Iter burocratici più veloci per gli impianti fotovoltaici, per favorire la transizione verso le energie rinnovabili in Italia. È questa la richiesta alle istituzioni avanzata da Federbeton, Federazione che riunisce i produttori di cemento e calcestruzzo, e Anepla, che rappresenta il settore dei produttori estrattori lapidei ed affini.
Una leva, quella del fotovoltaico, per cui le cave dismesse rappresentano un’opportunità immediata: destinare queste aree all’installazione di impianti fotovoltaici permetterebbe un’accelerazione delle strategie di decarbonizzazione dei settori cosiddetti “hard to abate” come quello del cemento. Con soli mille ettari di superficie dedicati al fotovoltaico, si ridurrebbe l’emissione di CO2 di circa mezzo milione di tonnellate.
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A oltre un anno di distanza dalla conversione in legge del cosiddetto DL Ucraina (Dl 21 marzo 2022, n.21) che ha introdotto un iter semplificato per installare impianti fotovoltaici, la burocrazia continua a essere un collo di bottiglia: delle 814 istanze protocollate relative alle sole iniziative fotovoltaiche, solo il 2,7% è stato concluso in via definitiva, l’1,7% è in fase conclusiva di predisposizione del provvedimento mentre il 76% è bloccato in fase di istruttoria tecnica per analisi di contenuti.
«La possibilità di installare impianti fotovoltaici nelle cave dismesse apre a importanti possibilità per la decarbonizzazione, soprattutto se si parla dei settori cosiddetti Hard to Abate. Usufruire di energia da fonti rinnovabili puntando su territori idonei all’installazione di impianti fotovoltaici, garantirebbe un risparmio potenziale in termini di emissioni di oltre il 5%. Ma non solo: le estensioni di cava in prossimità degli impianti di produzione, renderebbero autonomi gli stessi impianti dal punto di vista dell’approvvigionamento energetico. Oltre al vantaggio per la decarbonizzazione, si eviterebbero i rischi derivanti dall’instabilità dei costi energetici. La perdita di competitività dell’industria italiana va, infatti, scongiurata in tutti i modi, per garantire materiali affidabili alle nostre costruzioni» – commenta Nicola Zampella, Direttore Generale di Federbeton.
«Le cave sono un’attività industriale che, una volta dismessa, si presta alla produzione di energia rinnovabile. A conferma della vocazione delle aree estrattive alla riconversione alla produzione energetica, e dell’importante ruolo che potrebbero svolgere nel campo della decarbonizzazione, si è espresso lo stesso Legislatore nazionale che le ha individuate come “aree idonee” all’ insediamento di impianti fotovoltaici – aggiunge Francesco Castagna , Direttore di Anepla –. I dati evidenziano chiaramente come sia imprescindibile un forte intervento di riorganizzazione, a partire dalla fase istruttoria in sede di Valutazione d’Impatto Ambientale (VIA), affinché la fase burocratica non finisca, ancora una volta ed al di là delle buone intenzioni di partenza, a determinare un “collo di bottiglia” che penalizzi, invece che sostenere, le migliori e più lungimiranti iniziative imprenditoriali capaci di garantire i target italiani di energia rinnovabile da raggiungere entro il 2030».