
L’industria degli apparecchi per il riscaldamento domestico a biomassa, rappresentata da diverse associazioni europee del comparto, punta i riflettori sulla recente proposta di unificare le etichette energetiche per le pompe di calore aria-aria (AAHP) e per i generatori di calore d’ambiente locale (LSH), ovvero stufe, inserti a camino e cucine a legna. Una misura che danneggerebbe in modo arbitrario la competitività di migliaia di piccole e medie imprese, mettendo a rischio un settore che rappresenta una soluzione di riscaldamento essenziale per milioni di famiglie europee, in particolare nelle zone rurali o in contesti dove altre tecnologie non sono praticabili.
In una lettera indirizzata alla presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen, ai vicepresidenti esecutivi e ai commissari competenti, le associazioni firmatarie – tra cui AIEL – Associazione Italiana Energie Agroforestali e Bioenergy Europe – sottolineano il contributo strategico degli apparecchi a biomassa per la transizione ecologica e la sicurezza energetica. L’etichettatura energetica, strumento importante per orientare le scelte dei consumatori verso i prodotti più efficienti, deve tenere conto delle differenze tra le diverse tecnologie e non creare confusione, pena un’imposizione di requisiti sproporzionati che potrebbe costringere alla chiusura fino al 75% dei produttori europei di apparecchi locali, per la maggior parte PMI.
«Quest’industria è orgogliosamente europea – affermano i firmatari –. Su oltre 50 milioni di apparecchi domestici installati, il 95% è prodotto nel continente. Il settore genera oltre 200.000 posti di lavoro, in gran parte nelle aree interne e rurali, e fornisce ai cittadini una fonte di calore economicamente accessibile e rinnovabile. Pur sostenendo fermamente l’armonizzazione e la semplificazione, queste devono essere realizzate in modo da fornire ai consumatori informazioni chiare e la possibilità di fare una scelta consapevole. L’attuale proposta, basata su metodologie di calcolo dell’efficienza differenti, non soddisfa questa esigenza. Il confronto tra due prodotti differenti potrebbe provocare gravi squilibri di mercato e perdita di competitività». Per tale ragione, l’industria chiede di rinunciare all’unificazione delle etichette per pompe di calore aria-aria e generatori a biomassa, optando per un sistema più equo e trasparente, a vantaggio di consumatori e operatori.
La proposta della Commissione Europea arriva in un periodo in cui l’Unione deve dimostrare di essere davvero vicina alle persone, come auspicato dalla Presidente von der Leyen durante il suo discorso al Parlamento nel novembre 2024. Mentre in Europa oltre 41 milioni di cittadini faticano a riscaldare adeguatamente le proprie abitazioni, e le famiglie a basso reddito spendono l’8,3% del loro reddito in bollette, è fondamentale garantire soluzioni disponibili e differenziate, in linea con le ambizioni del Green Deal ma anche con la realtà socioeconomica di molte comunità.
Per AIEL, la questione è cruciale. «Come associazione che rappresenta le imprese del riscaldamento a biomassa in Italia, conosciamo il valore industriale e occupazionale di questo settore, oltre al suo potenziale nell’offrire un calore affidabile e sostenibile – commenta Domenico Brugnoni, Presidente di AIEL –. Un approccio alla regolamentazione che uniformi tecnologie differenti senza valutarne correttamente le caratteristiche rischia di penalizzare ingiustamente uno dei pilastri della transizione energetica e di mettere in difficoltà le piccole e medie imprese che producono apparecchi indispensabili per una parte considerevole della popolazione».
La transizione climatica e il percorso verso un’Europa a zero emissioni non possono prescindere dalla salvaguardia di filiere ad alta intensità di lavoro e di innovazione come quella legno-energia. Gli operatori chiedono alla Commissione di riconsiderare la decisione, garantendo un’etichettatura energetica coerente con i reali parametri di efficienza e con le diverse tipologie di generatori. L’obiettivo è mantenere viva la vocazione industriale di questo settore, che – come ricorda la lettera – sostiene 11.000 PMI e coinvolge 550.000 lavoratori solo nell’ambito della bioenergia, cifra destinata a crescere con l’impulso alle fonti rinnovabili.
In un quadro di incertezza geopolitica, di crescente competizione economica e di emergenza climatica sempre più evidente, la diversificazione delle tecnologie rinnovabili si conferma essenziale per la sicurezza energetica dell’Unione. L’etichettatura energetica non va intesa come ostacolo, bensì come opportunità per orientare correttamente il mercato verso la qualità e l’innovazione. Il settore dei generatori domestici a biomassa lo sa bene e invita Bruxelles a una riflessione più ampia, che tenga conto delle esigenze dei consumatori e della competitività europea in un momento in cui l’energia è al centro delle politiche industriali di ogni Stato membro.
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