Ambientalisti: "un cambio di rotta sbagliato per il clima, il lavoro e la competitività industriale”
Le associazioni ambientaliste Clean Cities Campaign, Greenpeace Italia, Legambiente, Kyoto Club, Transport & Environment e WWF esprimono grande preoccupazione per l’annuncio del ministro dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, Pichetto Fratin, che ha dichiarato che l’Italia voterà contro il Regolamento europeo che prevede il bando alla produzione e vendita di auto e van con motori termici al 2035.
Le associazioni ricordano che il governo Meloni aveva già votato a favore del phase out delle auto endotermiche in due passaggi decisivi: lo scorso ottobre, proprio con il ministro Pichetto Fratin, nella fase finale del trilogo, l’Italia aveva espresso il suo appoggio a questo provvedimento. Appoggio confermato, lo scorso novembre, anche dal Comitato dei rappresentanti permanenti (COREPER). Il consenso politico costruito attorno al testo aveva visto inoltre l’Italia protagonista con la deroga prevista per i piccoli costruttori (l’emendamento cosiddetto “salva Motor Valley”), con la quale sono stati indeboliti gli obiettivi climatici garantendo costruttori come Ferrari e Lamborghini.
Le associazioni ambientaliste temono che la strategia del governo italiano possa saldarsi con quella di altri Paesi, a scapito degli obiettivi climatici che sono chiari e dovrebbero essere perseguiti con coerenza. Tuttavia, tornare indietro sugli impegni presi è negativo anche da un punto di vista industriale: gli Stati Uniti e la Cina, i maggiori competitor dell’UE, stanno accelerando la transizione verso l’elettrico del settore automotive con enormi investimenti. Smentire l’obiettivo del phase out al 2035 – la cui ratifica sembrava fin qui certa – determina una grave incertezza per gli investitori del settore, con ricadute negative sul mondo del lavoro e sui consumatori. L’Europa rischia di subire la delocalizzazione di gran parte della sua produzione e di perdere competitività sui mercati interni, che già sono stati messi in crisi dall’industria asiatica. Ciò comporterebbe un ulteriore indebolimento dell’industria nazionale italiana, che già si trova in una situazione di svantaggio sullo scacchiere globale.
“Chiediamo al ministro Pichetto Fratin e al governo italiano di fare gli interessi del clima e dell’Italia, che sono perfettamente compatibili e coincidenti”, dichiarano le associazioni. “Tutte le grandi aziende dell’automotive hanno strategie industriali ambiziose per privilegiare l’elettrico già dal 2030. L’Italia ha un asset industriale nella componentistica, che deve necessariamente seguire gli orientamenti dell’industria. Difendere una tecnologia vecchia e inefficiente come il motore endotermico, non solo in Europa ma anche a livello nazionale, con sussidi pubblici per l’acquisto di auto inquinanti, è un orientamento che rischia di avere ripercussioni estremamente negative per il nostro Paese”.
Le associazioni firmatarie dell’appello odierno, inoltre, sono in attesa dell’udienza del TAR del Lazio sul ricorso presentato nel 2022 contro gli incentivi statali per l’acquisto di nuove auto. L’udienza, fissata per il prossimo 21 giugno, è frutto di un’iniziativa elaborata contro i bonus elargiti anche per veicoli con emissioni fino a 135 grammi. Una misura che ha dimostrato tutta la sua inutilità, soprattutto considerando la possibilità di usare quei fondi per la riconversione produttiva e l’incentivo all’uso del trasporto pubblico.
Per gli ambientalisti l’Europa deve confermare la sua leadership nella competizione globale per la decarbonizzazione anche nel settore trasporti. L’Italia, in questo scenario, non deve giocare una partita di retroguardia: si rischiano impatti ambientali, sociali e industriali estremamente negativi. Le componenti più lungimiranti dell’industria nazionale e del mondo del lavoro chiedono investimenti, formazione e piani industriali credibili per condurre attivamente la transizione: non che l’Italia la rallenti o ne rimanga mera spettatrice.