed una normativa sul deposito cauzionale che abbia già in mente gli obiettivi europei. È in quest’ottica che va vista la transizione verso l’utilizzo di nuove tecnologie, come le bioplastiche di origine vegetale, per le quali devono essere plastiche progressivamente i mercati delle origini fossile, prevalentemente di importazione, dannose per l’ambiente e il clima.”

Ilaria Fontana, Sottosegretaria di Stato al Ministero della Transizione Ecologica, ha detto:

“Oggi è sicuramente necessario un approccio integrale che premi il know-how italiano in questo settore, ma al tempo stesso impegni tutti nella riduzione nel consumo – al pari dell’impegno ad una riduzione complessiva del consumo anche delle altre frazioni merceologiche – per salvaguardare i nostri sfidanti obiettivi di decarbonizzazione e affronti l’abbandono e la dispersione di plastica sul suolo e nelle acque come aspetto patologico del sistema”

“È necessario andare oltre il concetto di riciclo dei rifiuti e attuare una economia che, mimando le dinamiche naturali, produca beni da matrici naturali (bioprodotti appunto) che, una volta utilizzati, possono diventare nel loro fine-vita fertilizzanti per il suolo”.

Le soluzioni indicano nel Rapporto si fondano su tre ‘obiettivi pilastro’ :

  1. Riduzione dei consumi di plastica;
  2. Incremento del tasso di riciclo e di riutilizzo;
  3. Impiego di bioplastiche.

Il rapporto elabora inoltre due scenari al 2050 (politiche correnti e best case) relativi al consumo di plastica in Italia e alle emissioni di CO2 associate a tali consumi. Nel primo scenario si ipotizza che il consumo di plastica aumenta del 5% ogni sei anni. Nello Scenario 2050 best case si assume invece che, grazie all’eliminazione dell’overpackaging e alla riduzione dei consumi di imballaggio monouso in plastica e dei consumi di plastica anche negli altri settori, si riesca a invertire il trend di crescita dei consumi, arrivando a 3,8 Mt nel 2050.

Per quanto riguarda le emissioni associate a tali consumi di plastica. Nello Scenario a politiche correnti si ipotizza che ancora più della metà della plastica immessa sul mercato italiano sia fossile e che la restante plastica sia da materiale riciclato o biobased . Considerando la vita fine, si ipotizza che il 70% dei rifiuti plastici post-consumo il riciclati; il resto dei rifiuti viene destinato alla termovalorizzazione o al compostaggio industriale. In tale scenario si ottiene una riduzione delle emissioni del 9% rispetto al 2020.

Nello Scenario 2050 best case si ipotizza invece che sul mercato italiano non venga più immessa plastica di origine fossile , ma solo prodotta da materiale riciclato e plastica biobased. Accogliendo le sollecitazioni verso l’annullamento del deposito in discarica e la riduzione delle emissioni di CO2 tramite incenerimento, si ipotizza che più del 90% dei rifiuti europei di plastica riciclati, grazie a importanti miglioramenti nella raccolta, nella selezione e nel riciclo della plastica. In questo scenario si raggiunge una riduzione delle emissioni del 98% rispetto al 2020.

Il rapporto completo è disponibile qui .

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